Come cambia il Tottenham con Mourinho

Premier League

Federico Aquè

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Per la prima volta dopo 17 anni José Mourinho ha accettato di subentrare a stagione in corso. Prevedere come interverrà sul gioco è complicato, anche se comunque gli "Spurs" non sono più la squadra aggressiva e brillante nel possesso che aveva costruito Pochettino. In rosa c'è però abbastanza talento da modellare secondo le sue idee

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Così, dopo oltre 5 anni e 293 partite è finito il ciclo di Mauricio Pochettino al Tottenham. Da molti mesi ormai il livello delle prestazioni era crollato (il Tottenham non vince una partita in trasferta in campionato da gennaio) e solo l’incredibile traguardo della finale di Champions League 2019, persa contro il Liverpool, aveva mantenuto i problemi sotto la superficie nell’ultima parte della scorsa stagione. Quella finale, il punto più alto raggiunto dal Tottenham di Pochettino, ha finito per essere il colpo di coda del ciclo del tecnico argentino: oggi gli “Spurs” sono 14.esimi in Premier League, hanno vinto solo tre volte in 12 giornate e hanno subito sconfitte tremende come il 7-2 in Champions contro il Bayern Monaco e l’eliminazione dalla Coppa di Lega contro il Colchester, un club di quarta divisione.

 

Per sostituire Pochettino è stato scelto a sorpresa José Mourinho, che non subentrava a stagione in corso dal gennaio del 2002, quando sostituì Octávio Machado al Porto, l’inizio di quell’ascesa che lo ha portato a diventare uno degli allenatori più influenti degli ultimi decenni. Diciassette anni fa Mourinho era un allenatore emergente che si stava aprendo la strada per il successo, oggi è un allenatore in declino con alle spalle due esperienze in Premier League finite male al Chelsea e al Manchester United, e per la prima volta da inizio carriera dovrà adattarsi a una squadra che non ha costruito in prima persona.

Prevedere i suoi interventi è, per questo, ancora più complicato. Nei suoi momenti migliori il Tottenham di Pochettino era iperaggressivo e palleggiava con grande qualità, con principi di gioco piuttosto lontani dalle versioni difensiviste e conservatrici delle ultime squadre di Mourinho.

 

Nella parte finale del ciclo di Pochettino, però, il Tottenham aveva perso i suoi tratti identitari più forti e tendeva sempre più a difendersi aspettando, attaccando poi con lanci lunghi. Una trasformazione che potrebbe rendere più morbido il passaggio a un gioco più rigido e meno intenso come quello dell’ultimo Mourinho, che comunque ha garantito di aver passato il tempo lontano dalla panchina (poco meno di un anno) ad aggiornarsi, sviluppando una “nuova filosofia”.

 

Il portoghese è solito costruire le sue squadre attorno a un blocco di giocatori dal rendimento sicuro, inscalfibili nella fiducia nelle sue idee. Alla base delle sue opere migliori c’è sempre stata una coppia granitica di difensori centrali (Terry-Carvalho, Lúcio-Samuel, Pepe-Sergio Ramos): nel Tottenham solo Alderweireld e Vertonghen possono avvicinare l’intesa quasi telepatica che Mourinho richiede ai suoi difensori. Con i suoi lanci, Alderweireld potrebbe inoltre essere il giocatore più importante a inizio azione, soprattutto se Mourinho renderà più semplice il possesso.

 

Vertonghen però non offre garanzie a livello fisico (di recente è rimasto fuori per un infortunio), e i suoi problemi potrebbero spingere l’allenatore portoghese a trovare alternative: Davinson Sánchez ha un fisico portentoso ma è spesso poco concentrato e incline all’errore - e Mourinho non li perdona facilmente - mentre Foyth finora ha giocato pochissimo e non ha l’esperienza che l’allenatore portoghese pretende dai suoi difensori.

 

Un’altra opzione possibile è il ritorno in difesa di Eric Dier, soluzione scelta da Pochettino nelle sue ultime due partite, contro la Stella Rossa e lo Sheffield, ma anche Dier tende a infortunarsi facilmente.

 

Ancora più problematica sembra la scelta dei terzini. Aurier e Rose sono stati i più utilizzati da Pochettino, ma se Mourinho vorrà tenere la linea difensiva più bloccata, per non concedere spazi di fianco ai centrali e avere maggiore equilibrio sulle ripartenze avversarie, dovranno dosare con prudenza le avanzate per partecipare all’azione, cioè le situazioni in cui esprimono le loro migliori qualità.

 

Più avanti, il mix di qualità nella rosa del Tottenham dal centrocampo in su permette a Mourinho di muoversi tra diversi modi di attaccare, con azioni rapide e verticali, soprattutto in ripartenza, o controllando di più il possesso. Sicuramente gli “Spurs” non domineranno fisicamente le partite come il suo Manchester United, costruito quasi esclusivamente con giocatori grandi e grossi, e forse ci sono troppi trequartisti “associativi” (Eriksen, Lamela e Lo Celso), ma Mourinho ha comunque il materiale per costruire gli attacchi veloci tipici delle sue squadre.

 

Moussa Sissoko e Ndombele offrono fisicità e protezione alla difesa, ed entrambi sanno aprire gli schieramenti avversari palla al piede. Dier ha fisico e letture per coprire gli spazi centrali se schierato davanti alla difesa, Winks può invece aiutare a gestire in modo più ragionato il possesso.

 

Son è forse l’attaccante che può rappresentare meglio le idee offensive di Mourinho: per come sa ripiegare a dare solidità allo schieramento senza perdere lucidità nell’area avversaria, per come è in grado di crearsi occasioni anche partendo molto lontano dalla porta, e ha lo spunto per velocizzare le azioni e muoversi in profondità alle spalle di Kane. Anche Lucas Moura è una freccia che può diventare imprendibile in spazi ampi e la sensibilità per i movimenti senza palla di Alli si completa bene con il gioco di Kane.

 

Il punto, però, è che nessuna delle stelle del Tottenham sta avendo picchi di rendimento e forse la sfida più grande per Mourinho sarà proprio quella di riuscire a riportarli ai loro livelli. Soprattutto per qualità e varietà del talento offensivo, la rosa degli “Spurs” resta tra le più forti d’Europa, un’opinione condivisa anche da Mourinho, che a inizio stagione la metteva di fianco a quelle del Liverpool e Manchester City come possibile pretendente al titolo in Premier League.

 

In quel momento il portoghese era un opinionista televisivo, ora tocca a lui intervenire per avvicinare il Tottenham ai livelli che aveva immaginato in estate.