Zenga a Sky: "Meglio allenarsi al centro sportivo che al parco, c'è voglia di ripartire"

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L'allenatore del Cagliari a Casa Sky Sport: "C'è voglia di ripartire, anche perché significherebbe che la situazione è migliorata. Ci sono delle problematiche ma possiamo risolverle, sicuramente è meglio allenarsi in un campo che al parco. Cagliari era nel mio destino, sento questa squadra già mia. Inter? Che ricordi, tanti i campioni con cui ho giocato. I portieri che mi piacciono oggi sono Meret e Cragno, Buffon un esempio da seguire"

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Walter Zenga festeggia i 60 anni da allenatore del Cagliari. La maggior parte della sua vita l'ha vissuta in campo, ben 12 stagioni a difendere la porta dell'Inter, suo più grande amore. L'altro, invece, è la Nazionale italiana, di cui è stato titolare per tanti anni e soprattutto nel Mondiale giocato in casa nel 1990. Zenga, nel giorno del suo compleanno, ha parlato a Casa Sky Sport, partendo dalla situazione attuale del calcio italiano: "Mi piacerebbe giocare per un semplice motivo: significa che saremmo tornati a vivere. Quindi prevedere una ripresa a giugno comporterebbe una visione ottimistica di questa situazione. Comunque dovremo prevedere protocolli particolari e metodi d'allenamento complicati, ma io sono sempre per le soluzioni e sicuramente allenarsi in un campo di 110x65 è molto più sicuro che farlo in un parco. Addirittura si può anche mandare i calciatori a fare la doccia a casa, tante variabili che uno può prendere in considerazione. Joao Pedro ora può andare al parco a correre, chiaramente è meglio lo faccia ad Asseminello dove abbiamo quattro campi".

"Tante problematiche, ma c'è voglia di ripartire"

 

Ma come potrà riprendere il campionato? "Non entro nel merito giuridico della questione, perché ci sono anche situazioni come prestiti o trasferimenti che scadono a giugno – prosegue Zenga - Ma, se ci sono le condizioni, noi siamo a disposizione per terminare il campionato entro le date che ci sono state dette. Le problematiche sono sicuramente le tante partite ravvicinate e il fatto che questi professionisti sono fermi da tempo. Bisogna fare tutto per gradi, in genere ci vogliono 30/40 giorni per portare un calciatore al top della forma mentre ora dovremo fare tutto in tempi ristretti. Ma la voglia di ripartire c'è".

"Vi racconto la mia Inter: campioni in una grande Serie A"

 

All'Inter una lunga esperienza condivisa con grandi campioni: "Rummenigge, oltre ad avere talento, era di una professionalità unica. Uno dei più grandi acquisti della storia dell'Inter. Anche Brehme era fantastico, calciava una volta con il destro e una volta con il sinistro. Per quanto riguarda gli italiani, il nome più facile da fare è Beppe Bergomi ma devo dire anche altri calciatori spesso sottovalutati come Bianchi e Ferri. Poi c'erano anche Altobelli, Beccalossi e altri, giocavamo in una Serie A dove c'erano Maradona, Gullit, Van Basten e Platini. Anche gli italiani erano fortissimi, basti pensare che la Samp aveva in squadra cinque giocatori della Nazionale. L'attaccante che mi faceva più paura? Non c'era, a me faceva paura il pallone. Anche gli attaccanti più forti non sono riusciti a segnarmi in alcune partite, quindi è difficile fare un nome".

"Cagliari nel destino, sento questa squadra già mia"

 

Zenga è arrivato a Cagliari pochi giorni prima del lockdown, ma è stato subito conquistato da questa città: "Il 28 aprile oltre che essere il mio compleanno è anche la festa dei sardi e della Sardegna, sono cose che coincidono e che ti fanno sognare. Pensi di essere nel posto che hai desiderato tanto, anche perché ho allenato in tutte città di mare e nelle due isole. Purtroppo ho lavorato appena cinque giorni con questa squadra, ma la sento mia perché comunque sto approfondendo guardando video, partite, parlando con lo staff e con i dirigenti. In questo periodo ho potuto colmare questo vuoto che avevo".

"Mi piacciono Meret e Cragno, Buffon un esempio"

 

Immancabile il confronto con i portieri di oggi: "Nel 1983 ero uno dei più giovani titolari in un grande club, si diceva sempre che i portieri dovevano avere 30 anni per essere maturi. Oggi uno come Donnarumma, a poco più di 20 anni, ha giocato più di 150 partite in Serie A e non lo consideriamo tra i giovani perché ormai gioca da tanto tempo. Ma negli anni scorsi mi avevano impressionato due portieri, Meret che giocava nella Spal e Cragno che giocava nel Cagliari. A parte Sirigu, che già avevo allenato a Palermo, ricordava me anche Perin. Poi lasciamo stare Buffon, che giocava già ai miei tempi nel Parma e che ancora oggi è in campo. È un esempio, arrivare a quell'età e mantenere questo livello di concentrazione è un qualcosa di eccezionale. Un giovane dovrebbe prendere in considerazione questo, per diventare Buffon, Totti o Del Piero bisogna fare un determinato tipo di percorso".