Ibrahimovic: "Milan fuori dalla Champions, non è normale. Occhio a Emil Roback"

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L'attaccante svedese al Corriere dello Sport: "Ho deciso di tornare in rossonero perché era la sfida più grande. Non è normale che il club sia fuori dalla Champions, io sono qui per cambiare le cose". E sul suo erede: "E' già al Milan: Emil Roback, presto entrerà in prima squadra"

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Dai motivi che lo hanno spinto ad accettare la sfida del ritorno al Milan agli obiettivi da raggiungere ancora in rossonero. Poi uno sguardo al futuro e alcuni aneddoti legati ai compagni di squadra: mai banale Zlatan Ibrahimovic, che ha concesso una lunga intervista al Corriere dello Sport. Pronto al rientro dal primo minuto in campionato dopo l'infortunio dello scorso novembre, il leader del Milan che guida la classifica di Serie A ha spiegato quale è stato il suo impatto con la realtà rossonera: "Ero in America - ha esordito Ibra - e, dopo il mio infortunio, ho scoperto di essere ancora un giocatore vivo. A quel punto ho pensato: smetto o continuo a giocare? Mino Raiola, il mio agente, mi ha detto: 'Troppo facile smettere in America, prova a farlo in Europa'. Così ho scelto il Milan, la sfida più difficile. Non mi interessava un poker servito, mi attirava l'impossibile. Adesso, qui, mi sento un leader: ci sono io che guido e la squadra che mi segue. Quando ero qui dieci anni fa, era tutto un altro Milan. Nel 2020 ho trovato una squadra diversa, molto giovane. Ma se ora le cose vanno bene non è solo merito mio: abbiamo lavorato molto, ci siamo sacrificati e questi sono stati i risultati. È vero che stiamo facendo grandi cose, ma è anche vero che non abbiamo ancora vinto niente. C'è voglia di fare di più. Ad esempio non mi interessa arrivare a fine anno e pensare che sono stato solo campione d'inverno...".

"Milan senza Champions, non è normale"

Ibrahimovic ha poi parlato dell'obiettivo principale da raggiungere, il ritorno in Champions League: "È ancora presto per parlarne - ha proseguito -, manca ancora tutto il girone di ritorno più due partite. E poi porsi degli obiettivi è come porsi dei limiti, io non lo faccio mai. Il secondo è il primo degli ultimi. In ogni caso, che il Milan sia fuori dall'élite così a lungo non è normale, né per la società, né per i tifosi. Con tutto il rispetto, vedo l'Atalanta in Champions e il Milan no. Non so cosa sia accaduto per sette anni, ma io sono venuto per cambiare questa situazione. E mi sembra chiaro che se non c'è stabilità nel club, non può esserci nemmeno in campo".

"Vado avanti fino a che sto bene"

Sul futuro, invece, nessuna indicazione precisa: "Vado avanti finché sto bene. A giugno scadrà il mio contratto e a quel punto parleremo con la società. Non volevo intrappolarmi in situazioni senza uscita e volevo che lo stesso valesse per il mio club, per questo motivo al mio arrivo ho firmato per sei mesi e poi ho rinnovato. Io ragiono così, sono per la libertà di scelta. Se porterò la mia famiglia a Milano? Non escludo nulla".

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"Ho fatto togliere i guanti a Kalulu"

Ibra ha poi svelato degli aneddoti su alcuni compagni di squadra e ha anche parlato del rapporto con Pioli. "Prima del suo esordio, ho costretto Kalulu a togliersi i guanti - ha raccontato Ibra -: un giovane che debutta da difensore con i guanti che figura fa? Di sicuro non mette paura agli avversari. Mi sono sempre piaciuti i difensori che accettano il duello duro e leale. In passato mi stimolava Maldini, che ora dice che all'epoca non ero così forte come adesso. Se ricordo bene, non è che vincesse tutti i duelli con me... Ora mi piace Chiellini, un animale che continua a darti la caccia. È quella la mentalità giusta. Cosa penso di Donnarumma? È il portiere più forte del mondo, ma a lui non lo dico mai. Deve continuare ad avere fame. E non è normale che non abbia mai disputato una partita di Champions League. Con Pioli c'è un buon bilanciamento dei compiti. Lui allena, io gioco. Lui mi chiede di fare certe cose, io le eseguo. Ha fiducia in me e mi dà istruzioni che mi piacciono. Ha dimostrato di essere un allenatore da grande squadra".

Il "nuovo Ibra"

In chiusura, Ibra ha indicato il nome di quello che potrebbe essere il suo possibile erede: "In Svezia non ci sono Ibrahimovic e vorrei che ce ne fossero. Anche se uno che non sembra svedese esiste e ve lo svelo: Emil Roback (attaccante classe 2003 della Primavera rossonera). Ha fisico, velocità tecnica e movimenti. Infatti il Milan lo ha preso qualche mese fa e credo che entrerà stabilmente in prima squadra".

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