Juventus-Roma, Pjanic contro Kolarov: sfida all'ultima punizione
Serie AAvversari nel big match di sabato allo Stadium, i due balcanici si confermano implacabili da calcio piazzato: 14 i gol realizzati su punizione in Serie A dall'ex Miralem, una sentenza da fermo. Non è da meno il serbo della Roma, mancino votato alla potenza ma dalle diverse soluzioni vincenti come il mito Mihajlovic
CLICCA QUI PER SEGUIRE JUVENTUS-ROMA LIVE
JUVENTUS-ROMA, LE PROBABILI FORMAZIONI
Origini diverse come i ruoli in campo e il piede preferito, le maglie e gli insegnanti d’eccezione, ma alla voce specialità la lode risponde ai calci di punizione. In campo sabato nel big match allo Stadium, Juventus e Roma rinnovano la bagarre in testa al campionato invertendo le peculiarità delle scorse stagioni: l’attacco monstre è al servizio di Allegri, la difesa bunker è invece targata Di Francesco. Ad accomunare le due rivali allo Scudetto è piuttosto la coppia di specialisti da fermo, Miralem Pjanic e Aleksandar Kolarov, balcanici esaltanti nelle situazioni da palla inattiva. Se il bosniaco, grande ex della sfida come Benatia, ha eguagliato Maradona nella classifica all-time della Serie A in materia di punizioni vincenti, il ritorno del terzino serbo nella Capitale (stavolta sulla sponda giallorossa) ha restituito al nostro torneo un mancino esplosivo per atletismo e tiro. Potenza ma non solo nel repertorio dell’ex City e Lazio, ecco quindi che il terreno della contesa è presto circoscritto. Spazio quindi alla sfida nella sfida tra cecchini infallibili.
Mire…torni in mente
"Il Pianista" o "Il Piccolo Principe" alla Roma, semplicemente un leader in bianconero come ribadito dall’ultima prestazione in campionato. È stato proprio Pjanic a sbloccare la vittoria al Dall’Ara direttamente su punizione, addirittura dal vertice dell'area ma con un effetto a giro che ha beffato Mirante. Negli ultimi sette anni il bosniaco ha realizzato 14 reti da palla inattiva in Serie A: nessuno ha fatto meglio di Miralem, centrocampista che in giallorosso ha accumulato 185 partite e 30 gol dei quali 12 direttamente da fermo a renderlo uno specialista in Italia e in Europa. Non è un caso che sia cresciuto a Lione alla corte di Juninho Pernambucano, probabilmente il migliore esecutore in materia con 75 punizioni segnate in carriera. Il brasiliano come maestro di tecnica e applicazione con una meccanica simile, analogia coerente al repertorio di un ex bianconero del calibro di Andrea Pirlo.
A farne le spese in stagione anche lo Sporting Lisbona in Champions League, battuto da un destro secco a superare la barriera prima che il pallone perda quota. Una gestualità quasi magica ma accessibile attraverso allenamenti metodici: "Mi applico sempre sui calci di punizione - ha spiegato Miralem -, è diventata una delle mie abitudini. È un lavoro da mantenere costantemente, sembra facile ma non è così. Sicuramente sono migliorato nella regolarità grazie al mio primo riferimento a Lione". Proprio Juninho ha ispirato l’esecuzione al tiro di Pjanic, ormai un rituale: tre passi indietro rispetto al pallone, impatto di mezzo collo interno con la traiettoria imposta dall’alto a sinistra verso la destra inferiore. Meno curva, forse, ma più velocità: l’effetto topspin abbassa la sfera complicando l’intervento dei portieri. Se la "maledetta" di Pirlo pretende che si calci rigorosamente con le prime tre dita del piede, la tecnica del bosniaco ammette la stessa efficacia sia da vicino sia da lontano pur adottando una balistica differente.
In realtà la posizione prediletta del bosniaco rientra tra i 16 e i 25 metri di distanza dalla porta, porzione di campo nella quale risulta letale. Sono 5 le punizioni trasformate da quando veste il bianconero, maglia che come a Roma non lo risparmia dalla concorrenza nelle gerarchie da fermo: se a Roma il primo contendente era Totti, ora il dualismo con Dybala li vede sfidarsi dall'allenamento alla partita. Pjanic non ha mai fatto mistero della cura maniacale dell’esercizio, indispensabile per studiare traiettorie precise a seconda della posizione. Indicato da Pirlo come il migliore interprete in Serie A, Mire figura tra i primi cinque specialisti in attività su scala mondiale. Altri segreti? "Sistemo la palla con la valvola rivolta verso l’alto, guardo la porta e chiedo a due compagni di oscurare la visuale in barriera. Ho la direzione in testa, serve tecnica e un po’ di furbizia: ormai i portieri ci conoscono. Bisogna essere in grado di cambiare". La formula si rivela quasi sempre vincente, vedi l'esecuzione contro il Chievo nella scorsa stagione: mirato il palo lontano di Sorrentino, impatto di collo piuttosto che di piatto (soluzione cara a Dybala) e frustata al pallone. Et voilà, Miralem.
