
Dal “sarto” Zaccheroni al Tabarez “cantante di Sanremo”. Fino allo scudetto perso “per colpa di Ancelotti” e al verbo “Attaccareee!” imposto a Inzaghi. Al Milan per tutti gli uomini del Presidente c’è sempre stata una battuta pronta da parte di quello che si è sempre reputato... l'unico "vero" allenatore rossonero

Trentun anni di presidenza, 15 allenatori. Anzi, 16: perché all’appello non può certo mancare il principale allenatore del Milan degli ultimi decenni, Silvio Berlusconi. Con tutti i suoi “mister” ha avuto rapporti più o meno distesi, a tutti ha sempre riservato una battuta delle sue. Giusto per ribadire chi è che comandava (e allenava) in casa Milan -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
Nils LIEDHOLM (dal 1984 al 1987). Berlusconi se lo ritrovò in casa dopo aver acquistato il Milan: forse anche per il fatto di non averlo scelto personalmente, il suo rapporto con lo svedese non fu certo idilliaco. Liedholm con il Milan non vinse nulla (ma i grandi acquisti dovevano ancora arrivare), ma si tolse la soddisfazione di tenere testa al presidente dal punto di vista dialettico e della battuta tagliente. Con i successivi allenatori non sarà così… -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
“Berlusconi? Sì, è molto bravo, capisce di calcio. Lui è stato allenatore dell’Edilnord”, rispose infatti Liedholm tirando in ballo il passato di Silvio, che nella prima metà degli Anni Sessanta si dilettava ad allenare la Torrescalla-Edilnord, squadra di un collegio dell’Opus Dei a cui lui aveva messo lo sponsor (Edilnord) e in cui giocava da attaccante suo fratello Paolo -
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Arrigo SACCHI (dal 1987 al 1991 e nel 1996-1997). Il “profeta di Fusignano” è il primo allenatore che Berlusconi sceglie, vuole fortemente (dopo aver apprezzato il gioco propositivo del suo Parma, proprio a San Siro contro il Milan) e difende davanti allo spogliatoio quando, inizialmente, la squadra pare ribellarsi ai metodi troppo innovativi del nuovo guru del calcio italiano. La storia darà ragione a entrambi -
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"Ma... Borghi?". Con Sacchi, Berlusconi è stranamente morbido: forse perché ancora agli inizi della sua avventura da presidente, ma più che imporre scelte prova a suggerire. Come quando, innamorato del talento argentino, chiede a Sacchi di trovargli un posto nel suo Milan. Arrigo risponde "Mi dia Rijkaard" e vince tutto -
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Fabio CAPELLO (dal 1991 al 1996 e nella stagione 1997-1998). Quattro scudetti, una Champions, Supercoppa europea e 3 Supercoppe italiane. Capello prosegue sulla strada di Sacchi, aggiungendo un po’ di sano pragmatismo, e continua a riempire la bacheca rossonera di Berlusconi. Anche con lui, stima e fiducia reciproca -
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"Voglio Savicevic sempre in campo". E' uno dei pochi temi su cui i due dibattono (come dirà Capello "Provava a farmi la formazione, ma poi decidevo io"). Per Berlusconi, il "Genio" deve giocare sempre, secondo Capello invece è troppo indolente, e risponde a tono: “Bisogna correre in 11, presidente” -
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Oscar Washington TABAREZ (stagione 1996-1997). Il tempo di perdere una Supercoppa (contro la Fiorentina) e poco più. Per l’uruguaiano arriva presto l’esonero, dato che Berlusconi è abbastanza allergico agli insuccessi e non sopporta l’idea di dover attendere troppo per ricostruire un Milan giunto al termine di un grande ciclo -
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“Tabarez? Sembra un cantante di Sanremo”. Il modo in cui l’allenatore fu accolto da Berlusconi, poi, non lasciava pensare di certo a un rapporto di grande stima. Nonostante Silvio sia sempre stato un grande amante della musica tradizionale italiana -
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Alberto ZACCHERONI (1998-2001). Uno scudetto incredibile, vinto in rimonta sulla Lazio con un finale di stagione pazzesco. Ma anche la difesa a 3 che Berlusconi non tollerava, quel Boban “imposto”, i continui suggerimenti tattici. Ancora oggi Berlusconi, quello scudetto, lo ritiene in gran parte merito dei suoi “aggiustamenti” -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
“Il sarto distratto può rovinare una buona stoffa” è la battuta che per sempre accompagnerà “Zac”. Al quale Berlusconi era convinto di aver fornito materiale di prima qualità, che doveva solo essere valorizzato nel modo giusto. In realtà, guardando la rosa con cui Zaccheroni trionfò, si può parlare di un mezzo miracolo -
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Cesare MALDINI (2001). È l’allenatore dello storico 6-0 nel derby, chiamato in corsa a sostituire l’esonerato Zaccheroni, affiancando Tassotti. Una bandiera per il popolo rossonero -
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Una leggenda che Berlusconi omaggerà anche al momento della scomparsa di Cesarone. “Io il ricordo di Cesare ce l’ho da semplice tifoso. Con quel Milan che nel ’63 vinse per la prima volta la Coppa dei Campioni. Credo che sia un ricordo, un’immagine che ogni tifoso del Milan ha dentro la sua memoria, perché è stata una cosa grande. Poi da lì abbiamo imparato e ne abbiamo conquistate altre, ma è stato lui il primo” -
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Fatih TERIM (2001). L’Imperatore. Basta il soprannome a far capire che la convivenza tra i due non può essere semplice. L’allenatore turco schiera la squadra come piace a Silvio, con Rui Costa trequartista, e vince anche un bel derby. Poi però i risultati iniziano a scarseggiare e deve abbandonare il trono -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
