Inter Milan, il bilancio del calciomercato prima del derby
Serie AE’ difficile paragonare o confrontare il mercato di Inter e Milan. Perché il progetto delle due squadre è a un momento diverso del loro percorso
L’Inter sta percorrendo l’ultimo tratto, forse quello più duro, quello in cui si cerca di interrompere l’egemonia della Juventus. E l’accelerazione è arrivata proprio in estate, con l’arrivo di Conte e un cambiamento profondo e radicale della rosa, complici anche alcuni dolorosi tagli. Il Milan in questo tragitto appare più indietro. Ma non per questo ha lesinato spese o interventi. Ha una filosofia simile a quella nerazzurra di qualche stagione fa, ma ha incontrato anche delle difficoltà che fanno parte del progetto di crescita. Quando Conte parla di step è molto chiaro e diretto. A maggior ragione ne possono parlare in casa Milan.
Entrambe le squadre hanno speso
In totale l’Inter (secondo transfermarkt, quindi al netto dei prestiti con obbligo che comunque condizionano le società a delle spese preventivate per l’anno successivo) 178 milioni. Ha speso meno il Milan (108) ma non molto meno. Di sicuro la cifra di un grande giocatore (Lukaku proprio quella cifra più o meno è costato alla dirigenza nerazzurra). E anche per gli incassi siamo sulla stessa lunghezza 69 milioni di euro presi dall’Inter, 66 dal Milan (anche qui al netto delle cessioni già programmate per l’anno successivo come Suso, se il Siviglia va in Champions o Politano già sicuro del riscatto).
La crisi di rigetto
Insomma la diversità c’è ed è evidente. Soprattutto nella linea che ha guidato le direzioni sportive sia a luglio che a gennaio. Il vero, grande, problema del Milan è che l’innesto di Boban (al fianco di Maldini) con Massara e Giampaolo designato come allenatore ha avuto una crisi di rigetto ad inizio stagione. Il progetto cucito insieme all’allenatore non si è dimostrato realizzato su misura e quindi è arrivata la separazione. Ma in questi momenti (esattamente come è successo già in casa nerazzurra) gli sbagli (o meglio le incomprensioni) servono per crescere. Così il mercato di gennaio è servito soprattutto per fare quello che all’Inter avevano già iniziato: cedere i giocatori non più funzionali al progetto.
Il gennaio del Milan
In casa Milan Piatek, Suso e Paquetà (insieme a Rodriguez) erano ormai ai margini delle scelte di Pioli. La priorità è stata data proprio a questo. Rinnovare. Due linee guida: ringiovanire, dare qualità e personalità. Il Milan ha tenuto duro fino all’ultimo per tenere alto il prezzo di tutti i suoi giocatori e alla fine (almeno) non ci ha perso. Sconfessata la campagna acquisti di 12 mesi prima? Non fa niente: il Milan viene prima di tutto come amano dire Boban e Maldini. E’ arrivato un campione (Ibra) che dà l’esempio prima di tutto in allenamento. Poi Salemaekers all’ultimo giorno, considerato un talento versatile e di prospettiva.
L’operazione Caldara
Ha lasciato perplessi i tifosi: anche in questo caso “sconfessata” la linea della precedente gestione. Ma Mattia Caldara aveva bisogno di giocare e il Milan aveva bisogno di un giocatore pronto e di esperienza (ecco perché Kjaer che Massara conosce molto bene).
Mercato di transizione
Non è stato un mercato esaltante per gli arrivi, anche se il ritorno di Ibra ha acceso entusiasmi e ha portato risultati. Ma è stato un mercato funzionale, un mercato di crescita, un mercato di transizione, un mercato atto soprattutto a rimettere in ordine alcune priorità, secondo l’attuale dirigenza.
Uragano Inter
E’ stato invece entusiasmante il mercato dell’Inter, anche quello invernale. Fosse arrivata anche una punta sarebbe stato faraonico, avrebbe avuto i crismi di quello estivo, come fosse una rivoluzione completa in atto. Gli elementi non più centrali erano stati “sacrificati” a luglio (Icardi, Nainngolan e Perisic) anche a costo di non ricavarci soldi (anche se ora le prestazioni di tutti e tre lasciano sperare l’Inter di poter fare un bell’incasso) ed è proseguito con la cessione di Politano (il migliore della passata stagione) al Napoli dopo la querelle Roma.
Il colpo Eriksen
E’ stato un mercato sontuoso perché è arrivato uno dei centrocampisti più eleganti d’Europa, uno di quei tasselli che mancavano ai nerazzurri per continuare a crescere. E non solo: la squadra si è irrobustita sulle fasce con l’arrivo di giocatori che Conte conosce benissimo e che hanno esperienza da vendere. Young e Moses hanno già lasciato la firma sul campionato. E sono già stati inseriti negli schemi di Conte. L’Inter sa che è adesso il momento di spingere. E’ fiduciosa di poter rientrare da buona parte delle spese con le cessioni di luglio (come detto Icardi, ma non solo). Sa di avere molti giocatori che possono crescere insieme alla società ed è pronta a braccare la Juventus. Che è lì davanti, che ha una capacità di spesa (e un’attrattiva) invidiabile, ma che sul campo 11 contro 11, in 90 minuti può essere battuta. A questo punta Conte, a questo punta la società.
La differenza fra Inter e Milan
La differenza con il Milan, al di là di un progetto che ha radici più profonde, è proprio nella sintonia totale che c’è fra proprietà, dirigenza e allenatore. Ognuno con le proprie personalità, hanno ben chiaro qual è l’obiettivo. L’Inter, uscita dal settlement agreement del FFP ha dimostrato le sue ambizioni. E per la prima volta nella sua recente storia è pronta a una grande cessione. Per la prima volta ha ceduto dei titolari - in estate - e ora è pronta al grande incasso. Un volano necessario (che alla Juventus conoscono benissimo) per continuare a crescere. Ecco allora dove Inter e Milan si sono somigliate nel corso degli ultimi mercati: nella volontà di scegliere chi era adatto al nuovo corso o meno. Nella forza di prendere delle decisioni drastiche (senza andare contro la cassa). Per prendere poi due giocatori (a gennaio) in grado di poter spostare gli equilibri: non solo mediatici ma anche in campo. Un progetto che cresce e che prende forma. Con strade diverse, qualcuno più avanti qualcuno più dietro. Ma con un’idea ben piantata in testa: tornare ad essere realmente protagonisti.