Ibrahimovic: "Farò di tutto per vincere lo scudetto. Il ritiro mi fa paura..."

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L'attaccante del Milan a Radio Deejay: "L'ultima volta ho deciso di prolungare il contratto senza parlare con mia moglie. Ho paura del ritiro".  Sul Pallone d'Oro: "Vincerlo sarebbe stato bello, così come per la Champions. Questo però non cambia il giudizio sulla mia carriera". E sul ruolo nello spogliatoio: "Sento la responsabilità verso i più giovani. Quando sono arrivato al Milan, Leao non correva. Non riuscivo a trovare un contatto mentale con lui. Ora è esploso"

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"L'ultima volta ho deciso di prolungare il contratto senza parlare con mia moglie. Ho paura del ritiro, ogni volta che si avvicina prolungo contratti così continuo a giocare". Parola di Zlatan Ibrahimovic. Ospite di Radio Deejay, l'attaccante del Milan si concentra su presente e futuro. Inevitabile partire dall'eliminazione dalla Champions League: "Siamo delusi - ammette Ibra - mi spiace tanto, faremo tutto per vincere lo scudetto. Nel fallimento c'è anche il successo. Ora cresciamo, ne facciamo esperienza e guardiamo avanti".

"Pallone d'Oro? Il giudizio sulla mia carriera non cambia"

La Champions, competizione che Ibra non ha vinto in carriera. Come il Pallone d'Oro: "Perché non ho mai conquistato il Pallone d'Oro? Non dipende da me. Vincerlo sarebbe stato bello, così come per la Champions. Questo però non cambia il giudizio sulla mia carriera" sottolinea, ripercorrendo le tappe da calciatore. "Ho avuto la fortuna di giocare con grandi giocatori, grandi squadre, vivere in paesi diversi, poi qualcosina l'ho vinta".

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"L'Italia è la mia seconda casa"

Il viaggio nel calcio di Ibrahimovic è partito dall'Olanda, prima di passare per la Serie A: "L'Italia mi ha fatto iniziare ad essere chi sono oggi - spiega - sono molto grato all'Italia. L'Olanda è una scuola di talenti. L'Italia è la mia seconda casa dopo la Svezia". E nel calcio italiano ci sono anche tanti amici: "Gattuso è una grande persona, mi stimolava tanto e mi dava la carica. In campo dava il 200% in ogni allenamento, quella è la mia filosofia". Prima del ritorno in Europa, invece, Ibra ha provato anche l'esperienza del calcio negli Usa: "Giocavo a calcio in spiaggia con i ragazzini, potevo sentirmi più normale. In Europa è un'altra storia" ricorda. "Il futuro del calcio negli States? Secondo me loro puntano tanto sul marketing e poco sul talento. Non pensano a creare giovani. In due anni gli ho fatto vedere io come si gioca a calcio. Quando sono andato via, gli ho detto che potete tornare a giocare a baseball".

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"Quando sono arrivato al Milan, Leao non correva"

Ibra riconosce anche il suo ruolo di chioccia all'interno dello spogliatoio: "Prima della partita mi carico ma con gli anni so cosa mi serve per caricarmi. Ora sento di più la responsabilità nei confronti dei miei compagni di squadra. Parlo tanto nello spogliatoio e anche in campo. Però occorre che anche loro prendano le loro responsabilità". Concetto ribadito anche al ritorno al Milan, a gennaio 2020. Con un esempio su tutti: "Leao - risponde l'attaccante - quando sono arrivato non correva. Non riuscivo a trovare un contatto mentale con lui. Nel ritiro però ha fatto tutto da solo: è esploso". 

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"Futuro da ds, perchè no?"

"I genitori di oggi mettono troppe pressioni sui figli" è un altro concetto espresso da Ibra. "Su di me nessuno ha messo pressione, sono così focalizzato perché ci sono state conseguenze per tutto quello che ho fatto. Ero estremamente concentrato sul calcio. Poi ero visto come lo straniero in Svezia, questo mi spingeva a dare sempre di più. Se hai voglia e credi in te stesso, puoi diventare quello che vuoi". Con le idee chiare sul futuro: "Direttore sportivo? Perché no. Moggi e Galliani sono figure che hanno contribuito a forgiare la mia mentalità. Secondo me per prendere devi dare qualcosa. Quando entri nello spogliatoio, devi dare tutto in allenamento. Poi fuori si scherza quanto vuoi".