Lazio-Roma, Sarri: "Dobbiamo lavorare ma la squadra è viva. Derby? Un onore giocarlo"

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L'allenatore biancoceleste alla vigilia del derby: "E' una delle partite più importanti d'Europa, regalare una soddisfazione al popolo laziale sarebbe qualcosa di grandioso. Siamo nel mezzo di un percorso complicato per chi come noi vuole fare un calcio collettivo. Felipe Anderson? Raramente ho allenato uno potenzialmente forte come lui"

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La Lazio si presenta al derby contro la Roma con una vittoria che manca da quattro partite: due pareggi e due sconfitte tra campionato e coppa, con l'1-1 sul campo del Torino acciuffato nel finale dell'ultimo turno. Maurizio Sarri, che all'Olimpico tornerà in panchina dopo due giornate di squalifica, ha presentato così la stracittadina in conferenza stampa: "Penso che con una buona prestazione abbiamo più chance di fare un buon risultato. La Roma è una squadra forte, questo ci porta ancora di più sulla partita con la testa. È una delle partite più importanti d’Europa. Un onore giocarla. Tutti da bambini, vedendo Lazio-Roma in tv o ascoltando alla radio la partita come quando ero piccolo io, hanno sognato di giocarla. Ora ci siamo, giochiamola. Partita della svolta? Lo spero, però è un errore vedere le esperienze passate pensando che si possano ripetere. Ogni ambiente e ogni squadra hanno certe caratteristiche, le evoluzioni di una squadra non sono replicabili e controllabili. Gli aspetti che incidono sono migliaia, solo qualche decina è sotto la conduzione dell’allenatore. Le altre sono incontrollabili. Spero che la scintilla scatti stasera, domani può essere già tardi".

"Dare una soddisfazione al popolo laziale sarebbe grandioso"

Sarri ha proseguito, parlando dell'ambiente che si respira intorno a questo derby: "È una partita che mi intriga tantissimo, poter dare una soddisfazione al popolo laziale sarebbe qualcosa di grandioso. Quello che sbagliano i giornalisti però è che la pressione mediatica spesso non è la stessa interna di una persona. Io la partita in cui ho sentito più pressione è stata un Sangiovannese-Montevarchi in Serie C, una rivalità centenaria anche con qualche morto nel dopoguerra, da come mi hanno detto. La pressione mediatica non corrisponde sempre alla pressione interna di una persona. Le sensazioni sono diverse, intime, dipendono da qualcosa che si ha nell’anima. Ma questa è sicuramente una partita che dentro lo stomaco qualcosa ti muove, lo senti, lo percepisci. Non è una partita normale, ma qualcosa di molto di più. Un piacere giocarla, sarebbe bello giocarla al 110% delle proprie possibilità".

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"Percorso complicato per chi vuole fare un calcio collettivo"

L'allenatore biancoceleste ha analizzato il momento della sua squadra, con una vittoria che manca ormai da un mese: "La partita di Milano, a livello di spogliatoio, può aver lasciato qualche scoria. È plausibile. La squadra ha fatto bene le prime due gare, a Milano è stata in grande difficoltà, qualcosa dentro è chiaro che può essersi rotto. Ma è normale perdere delle partite, le reazioni devono esserci. Io in allenamento non vedo una squadra spenta, ma bella viva, si allena bene. C’è qualcosa che ci impedisce di giocare al 100%, anche a livello tecnico. La percentuale dei passaggi riusciti non è quella di una squadra che vuole stare nell’alta classifica. Dobbiamo migliorare in tutto, è un percorso, in questo momento i giocatori sono più propensi a pensare al movimento da fare che a giocare a calcio. Questo li blocca un attimo. Non è la play station, ma calcio vero, con 25 cervelli. Il percorso è complicato per chi vuole fare un calcio collettivo come noi. Qualche squadra ci mette meno tempo, qualcun altra più tempo, alcune invece non ci riescono mai. Noi speriamo di essere tra quelli che ci riescono e di metterci il minor tempo possibile. Tutto questo negativismo che sento aleggiare attorno a noi mi sembra eccessivo, abbiamo le stesse medie dello scorso anno".

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"Raramente ho allenato uno forte come Felipe Anderson"

Infine, Sarri ha analizzato il momento di alcuni singoli: " Nell’attacco all’area di rigore Pedro ha qualcosa di più rispetto a Felipe Anderson, che non sempre segue l’azione. Io vi posso dire una cosa, ho allenato tanti giocatori forti, ma uno potenzialmente forte come Felipe l’ho allenato raramente. Ha doti straordinarie, le ha tirate fuori in piccola parte. Deve avere una crescita nella convinzione e nella cattiveria, perché veramente altrimenti è uno spreco di talento. Lui può essere un crac a livello internazionale".

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