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Lorenzo Pellegrini: "Io e la Roma, un sogno diventato realtà. Voglio rimanerci a vita"

Serie A

Il centrocampista della Roma ripercorre le tappe che lo hanno portato alla Roma: "Non ci credevo, ma ho fatto tanti sacrifici per arrivare fin qui". Sugli obiettivi di stagione: "Dobbiamo arrivare in Champions. Europa League? Vietato sbagliare", le parole del numero 7 a La Gazzetta dello Sport

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È l’ultimo in linea cronologica di una tradizione di romani e romanisti che hanno vestito e vestono la maglia giallorossa. Lorenzo Pellegrini ha trovato con Fonseca una nuova dimensione tattica, più al centro del gioco e decisivo con i suoi assist. Il suo contratto è in scadenza nel 2022 è dopo i rinnovi di Kolarov e Cristante potrebbe essere proprio il suo ad essere prolungato: "Sono sincero. È un onore che venga paragonata la mia carriera a quella di Totti e De Rossi. In questo momento vorrei restare per sempre alla Roma, ma questo deve coincidere con la volontà della società. Per me sarebbe perfetto restare qui per sempre. Qualcuno dice che vincere uno Scudetto qui sia come vincerne 10 altrove, io ne voglio vincere dieci che valgono dieci", ha detto Pellegrini in un'intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport.

"Essere capitano significa trasmettere i valori della Roma"

“Essere romani nella Roma è una responsabilità importante. Ti senti in dovere di far felice i tifosi – ha continuato Pellegrini – Non è difficile vincere qui, è difficile farlo ovunque. L'unica cosa che dobbiamo fare è lavorare duramente. La Roma sta crescendo e quest'anno abbiamo trovato un allenatore che secondo me è tra i primi cinque del mondo dal punto di vista tecnico e del carattere". Sugli obiettivi di quest'anno invece: "Il nostro è quello di raggiungere la Champions ma non dobbiamo porci limiti. Anche vincere l'Europa League è un obiettivo che abbiamo portato avanti in questi mesi, ora non possiamo più sbagliare”. Poi sui suoi modelli: "Mi piacciono tanti giocatori: Pogba, Modric, ma quello che mi ha fatto impazzire di più è stato Ronaldinho”. Su Totti: “È essere capitano significa trasmettere i valori della Roma. Ora c’è Florenzi e nessuno potrebbe farlo meglio di lui. La prima volta che ho parlato con Totti è stato quando con la Primavera ci allenavamo con la prima squadra. Anche da ragazzo ci parlavo tantissimo, dentro di me. Lui non lo sapeva, era un dialogo a senso unico". Infine guardandosi indietro e ripercorrendo la sua crescita: "Quando arrivò la lettera della Roma rimasi a fissarla tutto il giorno. Mi ricordo tutte le volte che arrivavo a Trigoria e entravamo dal terzo cancello, quello dedicato alle squadre giovanili. Mai avrei immaginato di entrarci dal primo. Ogni mattina ora ripenso alla fatica e ai sacrifici miei e dei miei genitori che abbiamo fatto".