Vialli, Marchegiani, Marocchi, Marani, Mauro, Condò e Caressa hanno eletti i protagonisti del settimo scudetto consecutivo della Juve. Ascolta i loro racconti sui 7 uomini chiave di questa ennesima impresa bianconera
Massimiliano Allegri
L'uomo simbolo del settimo scudetto della Juve, per Matteo Marani è l'allenatore bianconero, che a 51 anni entra nella storia del calcio italiano: "Ci entra perché nessuno era riuscito finora a vincere 4 scudetti consecutivi, a parte Carlo Carcano, ma siamo negli anni ’30. Allegri ha vinto con 3 caratteristiche importanti in questa stagione: la ferocia con cui ha affrontato tutte le competizioni; la difesa super organizzata, che ha permesso di incassare un unico gol in venti partite; e poi l’attacco: tutto il talento offensivo della Juventus è stato estratto nel modo migliore. Ogni volta c’è stato un giocatore in grado di trascinare la Juve. È una chiave che unisce probabilmente la miglior scuola italiana con quelle che sono le correnti europee, un gioco più aperto e propositivo. Allegri oggi grazie a questo quarto scudetto vinto con la Juve, il suo quinto complessivo dopo quello vinto con il Milan, arriva ad essere il secondo in assoluto nella storia del calcio italiano dopo il grande Trapattoni".
Paulo Dybala
Paolo Condò si rivolge alla Joya bianconera: “Paulo Dybala devi dirci chi sei!". Dybala in questa stagione - che era iniziata con una sua condizione di forma strepitosa - aveva fatto pensare un po’ a tutti che la competitività della Juventus sarebbe passata da un allentamento della difesa ma dall’altra da un salto di qualità eccezionale dell’argentino. Invece dopo il grandissimo autunno, qualcosa è calato: "Sei sempre stato l’uomo che faceva più paura agli avversari, il giocatore dalla classe più cristallino del campionato - gli ricorda Condò - ed è stato ingenuo cambiare procuratore nell’anno del Mondiale, ora aspettiamo la prossima stagione per vedere se diventerai l’uomo dell’ottavo scudetto ma soprattutto della prima Champions League dal 1996…”.
Miralem Pjanic
Per Massimo Mauro il bosniaco è il giocatore determinante: "Per le sue capacità tecniche, per la sua bravura a giocare in fretta la palla e perché la Juve in quel ruolo aveva bisogno di ordine, concretezza e rapidità. E di soluzioni alternative agli esterni: come tante volte è stato decisivo nel servire il passaggio vincente a Dybala o Higuain. Ma soprattutto: Pjanic ha consentito ad Allegri di fare il cambio tattico, potendo giocare con due mediani solidi come Khedira e Matuidi e lui in mezzo con licenza di impostare senza l’assillo di dover recuperere il pallone. La Juve ha vinto lo scudetto e il regista è stato fondamentale".
Gonzalo Higuain
Luca Vialli sceglie Higuain: "Per uno che ha fatto il centravanti come me non puoi non ammirare un attaccante così decisivo, che ha classe. Il Pipita quest’anno ha fatto soltanto 16 gol – pochi rispetto a quelli segnati lo scorso anno o nell’anno dei record al Napoli - ma sono stati gol pesanti. Ne ha fatti due pesantissimi, al San Paolo decidendo Napoli-Juve e poi a San Siro contro l’Inter a sei giorni dal ko dei bianconeri proprio contro la squadra di Sarri. Ha segnato in tutti i modi: di destro, di sinistro, di testa. Da ex allenatore dico che sono questi i giocatori che vorresti sempre avere nella tua squadra perché si sacrificano: e se ha segnato meno del solito è per questo motivo, si è sacrificato moltissimo, mettendo gli obiettivi di squadra davanti ai propri. In modo da far vincere la squadra.
Giorgio Chiellini
La scelta di Giancarlo Marocchi cade su Chiellini: "Ci sono due Giorgio Chiellini: quello tecnico, il difensore che difficilmente si fa superare. Titolare inamovibile, sempre pronto e attento a fermare gli attacchi. Poi c’è l’uomo che vince il settimo scudetto perché dà valore ad ogni palla. Tutti i palloni sono importanti, un grande trascinatore sa trasmettere questo e il risultato si vede".
Gigi Buffon
Tra i protagonisti di questo ennesimo scudetto della Juventus, Marchegiani sceglie Buffon: "Non è solo una questione di vicinanza e simpatia: l’assoluta importanza di Gigi è stata tangibile anche in un anno in cui non ha giocato tantissimo, facendosi sentire sempre nel momento in cui la squadra ha avuto bisogno di tranquillità. Anche nella partita che ha sancito lo scudetto, quella contro il Bologna, dopo un suo errore ha saputo tirare fuori una parata decisiva nel secondo tempo, che avrebbe potuto complicare le cose. Buffon ha avuto nell’ultimo anno della sua carriera la soddisfazione di centrare un traguardo storico come i 7 scudetti consecutivi. Gli è mancata la Champions e non ha centrato il Mondiale, ma con questo scudetto è entrato ulteriormente nella storia".
Douglas Costa
Fabio Caressa ha scelto lui: “Troppe tattiche e troppi schemi, il limite nostro calcio è diventata la prevedibilità. Ecco perché per vincere serve l’imprevedibilità, secondo i princìpi voluti da Allegri. L’imprevedibilità della Juventus è Douglas Costa, che ha pescato in Germania: ma al Bayern Monaco, tra Ribery e Robben, non era facile risultare così decisivo. Douglas Costa ha bisogno di fiducia e di spazio per crescere all’interno della stagione, che è ciò che gli ha permesso di fare Allegri. Dribbling, cambio di passo, imprevedibile e devastante: è lui la vera arma vincente di Allegri di questo anno.