La Juve e quel "vizio" di vincere: 7 scudetti per 7 peccati capitali
Serie ASette scudetti come i 7 peccati/vizi capitali di cui i campioni d'Italia della Juventus si sono "macchiati" anche stavolta: Superbia, Gola, Accidia, Ira, Lussuria e Avarizia. Affamati, insaziabili, gelosi del loro "strapotere" e sempre pronti a fare festa. E l'invidia è un sentimento che non conoscono...
"E adesso, cosa penserà il Papa?". "Caro mio, è di quello che dirà l'Avvocato che ti dovrai preoccupare...". A pensar male si fa peccato, perché alla Juve vincere è l'unica cosa che conta. Un peccato "capitale" quello commesso da Praest, affranto per aver disatteso l'invito di Pio XII, reo confesso della sua fede juventina ai calciatori in visita al Vaticano prima di Lazio-Juve. "Che vergogna! E adesso che dirà il Santo Padre?" si autoflagellò sconsolato l'attaccante dopo la sconfitta di Roma. Quando Giampiero Boniperti, suo compagno di squadra e futuro presidente - nonché ideatore della celebre massima - gli ricordò che il problema, casomai, era un altro. Un peccato doppio - dunque "capitale" - perché il danese non aveva ben compreso il primo comandamento di famiglia, un errore imperdonabile. "Vincere" è come un vizio: a un certo punto non puoi più farne a meno, e così nei secoli dei secoli. Eppure da condannare, secondo la dottrina cattolica, quanto è vero che i vizi sono 7, come gli scudetti della Juventus. E allora "lasciate ogni speranza, voi ch'entrate...".
1) Superbia
Nella Divina Commedia la superbia è rappresentata dal leone, una delle tre "fiere" che Dante incontra durante il suo cammino nella Selva oscura. Il Sommo Poeta ce lo descrive famelico, aggressivo, a testa alta... come nell'etica classica viene dipinto ogni juventino che si rispetti. Con loro non si può discutere, meglio di loro non c'è nessuno e bla bla, ma come dargli torto?
2) Gola
Dicembre 2016, dopo il gol decisivo alla Roma: "La cosa che mi ha colpito di più della Juve? La voglia matta di continuare a vincere che c'è qui, anche dopo cinque scudetti consecutivi. Questa fame mi ha fatto letteralmente impazzire". E ancora: "Me lo disse Van Nistelrooy, in un periodo in cui non segnavo. Ed è vero: ci provi, ma i gol non escono. E quando escono, lo fanno tutti insieme, come il ketchup". Due scudetti più tardi, il 28 aprile del 2018 nel post di Inter-Juventus: "Col Napoli avevamo perso all'ultimo minuto, oggi l'abbiamo ribaltata. Questo è l'orgoglio, la fame e la sete di vittoria che appartengono a questa squadra". L'appetito vien mangiando, parola di Gonzalo Higuain.
3) Accidia
Intesa come indifferenza dell'uno e l'indolenza dell'altro. La "freddezza" di Massimiliano Allegri nella scelta dei giocatori da mandare in campo, ché non guarda in faccia nessuno, Max. Pipita chi? In finale di Coppa Italia gioca Mandzukic e se ti viene il mal di pancia mangia meno ketchup. E se Dybala è "scazzato" anche meglio: ricordate il gol con la Lazio? Così pigro che l'ha messa nel "sette" da seduto...
4) Ira
Fuori dalla grazia di Dio quella sera al Bernabeu per il rigore concesso al Real, perché "privato" dall'arbitro Michael Oliver di chiudere la carriera alzando al cielo la Champions League. Ma se c'è stato uno in questi anni - specialmente negli ultimi sette - con "un bidone di immondizia al posto del cuore" quello è Gigi Buffon: senza pietà dei poveri connazionali napoletani, romanisti, laziali, interisti, milanisti...
5) Invidia
Al massimo l'invidia degli altri. È la tesi di Giorgio Chiellini: "La verità è che bisogna ringraziare i nostri avversari. Dall'inizio della stagione hanno sempre parlato di Var, poi l'arbitro, il bel gioco, poi le finali, i fuochi d’artificio e non hanno mai smesso di darci nuova linfa. Anche quando sembravamo morti. Alla Juventus non devi toccare l’orgoglio. Noi festeggiamo, gli altri sono molto tristi e avremmo meritato più rispetto da parte di tutti, e ora festeggeremo a dispetto di tutto e tutti". E in effetti, la "tristezza" - considerata in precedenza come vizio in sé - fu successivamente "accorpata" dal Cattolicesimo a effetto dell'invidia. Chiello 110 e lode.
6) Lussuria
Festeggiare sì, ma con moderazione. Se no è "lussuria" che, nella teologia cattolica è opposta alla virtù della temperanza. Ovvero "l'uso equilibrato dei piaceri corporei, conformemente alla retta ragione". Dal latino temperantia: osservare con la giusta misura. E saluti e baci a quelli che ancora pensano che nella vita si campa una svolta.
7) Avarizia
Sono "parchi", ma non è una questione di calciomercato, di entrate o uscite, di cui sono maestri. Ma sono talmente "gelosi" di quel triangolino tricolore stampato sul petto che agli altri lasciano sempre e soltanto le briciole. Ingenerosi. Peccatori di professione, fino alla fine.