“Terim, mi dia sempre quel Milan”. Eppure l’avventura era iniziata bene, con Berlusconi che dopo una bella vittoria sull’Ajax vede la squadra come la vorrebbe lui e si raccomanda con l’allenatore. “La missione del signor Terim è semplice: giocare così”, spiegò poi ai giornalisti esaltando il tridente composto da Rui Costa, Shevchenko e Inzaghi. Non basterà… -
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Carlo ANCELOTTI (2001-2009). Con lui il Milan apre un nuovo ciclo, nuovi trofei tornano a riempire la bacheca di Berlusconi. Che però gli rimprovera uno scudetto… -
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“Abbiamo perso lo scudetto per colpa sua”. Senza tanti giri di parole, al termine della stagione 2008-2009 (scudetto vinto dall’Inter) Berlusconi a Sharm el Sheik, davanti ad un gruppetto di turisti italiani, si lascia andare ad un lungo sfogo contro l'allenatore rossonero. Inevitabile il divorzio -
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LEONARDO (2009-2010). Bello, giovane, bravo, colto e intelligente. Leo ha davvero tutte le qualità per essere l’allenatore perfetto per il Milan. O forse sono fin troppe? -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
“Leonardo? È testardo e fa giocare male il Milan”. Tra le caratteristiche del brasiliano c’è però anche quella di voler fare troppo di testa sua, per i gusti del presidente. Oltre alla risposta pungente, come quando – da allenatore dell’Inter - darà del Narciso a Berlusconi -
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Massimiliano ALLEGRI (2010-2014). Scudetto e Supercoppa, ma tatticamente c’è sempre qualcosa che non va, secondo Silvio. Beh, non solo qualcosa… -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
“No el capisse un casso”. Con una battuta in dialetto veneto (durante un evento elettorale dalle parti di Padova), Berlusconi attacca Allegri nel febbraio 2013. Praticamente una stroncatura -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
Clarence SEEDORF (2014). Iniziano gli esperimenti: Berlusconi si trasforma in talent-scout e si mette in testa di affidare il Milan a un profilo giovane e proveniente dalla scuola rossonera. Il primo è l’olandese richiamato di fretta dal Brasile, dove ancora giocava. Anche per lui finirà con l’esonero -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
“A Cesano ho incontrato tante persone che potrebbero tenere in mano lo spogliatoio del Milan”. Dall'Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, al primo giorno di servizi sociali, Berlusconi lancia la stoccata. Aggiungendo che nella casa di riposo ha parlato tanto di Milan con i pazienti, incontrandone molti “che si farebbero voler bene dai giocatori”. Non come Seedorf… -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
Filippo INZAGHI (2014-2015). Dopo i successi con la Primavera, un campionato tra i grandi chiuso al decimo posto. Resterà nel cuore di Berlusconi… ma come giocatore -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
“Cosa grida l'allenatore ai giocatori? Attacccareeee!”. Lo show di Milanello, in cui davanti a tutta la squadra che sorride imbarazzata Berlusconi dà lezioni di leadership al mite Inzaghi, racconta bene il loro rapporto -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
Sinisa MIHAJLOVIC (2015-2016). Un altro dal temperamento forte con cui non sembra possibile convivere. E infatti… Arriva quasi a concludere il campionato, ma 5 partite senza vittoria gli costano la panchina nel finale -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
“Mai visto giocare il Milan così male”, dirà Berlusconi dopo averlo esonerato. Probabilmente ancora scottato da battutine dell’allenatore del genere “Berlusconi parla di calcio col mio permesso” -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
Christian BROCCHI (2016). Un finale di stagione per cercare di conquistarsi la fiducia: due vittorie, due pareggi, due sconfitte. E una finale di Coppa Italia persa. Non bastano… -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
"Non so se resta". Quattro parole per smontare il sogno di un allenatore che avrebbe desiderato un'intera stagione sulla panchina del Milan e che invece si trova costretto a vincere per essere confermato. In realtà l'impressione che si ha è che Berlusconi, quando pronuncia quelle parole, sappia benissimo come andrà a finire - -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
Vincenzo MONTELLA (2016-2017). Si scommette sull’Aeroplanino e il Milan sembra decollare. Poi la crisi e la ripresa, con la vittoria della Supecoppa che rappresenta l’ultimo trofeo dell’era Berlusconi (il numero 29). In tutto ciò, il presidente rossonero dimostra di non amarlo mai profondamente -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
“Montella? È bravo, ma abbiamo idee diverse”. Ed eccoci di nuovo sulla tattica: “Abbiamo alcune idee diverse sullo schema tattico: sono convinto che il modulo che ci ha portato a vincere per quasi trent'anni prevede le due punte e una mezz'ala dietro. Le due ali di ruolo, dotate di buon tiro, devono essere più centrali” -
Closing Milan, Berlusconi: "Lascio con dolore"
Alla fine, con un presidente così competente, è impossibile non scontrarsi. E non avere il sospetto che in tante occasioni ci sia stato davvero il suo zampino nei successi del Milan. O almeno nel suo “bel giuoco” -
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