Sky Calcio Club, Rizzoli: "VAR è migliorata tanto. In Europa c'è più rispetto per gli arbitri"

Serie A

Il designatore della CAN A spiega i progressi della VAR in questi primi mesi di sperimentazione: "Ci si è abituati ad averla, ma dobbiamo fare ancora esperienza". Poi analizza i rigore della Juve a Benevento: "Su Pjanic c'è un errore evidente, quindi dobbiamo intervenire, mentre su Higuain no"

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La 31^ giornata, terminata ieri con il posticipo tra Milan e Sassuolo finito 1-1, ha regalato importanti novità in classifica, con la corsa Champions apertissima e ristretta ad un solo punto, e la lotta per la retrocessione che continua a coinvolgere almeno sei squadre. A non avere grandi scossoni invece, Benevento-Juve a parte, è stata la giornata della classe arbitrale, caratterizzata da pochi dubbi e decisione analizzate con la VAR. “Stiamo migliorando, stiamo migliorando molto - ha detto il designatore della CAN A, Nicola Rizzoli, allo Sky Calcio Club -. Adesso credo sia diventata un pelo più comprensibile per tutti. Ci si è abituati ad averla, abituati vuol dire il contesto in cui noi l’applichiamo. E noi ci siamo un po’ tarati su quelli che devono essere gli standard, un po’ più alti come livello. Credo che dobbiamo farne di esperienza per arrivare a un livello che si può definire ottimale, però siamo sulla strada buona".

Le statistiche della VAR

Finora la VAR, come prevedibile, ha avuto alti e bassi. In numeri sono stati 1566 gli episodi controllati, con 94 in casi in cui la decisione è stata cambiata, ovvero uno ogni 3,12 partite. 75 volte si è ricorsi all'on field review e 61 volte gli arbitri hanno cambiato idea, mentre 14 hanno confermato la loro prima decisione. Su 94 correzioni totali quindi, 33 sono arrivate senza l'on field review. Del 1566 casi analizzati, 825 hanno riguardato gol, 413 calci di rigore e 325 espulsioni dirette, con rispettivamente 36, 13 e 35 decisioni cambiate. Il tempo medio per la decisione del VAR è stato fino a questo momento di 31,55 secondi, 46,7 per correzione con la VAR e 35,4 per l'on field review. Il tempo medio totale per la correzione di un errore è stato quindi di 1,22 secondi. E Rizzoli è ripartito proprio dall'analisi di quest'ultimo dato, aggiungendo una piccola constatazione: "Ci sono delle partite in cui il tempo per prendere una scelta è molto ampio, altre in cui in 15 secondi si riesce a redimire la situazione - ha spiegato l'ex fischietto bolognese -. Tendenzionalmente le decisioni più vleoci sono i fuorigioco. Ovviamente dovete considerare solamente situazioni da protocollo, di questi 1600 analizzati 94 correzioni è un numero accettabile. Gli errori col VAR sono 16-18, dobbiamo aspettare la valutazione dell’IFAB".

"La VAR funziona con un protocollo omogeneo"

L'ex direttore di gara classe '71 ha provato poi a spiegare qual è la procedura utilizzata dal Video Assistant Referee: "Noi oggi dobbiamo rifarci a un protocollo che non è quello italiano - ha affermato Rizzoli -. Noi siamo talmente bravi che potremmo chiuderci in una scatola e ipotizzare una strada nostra di applicazione del VAR, ma noi vogliamo fare la cosa opposta: noi vogliamo seguire il VAR a livello mondiale perché un domani quando la nostra Nazionale o le nostre squadre di club andranno a giocare all’estero avranno bisogno di un protocollo che sia uniforme. Noi lavoriamo con l’IFAB per cercare di rendere il più possibile omogeneo e interpretabili le situazioni del campo. Anche noi siamo predisposti per far si che il campo sia quello che decide e che valuta. Delle volte però ci troviamo troviamo di fronte a degli errori clamorosi, cosa facciamo non interveniamo?".

"Ecco come decidono VAR e arbitri"

L'ultima affermazione che ha rilasciato Rizzoli si riferisce alla correzione effettuata durante Benevento-Juventus quando, con l'ausilio del VAR, l'arbitro Pasqua ha cambiato idea e ha assegnato rigore ai bianconeri per fallo di Djimsiti su Pjanic. "Nel processo decisionale di un arbitro tante situazioni di contrasto di gioco vengono derubricate a nulla perché il difensore interviene sulla palla - ha raccontato il fischietto dell'ultima finale Mondiale -. Se l’arbitro nella comunicazione col VAR dice «per me il difensore ha toccato il pallone» il VAR ti risponde «no guarda, vedi che ti sei sbagliato perché il pallone non lo tocca. Vallo a rivedere». Questo è l’esempio chiaro di quando VAR e arbitro devono andare a rivedere la situazione.

"In Europa c'è più rispetto per gli arbitri"

Nel corso del Club Rizzoli si è quindi soffermato sulla differenza di atteggiamento tra l'Italia e il resto dell'Europa: "Indubbiamente all’estero c’è molto più rispetto per la figura arbitrale - ha aggiunto -, è molto più riconosciuto il fatto che gli arbitri italiani siano di grande qualità e quindi è molto più semplice. La difficoltà è più tecnica, nel comportamentale è più facile. In Europa ci sono ritmi più alti? Beh, ci sono meno falli, quindi è normale che si corra di più. E i pochi falli dipendono da una serie di fattori: il primo è che se uno prende l’ammonizione o un rosso alla lunga gli costa tanto, perché le partite in Champions sono 6-7 e se ne perdi una o due il rischio è molto alto. In più giocano molto più a calcio, si cerca di fare meno falli e giocare di più. È un mix di situazioni".

"VAR interviene solo in situazione chiare, vale la verità del campo"

Altro episodio discusso nell'anticipo del 31° turno tra Benevento e Juve è stato il secondo penalty concesso alla squadra di Allegri per fallo di Viola su Higuain. Dal dischetto è stato poi Dybala a trasformare, firmando la tripletta e mettendo in discesa la vittoria dei suoi. "Io tengo a precisare una cosa - ha chiarito in chiusura il 47enne con 235 direzioni arbitrali in A -. La VAR deve intervenire nelle situazioni più chiare, dove ci sono degli errori evidenti. Queste sono situazioni in cui, con un contatto come questo, si può ipotizzare che sia stato l’attaccante a cercarlo piuttosto che il difensore a commentarlo. È un’interpretazione che può avere ognuno di voi, non sta a me convincervi del contrario. Quello che mi interessa è convincere le persone che la VAR non può entrare in merito a questo tipo di situazioni, dove deve rimanere la verità del campo, cioè quello che si è percepito sul terreno di gioco. Dopo poi ognuno può avere la propria idea. Voglio solo specificare che il parere personale, soggettivo, in una situazione come questa può fare la differenza e noi vogliamo che rimanga valida la verità del campo".