Paulo Fonseca a 23: "Quando è andato via Petrachi mi sono sentito solo"

ESCLUSIVA

Lunga chiacchierata col nostro Alessandro Alciato per l'ex allenatore della Roma, che ha raccontato in esclusiva la sua avventura nella Capitale: "Lascio una squadra con identità e molti giovani per il futuro. Dzeko? Abbiamo parlato e risolto". Nessun dubbio sul momento più difficile: "Quando Petrachi se n'è andato, dovevo gestire tutto da solo". Sull'erede Mourinho: "Ci siamo scambiati un messaggio, è un grande allenatore". E sul futuro: "Mi piace la Serie A, ma valuto con calma"

Due anni nella Capitale, avventura appena conclusa e ripercorsa a "23" su Sky Sport 24. È la chiacchierata tra Alessandro Alciato e Paulo Fonseca, ex allenatore della Roma che ha raccontato: "Sono sereno e tranquillo, ho sempre dato tutto per la Roma che è sempre stata il mio primo pensiero e dei giocatori. C’è stato un grande rapporto con tutti, questo è importante". Che cosa lascia a Roma il 48enne portoghese? "Prima di tutto la consapevolezza che le scelte che ho fatto sono state per la Roma. Lascio una squadra con un’identità di calcio positivo ed offensivo, penso che sia importante dirlo: tutti dicevano che il nostro calcio era attraente. E lascio una squadra con molti giovani per il futuro".

Il bilancio di Fonseca alla Roma

"Il primo anno è stata una stagione molto positiva - spiega Fonseca -, ero arrivato con tanti giocatori e un direttore sportivo nuovo che poi ha lasciato il club. Sono onesto: Gianluca Petrachi ha fatto un grande lavoro, è un grande professionista. Mi ha appoggiato e ho imparato molto con lui. Non dimentichiamo il periodo più delicato con il cambio della società. Nella seconda stagione, fino a marzo, eravamo tra le prime quatto della classifica prima dei problemi di squadra da gestire a causa dei tanti infortuni. E in semifinale in Europa League avevamo tre giocatori in meno a centrocampo. Non è una scusa, ma è successo anche a Liverpool e Bayern Monaco quando ci sono state assenze pesanti".

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"Dzeko? Abbiamo parlato e risolto"

Inevitabile il ritorno su Edin Dzeko, protagonista di una lite dall’enorme risonanza non solo nella Capitale: "Non è il tempo di ritornare su cosa è successo, abbiamo risolto. I problemi ci sono in tutte le squadre. Io e la società gli abbiamo tolto la fascia di capitano, ma come professionisti abbiamo parlato e risolto. Abbiamo pagato quell’episodio? No, non è stato un problema per la squadra".

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"Quando ho capito che il ciclo era finito"

Un divorzio praticamente annunciato quello tra Fonseca e Roma: "Non c’è stato un momento preciso in cui ho capito che non sarei rimasto a Roma, ma con l'avvento della nuova società era facile capire ciò che sarebbe potuto succedere. Per me è un processo normale. Con Thiago Pinto, a gennaio, abbiamo parlato molto in modo diretto. Ho capito subito che questo ciclo era finito". Ma Paulo si aspettava più fiducia dalla società? "La fiducia non era la cosa importante. Il momento più difficile è stato quando Petrachi se n’è andato. Ero da solo a gestire la squadra, senza appoggio. Ho avuto un buon rapporto con Thiago e la fiducia del presidente mentre prima, quando ero solo con la squadra, è stato un problema". Un ritorno sugli errori della società, come nel caso Diawara: "Non dipendono da me, ma sicuramente sono cose che non possono succedere in una società come questa". Ed è mancato un leader alla De Rossi? "Non lo conosco bene, so che era un giocatore di personalità. Noi li abbiamo avuti i leader in spogliatoio, penso a Pellegrini e Mancini, giovani come leader del futuro. Non è stato un problema di spogliatoio, la Roma è in crescita con una società più presente e sta costruendo un futuro importante".

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Da Mourinho a De Zerbi

Conosciamo da tempo il nome dell’erede di Fonseca alla Roma, connazionale che risponde a José Mourinho: "Se L’ho sentito? Ci siamo scambiati un messaggio, lui ha avuto parole oneste nei miei confronti. È un grande allenatore e gli auguro tanto successo a Roma (per un errore tecnico questa mattina era comparsa sul nostro sito una versione differente delle parole rilasciate da Fonseca su Mourinho, ndr)". Parole importanti anche per Roberto De Zerbi, nuovo allenatore dello Shakhtar Donetsk allenato pure dall’allenatore portoghese: "Hanno fatto una grande scelta, De Zerbi è uno dei migliori allenatori italiani. Mi piace perché è offensivo, coraggioso. Il campionato è diverso, ma non ho dubbi che vincerà in Ucraina. Mi avevano chiesto consigli? No, ma se mi avessero chiesto chi poteva costruire una squadra forte, sicuramente avrei fatto il nome di De Zerbi".

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"Futuro? L'Italia mi piace"

Un gentleman come da tutti riconosciuto, Fonseca ammette: "Io sono così, non posso fare finta di essere diverso. Per me è un pregio, una cosa molto importante, oltre ai risultati c’è il rispetto. Dal giornalista ai magazzinieri tutti si meritano rispetto, così ho creato sempre un buon rapporto". C’era la Fiorentina tra le possibili destinazioni di Paulo, squadra che tuttavia si è appena affidata a Rino Gattuso: "Ci sono stati contatti ma non conta più ora, ha un grande allenatore". E cosa c’è nel futuro di Fonseca? "Ci sono stati contatti, ma serve essere sicuri delle proprie scelte. Adesso sto con la mia famiglia e voglio decidere con calma il futuro. Italia o estero? A me piace il calcio italiano, avete un modo di vivere simile ai portoghesi. Ma la mia scelta non deve essere frettolosa, penserò con criterio perché sono stati anni molto difficili e intensi giocando ogni due giorni".

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