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Accadde oggi: dieci anni fa a Firenze l’addio al calcio di Maldini

Serie A

Domenico Motisi

È il 31 maggio 2009 quando la leggenda rossonera esce dal Franchi ricevendo la standing ovation dei tifosi avversari. Sono gli ultimi secondi da calciatore di uno dei difensori più forti e vincenti nella storia, l’ultima delle 647 presenze in A: un record tuttora imbattuto

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Ci sono partite che più di altre rimangono nella storia del calcio, e non per forza perché si tratta di una finale o di una sfida che vale una stagione. Alcuni match sono scolpiti nella memoria dei tifosi semplicemente perché quei 90 minuti sono gli ultimi in cui è possibile vedere in campo una leggenda, un idolo, un fuoriclasse. Fiorentina-Milan del 31 maggio 2009 è certamente una di quelle partite: la vincono i rossoneri per 2-0, segnano Kaká e Pato e gli uomini di Ancelotti raggiungono la qualificazione diretta in Champions. Il tutto però diventa un dettaglio se paragonato al fatto che quella è l’ultima presenza in maglia rossonera e nel calcio giocato di Paolo Maldini. Quel giorno, al Franchi, il capitano gioca la sua 647ma partita in Serie A, la 902esima in carriera con il Diavolo addosso. È la fine di una storia unica, irripetibile, iniziata il 20 gennaio 1985 contro l'Udinese al Friuli.

Firenze in piedi per Maldini

"Ho un ricordo vivo di quella giornata, i tifosi viola mi tributarono un grande applauso. Sono una bandiera del Milan, ma l’aver giocato con la Nazionale mi ha aiutato a entrare nel cuore di tifosi di altre squadre di tutta Italia, sono molto orgoglioso di questo". Dirà questo, qualche anno dopo, lo stesso Maldini ricordando il match del Franchi. Una standing ovation che arriva proprio a fine partita, quando il Milan in realtà ha già esaurito i cambi, ma i calciatori della Fiorentina buttano fuori la palla di proposito per permettere la passerella a uno dei più grandi di sempre. A prescindere dalla maglia. In quel momento, con la sua 902esima presenza al Milan, si conclude la carriera del capitano rossonero. In tribuna ci sono tutti: da papà Cesare alla moglie Adriana con i figli Daniel e Christian. Con loro anche la dirigenza e Leonardo, che da dalle settimane successive diventerà l’allenatore del club e che lo stesso Maldini ritroverà nove anni dopo nel suo ritorno da dirigente. Fiorentina-Milan è ricordata per essere l’ultima di Maldini, ma quel giorno lasciano anche Carlo Ancelotti, direzione Chelsea, e Kaká che andrà al Real Madrid.

Il Franchi per dimenticare lo scontro con la Sud di San Siro

Nelle parole che Maldini rivolge ai tifosi viola non è difficile leggere anche un po’ di amarezza per quello che era successo una settimana prima nel suo stadio, a San Siro. Doveva essere lì la vera festa, davanti ai suoi tifosi, ma non tutto va per il verso giusto. Al termine del match, vinto dalla Roma per 3-2, il capitano rossonero saluta per l’ultima volta il Meazza da calciatori: non tutti gli 80 mila presenti, però, sono in vena di festeggiare la leggenda con il numero 3 sulle spalle. In curva sud, infatti, appaiono due striscioni di contestazione nei confronti di Maldini, in cui vengono fuori vecchie ruggini tra il calciatore e il tifo organizzato. Lo stesso capitano sembra incredulo davanti a quei messaggi e non la prende bene, applaudendo ironicamente l’iniziativa della Sud. Un finale amaro, mitigato dall’affetto e dal tributo che tutto il resto dello stadio ha saputo rivolgere nei confronti del fuoriclasse. Una delusione poi definitivamente superata quando a Firenze quelli che dovevano essere i suoi avversari si alzano in piedi per riconoscere la grandezza dell’uomo e del calciatore.

Una carriera infinita, dedicata solo al Milan

Una sola maglia, 25 anni di fedeltà e successi. Nel corso della sua carriera da calciatore, Paolo Maldini ha vestito esclusivamente i colori rossoneri (e l’azzurro della nazionale). Per lui, sette scudetti, una Coppa Italia, cinque Supercoppe italiane e soprattutto cinque Champions League, con tanto di record di otto finali giocate, condiviso con Francisco Gento. Dalle cinque Champions derivano anche le cinque Supercoppe europee, le due Coppe Intercontinentali e la Coppa del mondo per club vinta nel 2007 e che rappresenta l’ultimo titolo della leggenda milanista con il suo club. Gli unici trofei che mancano nella bacheca di Maldini sono quelli sfuggiti con la maglia azzurra, indossata dal 1988 al 2002 e della quale è stato capitano per otto anni. Con l’Italia sono arrivate le delusioni del Mondiale in casa perso in semifinale contro l’Argentina di Maradona nel 1990, la finale di Usa ’94 persa contro il Brasile, ma anche quella di Euro 2000 vinta dalla Francia al golden gol. L’ultima presenza azzurra di Maldini è l’ottavo di finale del Mondiale nippo-coreano del 2002 quando proprio un gol del coreano Ahn su cui era in marcatura rappresentò uno dei momenti più bui del fuoriclasse. 

Futuro ancora al Milan?

Dopo aver lasciato il calcio nel 2009, Maldini si allontana anche dal Milan. Negli ultimi anni della proprietà Berlusconi e nella parentesi cinese di Yonghong Li, l’ex capitano non fa parte dell’organigramma rossonero. Le cose cambiano invece quando è il fondo Elliot ad acquisire la società e a volerlo, accanto a Leonardo, come direttore sviluppo strategico area sport del Milan nella stagione 2018-19. Con il recente addio del brasiliano (e anche quello di Gattuso), è proprio attorno alla figura di Maldini che il club rossonero vuole costruire il nuovo assetto già a partire dalla prossima stagione: l’amministratore delegato Ivan Gazidis lo vorrebbe come direttore tecnico, con posizione più vicina al campo, un ruolo strategico e da protagonista nell'area politica. Accanto a lui potrebbe esserci il 31enne Geoffrey Moncada, già capo scout rossonero dal primo dicembre 2018.