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Marani: Totti il migliore calciatore italiano degli ultimi 20 anni

Serie A

Matteo Marani

Di certo, non sarà più lo stesso calcio. Francesco Totti esce dal campo dopo 25 anni di una carriera unica, magnifica, scandita da gol e giocate meravigliose. Ma proprio ora in cui la cronaca cede il passo alla storia, è doveroso collocare Francesco Totti fra i grandi del calcio italiano. Facendolo senza più le passioni nel mezzo, quelle che hanno sempre diviso sul suo nome, ma con il solo giudizio del tempo

#SkyGrazieTotti: LO SPECIALE

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Il migliore italiano degli ultimi vent'anni

Ecco: dove va posto Totti? Per me al primo posto, migliore calciatore italiano degli ultimi vent’anni, inferiore in tutto il Dopoguerra solamente a Valentino Mazzola. Prima di esporre le ragioni, anticipo le inevitabili critiche, quelle che ogni volta accompagnano il dibattito sul valore del Re giallorosso. Ma come fai a mettere sul gradino più alto un giocatore che non ha vinto nulla a livello internazionale? Uno con un solo scudetto e un paio di Coppe nazionali. Uno che, se fosse andato nel 2005 al Real Madrid, tutto quello lo avrebbe conquistato, va da sé. E come fai a considerare il più grande uno che non ha vinto il Pallone d’oro e nemmeno una Champions? Uno che ha conquistato sì un Mondiale, ma nemmeno da protagonista, perché quello del 2006 resta la Coppa del Mondo di Buffon e Cannavaro, di Grosso e Materazzi. E pazienza se qualche tifoso di Totti, per eccesso opposto, sostiene che il rigore con l’Australia resti la pietra miliare di quel Mondiale.

Un'intera enciclopedia del gol

Eppure Totti resta per me il migliore di tutti. Perché l’ho visto, mi sono emozionato, dalla prima volta in un’amichevole con l’Under 18 italiana a Latina. Segnare 250 gol in Serie A è qualcosa di incredibile, di impensabile, non a caso solo Piola – in un altro calcio, in un altro tempo – è riuscito a fare meglio. Fra Totti e Baggio, unico paragone nel recente passato, corrono 50 reti. Che sono tante, tantissime. Ma corrono soprattutto le condizioni, nel senso che per buona parte della sua carriera, Francesco ha giocato in una Roma non sempre competitiva. I numeri qualcosa dicono, ad esempio che Totti è andato in doppia cifra per 13 stagioni sulle 25 disputate. Una continuità eccezionale. Con la maglia della sua vita e del suo amore (diviso solo con Ilary), fra coppe e Serie A, ha chiuso a 307 reti, un’intera enciclopedia del gol.

Essere centravanti nascendo trequartista

Ma ciò che resta unico in Totti è stata la sua capacità di essere centravanti nascendo trequartista. Non si era mai visto prima di lui un “10” fisicamente così forte, un fantasista con stazza da bomber. Come del resto non si era mai visto un centravanti con quei piedi, un attaccante dal tocco fatato per confezionare pallonetti, cucchiai, colpi perfetti. In questo Totti è stato irripetibile e per questo lo scelgo. Baggio è stato una magnifica seconda punta, un 9 e mezzo ricco di classe e di gol. Ma meno universale, meno potente di Francesco. Quanto a Gianni Rivera, il più vicino per grandezza a Totti, Pallone d’oro italico come Baggio, ha illuminato il nostro movimento, vent’anni di dominio in Italia e in Europa. Ma era l’uomo che faceva girare la squadra, meno decisivo in proprio rispetto a Francesco, tanto da segnare la metà dei suoi gol. Poi ci sarebbe Gigi Riva, un mito assoluto, ancora oggi capocannoniere azzurro. Purtroppo non superò gli infortuni che invece ha superato Totti, evidentemente meno indolente di una certa vulgata che lo accompagna. Quanto a Del Piero, Mazzola e un’altra serie di grandissimi calciatori, il confronto non vale: Totti è stato superiore a tutti.

Un Picasso tenuto in salotto

Totti ha avuto solo un unico, grande freno. La sua comfort zone. Ha deciso di viverci dentro, di passare dal Torrino a Trigoria senza farsi trascinare in altre sfide. E’ stata una scelta, pagata professionalmente con i successi che gli sono mancati, ma che gli hanno donato l’amore di una città, il fatto di diventarne mito e leggenda. Un giorno disse che era stato più importante lo scudetto del 2001 rispetto a Berlino 2006. Così come, nel suo intimo, tiene probabilmente più al record di gol fatti nel derby che non alla Scarpa d’oro conquistata nel 2007, davanti a Milito, Ronaldinho e altri nomi celebri. Perché Totti è stato un meraviglioso Picasso tenuto nel salotto di casa e negato ai musei. Con poche esposizioni pubbliche, come la notte in cui il Santiago Bernabeu si alzò in piedi per applaudire lui. Il campione Francesco Totti.