'The Sound of Football', il nuovo episodio da non perdere del 'Di Canio Premier Special'

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La puntata festiva del "Di Canio Premier Special" racconta il rapporto tra calcio e musica: due grandi passioni legate tra loro da oltre un secolo. Dalla lirica al rock, dai Beatles a Noel Gallagher, dai pezzi unici ai tormentoni. Appuntamento oggi, mercoledì 25 dicembre, dalle 14.00 su Sky e in streaming su NOW. Disponibile anche on demand

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Un gioco ad incastro, un gioco di unioni, anche molto salde: è quello tra calcio e musica, tra musica e calcio, che dura da oltre un secolo e rappresenta il tema della puntata di Natale del Di Canio Premier Special, con il titolo “The Sound of Football”. Il suono, del resto, ha accompagnato il calcio davvero fin dagli inizi: nonostante le ambizioni aristocratiche dei fondatori, la pratica calcistica è sempre stata molto rumorosa, molto vocale, dalle urla dei giocatori al sostegno del pubblico, ed era allora naturale che uno dei cinque sensi venisse stimolato su più fronti. La novità che il calcio stesso rappresentava come pratica sportiva portò presto alla  curiosità del mondo degli artisti: risale al 1886 la prima segnalazione concreta, di cui Di Canio parla nello Special, di un’artista, una cantante lirica, che segnalò la propria predilezione per una squadra, e nel corso dei decenni ogni volta che c’è stato un avvicinamento a livello personale l’attenzione è cresciuta, un po’ perché il calcio prendeva sempre più piede un po’ perché gli inglesi, a dispetto della presunta austerità, sono sempre stati molto interessati alle vicende dei vip, delle celebrità, come dimostrano le pagine e pagine che i quotidiani popolari dedicano a questi personaggi. 

Wonderwall, esempio del legame fra calcio e musica

Lo spogliatoio del Manchester City campione che canta Wonderwall in presenza di Noel Gallagher, autore del brano, è forse il culmine di questo legame antico tra calcio e musica, in un ribaltamento dei termini tradizionali: è vero che un tempo si notava più un artista che andava allo stadio che un calciatore che assisteva ad un concerto, ma ora i due mondi paiono quasi intercambiabili a livello di notorietà, affetto reciproco e status di privilegio, un tempo disponibili solo per chi apparteneva al mondo dello spettacolo. E quando alcuni atleti, sull’onda di una popolarità inusuale, sono stati chiamati a trasformarsi in cantanti, c’è stato più appoggio che risentimento: difficile del resto che un Kevin Keegan o un Paul Gascoigne, autori di due brani rimasti storici per vendite e risonanza, potessero realmente rappresentare un pericolo per artisti affermati, e la stessa cosa si può dire delle tradizionali uscite, in dischi a 45 se non 33 giri, delle canzoni celebrative prima di una finale di coppa o di un’edizione dei Mondiali, eseguite in coro da tutta la rosa della squadra così che le inevitabili stonature venissero mascherate dall’insieme, e da aiutini in fase di montaggio. 

Musica e stadio

La musica è diventata molto presto elemento importante della giornata allo stadio: per alcuni decenni sotto forma di banda o di gruppetto che si esibiva in campo per intrattenere gli spettatori e - elemento da non sottovalutare - impedire che la tensione, generata da spalti spesso gremiti un paio di ore prima del calcio d’inizio, degenerasse, e in occasioni come la finale di FA Cup si creava un cerimoniale vero e proprio, con tanto di scaletta (playlist, per farci capire da tutti) e foglietto con i testi pubblicato in mattinata da uno o più quotidiani, in modo che il pubblico potesse accompagnare con il canto. Occasione solenne, coronata in genere, a Wembley, da Abide with me, tuttora eseguito prima della finale di coppa, anche se accompagnato vocalmente da un numero sempre inferiore di spettatori, anno dopo anno ignari del significato e dell’importanza di quell’inno, tanto maestoso quanto triste. Quando poi il pubblico ha cominciato a farsi più giovane e più indipendente, guidato anche nel dopoguerra dal sorgere di movimenti giovanili che hanno avuto influenza anche negli stadi, si è passati rapidamente dai brani ‘imposti’ ai brani spontanei, eseguiti durante il gioco e non più come passatempo prepartita, e successivamente alla loro rielaborazione nei testi, per inserire riferimenti diretti a giocatori e squadre. Con l’intento di sostenere ma anche di offendere o fare ironia: ‘you must have come in a taxi’ sulle note di Guantanamera è un esempio leggero, ma se ne potrebbero fare a centinaia. Tormentoni come Seven Nation Army, Freed from desire e altri sono ormai parte acquisita dell’esperienza calcistica, e contribuiscono a creare una base comune facilmente riconoscibile, anche se va sempre premiata l’originalità di chi crea motivi dal nulla o chi riscrive interi brani utilizzando termini coerenti con quel giocatore o quell’occasione. Calcio e musica, musica e calcio. 

"Di Canio Premier Special - The Sound of Football", la programmazione su Sky e in streaming su NOW

Giovedì 25 dicembre

  • ore 14.00, 18.30 e 23.00: su Sky Sport 24
  • ore 22.00: su Sky Sport Calcio