La folle corsa sotto la Curva dell’Atalanta, “er tiro de Screcca”, lo strettissimo rapporto con campioni come Totti, Baggio e “Peppe” Guardiola. Una collezione di aforismi per fare gli auguri di buon compleanno a un allenatore che è impossibile non amare
Spontaneo, genuino, a tratti irresistibile con le sue uscite in dialetto e quel modo di fare da persona schietta a cui è impossibile non volere bene. Senza dimenticare le imprese firmate in panchina, da fine conoscitore del calcio. “Sor Carletto” Mazzone compie 80 anni: gli facciamo gli auguri così, con una collezione delle sue citazioni migliori
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«Se famo 3 vengo sotto ‘a Curva». 30 settembre 2001, Brescia-Atalanta. Partita sentitissima, specie dalle due tifoserie. Dopo il vantaggio di Baggio, i nerazzurri ribaltano il risultato fino al 3-1 e dalla Curva bergamasca piovono cori offensivi nei confronti di Mazzone. Ancora Baggio accorcia le distanze, ed è in quel momento che Carletto se ne esce con la sua promessa. Al 92° Baggio su punizione trova il pari e Mazzone scatta. Una corsa epica, con il pugno chiuso, e i collaboratori che cercano invano di arginarlo
Presosi la sua rivincita, Mazzone torna in sé e rivolgendosi a Collina fa: “Buttame fori, me lo merito”. Più tardi, negli spogliatoi, scaricherà la “colpa” su Baggio: “A Robbè, ma proprio oggi dove fa’ sti 3 gol…”
«Per sdrammatizzare dico sempre che io ho un fratello gemello che arriva a mezzogiorno della domenica e prende il posto mio. Me dice: “Tu giovanotto hai fatto quello che dovevi fare in settimana, adesso in panchina ci vado io perché io ho un’altra carica”. Io gli lascio il posto, ma lui ogni tanto me fa casini»
«Un giorno mi chiamò il presidente Sensi. “Carlo, mi consigliano di prendere Litmanen, che faccio?”. Gli risposi: “Perché buttare i soldi, abbiamo il ragazzino”». Il “ragazzino” era Francesco Totti, all’epoca nemmeno ventenne
Per Totti, Mazzone è stato una figura paterna. Doveva ancora compiere 18 anni quando, alla vigilia di una partita di Coppa Italia, si ritrovò in sala stampa circondato dai giornalisti. “In quel momento entrò Mazzone – ricorda Totti – e disse e voce alta: ‘’A regazzì, vatte a fà la doccia, che cò loro ce parlo io’"
«Un giorno dell’estate 2000 apro il giornale e leggo che la Reggina sta trattando Baggio. Saltai in macchina, andai nell’ufficio del presidente Corioni e gli proposi: “Perché non portiamo Baggio a Brescia?”. Roberto era senza squadra e si allenava a Caldogno, con il suo preparatore personale. Faceva l’uno contro uno a centrocampo e vinceva sempre Roberto, naturalmente. Mi raccontò: “Dribblo il mio preparatore e davanti ho il deserto”»
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«Gestire Roberto Baggio è stato una passeggiata. Era un amico che mi faceva vincere la domenica»
«Con Baggio c’era un patto. Non mi piaceva che quando si andava in trasferta i tifosi invadevano l’albergo e lui non aveva un attimo di respiro. Un giorno gli dissi: “Quando sei stanco di firmare autografi, ti tocchi la testa e io intervengo”. Ma lui non si toccava mai la testa e allora sbottai: “Aho, ma non ce l’hai una testa?”»
E quando gli chiesero se gli sarebbe piaciuto allenare Totti e Baggio insieme… “Forse mi sarebbero caduti meno capelli…”
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A Brescia allenò anche “Peppe” (così lo chiamava lui) Guardiola. Giocatore a fine carriera, ma “un ragazzo di una serietà pazzesca, a volte troppa”. Così Mazzone si divertiva un po’ a stuzzicarlo: «Vedevo che non parlava mai e allora gli faccio: “Ahò, ma te vuoi stare zitto?”. E lui: “Ma come, non ho detto niente!”. E io: “Appunto, ti prendo in giro. Non mi dici niente? Non hai osservazioni da fare?”. Ma lui mi diceva che era così, non contestava. Apprendeva e basta»
«Ho lavorato con Carlo Vittori, l'allenatore di Mennea. Era il preparatore dell'Ascoli negli anni Sessanta: si facevano cose che nel calcio avrei rivisto trent'anni dopo»
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«Se quer tiro de Screcca…». Una palla fuori piuttosto che dentro, un gol segnato o fallito per un centimetro o per un centesimo. Quante volte capita, nel calcio, che un piccolo evento possa modificare tutto il resto, a cascata. Quelli bravi parlano di “sliding doors”, Mazzone invece inizia così il suo ragionamento per ipotesi, reso celebre da “Mai dire Gol”. Per la cronaca: “Screcca” era Michael Kreek, olandese che in Italia vestì le maglie di Padova e Perugia (tra il 1994 e il 1997) prima di tornare nel 2016 nelle vesti di vice di De Boer all’Inter
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Sempre dalle indimenticabili interviste impossibili di “Mai dire Gol”, il neologismo di Mazzone meritava forse di essere preso in considerazione dall’Accademia della Crusca: “Noi allenatori non dobbiamo sempre frustigare i nostri giocatori…”
«La tecnica è il pane dei ricchi, la tattica è il pane dei poveri». Per dire come Carletto, in carriera, si sia arrangiato spesso con le idee
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Eppure, ha sempre dovuto schivare l’etichetta di difensivista. E a chi lo accostava al Trap, ecco come rispondeva. «Dicevano “Mazzone è il Trapattoni dei poveri”. Rispondevo: “Amici miei, Trapattoni è il Mazzone dei ricchi”»
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«È stata una partita a pin ponne». Certo, le sue squadre non davano sempre spettacolo. Ma una volta ai microfoni lui non aveva problemi ad ammetterlo
«Difensore scivoloso, difensore pericoloso». Il proverbio nasce nella stagione 1992-1993, quando il Cagliari di Mazzone va a San Siro e resiste per quasi un’ora agli assalti del fortissimo Milan di Capello, imbattuto da 49 gare. Finché Bisoli in scivolata non stende Donadoni in area: rigore e 1-0 decisivo di Papin
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«Dicono che gli errori degli arbitri cor tempo se compensano. Allora dico: fate presto perché io sto quasi per anda’ in pensione e sto sempre in rosso»