Punizioni in serbo
Se la Juventus ha realizzato tre gol direttamente su punizione, un’eccellenza in questo campionato, la Roma ha guadagnato sei punti grazie ai due calci piazzati vincenti di Kolarov. Qualche capello bianco in più rispetto alla prima avventura in Italia alla Lazio, a 32 anni il laterale serbo sta premiando l’intuizione del ds Monchi che a prezzo di saldo (5 milioni di euro) l’ha acquistato dal Manchester City. Un fattore sulla sinistra per spinta e fisico, colmata l’assenza di Emerson Palmieri a beneficio dell’esperienza e del carattere anche in materia di calci piazzati. Ai tempi della Lazio punì Inter e Fiorentina, in Inghilterra si è ripetuto tra Premier League e Champions (Napoli e Real Madrid ne sanno qualcosa) restituendo alla Roma uno specialista dopo gli addii di Totti e Pjanic, due esperti come in precedenza Assunçao e Mihajlovic. Già, proprio l’attuale allenatore del Torino che condivide con Kolarov la nazionalità e il talento da palla inattiva. Perché non presentarsi ai tifosi giallorossi con il piatto forte della casa nell’esordio assoluto a Bergamo?
Astuto e diabolico nel calciare sotto la barriera trovando il gol come i vari Pirlo, Bonaventura e Giovinco, soluzione che amplia il ventaglio di possibilità del devastante serbo. Un difensore dalla grande facilità di tiro abituato a sposare la potenza pura, addirittura brutale già dagli inizi di carriera a rievocare un altro mancino romanista come Riise. Un segno distintivo comune all’idolo Mihajlovic, suo amico sincero dall’arrivo nella Capitale nel 2007, battuto nel simbolico passaggio di consegne a Torino nella vittoria in campionato contro i granata. L’1-0 finale è andato in archivio proprio con un’altra punizione di Kolarov da posizione leggermente defilata, rincorsa breve e sinistro secco dai 20 metri. Più violenza che precisione nella conclusione a giro che supera Sirigu, forse poco reattivo nella circostanza. Un colpo da biliardo contro l’Atalanta, la classica "bomba" sotto gli occhi di Sinisa: due modi agli antipodi per sbloccare e vincere le partite, senz’altro entrambi efficaci.
Un’abilità da palla inattiva a braccetto con il bilancio stagionale di Aleksandar, 3 gol e 7 assist tra campionato e Champions League nell’ottimo girone maturato dagli uomini di Eusebio Di Francesco. Cancellate le perplessità sul passato alla Lazio e sull’integrità fisica, il serbo veste i gradi di terzino ma si destreggia come regista esterno che influisce eccome nello sviluppo verticale della manovra, fondamentale dalla prima fase di costruzione alle capacità balistiche senza dimenticare la ricerca dell’ampiezza e le transizioni sfruttando la profondità. Una seconda giovinezza e una minaccia costante da palla inattiva, l’allievo di Mihajlovic affila un altro tiro mancino nella sfida più importante allo Stadium. Chi ricorda quel sinistro micidiale che stese l’arbitro Saccani nel 2009? Un colpo fortuito, per carità, ma non è la routine in allenamento a difettare proprio come nel caso di Pjanic.
A giro e di potenza, "foglia morta" e "maledetta", tecniche che hanno conosciuto interpreti memorabili in Italia: si va da Del Piero a Recoba, da Mihajlovic ad Adriano oltre a Zico, Platini, Baggio e Zola fino a Pirlo. La classifica degli specialisti in Serie A colloca Pjanic a 14 gol come Maradona, entrambi doppiati dal leader di ogni tempo ovvero Mihajlovic, 28 reti complessive su calcio di punizione davanti a Pirlo (27). Un marchio da brevetto quello di Sinisa, sinistro da dinamite con picchi di 165 km/h affinato dalla precisione. Ne realizzò tre in 90’ in occasione di un Lazio-Sampdoria del 13 dicembre 1998, record che resiste in campionato così come il suo primato tra i massimi esponenti della balistica. Exploit che peraltro costò la panchina a Spalletti all’epoca allenatore dei blucerchiati. Chissà che l’aggancio ai numeri del serbo non riesca a Pjanic, l’unico a reggere il confronto con Pirlo negli ultimi dieci anni alle nostre latitudini. Discorso improbabile piuttosto per Kolarov sebbene ricordi proprio il suo connazionale per tecnica ed esecuzione. "Però le mie s’infilavano meglio all’incrocio", parola di Sinisa.