L'attaccante del Cagliari parla della possibilità di vestire la maglia azzurra su La Gazzetta dello Sport: "Legame fortissimo con l'Italia, quello che sono diventato lo devo a questo Paese. Sono già contento che si sia pensato a me, anche se non dovesse succedere nulla: vivo alla giornata. Cagliari è casa mia"
"La possibilità di giocare con la Nazionale italiana è stata un colpo, è come fosse nato qualcosa dentro. Tutti voi sapete quanto è forte il mio legame con l’Italia. Quel poco che sono diventato lo devo a questo Paese". Joao Pedro, attaccante del Cagliari, commenta così su La Gazzetta dello Sport la possibilità di essere convocato dal Ct azzurro Roberto Mancini per i playoff di marzo 2022, che valgono la qualificazione ai Mondiali del Qatar. "L’Italia vale il Brasile - ammette il 29enne, sposato con una ragazza italiana e già in possesso da quattro anni della cittadinanza - qui ho trovato Ale e sono nati i miei figli. Sono già contento che si sia pensato a me, anche se non dovesse succedere nulla: vivo il momento. Non penso al domani, ma solo all’oggi".
"Cagliari è casa mia"
Nell'ultimo turno di campionato, contro il Torino, Joao Pedro ha fatto gol in rovesciata. Ricordando un gol segnato nel 1970 al Vicenza da una bandiera del Cagliari come Gigi Riva. "L’ho conosciuto. E’ stato un campione, io sono stato fortunato - replica - di Cagliari amo la gente, l’aria pulita, il maialetto che se la gioca con la mia amata Picanha, è casa mia". In Sardegna da otto anni, Joao Pedro spiega i segreti della sua crescita: "Ho messo in casa una mini palestra, sono collegato 24 ore su 24 con Luis, il mio preparatore. Aver giocato in tanti ruoli mi aiuta". Ad averlo voluto in attacco è stato però Rolando Maran: "Io facevo il trequartista e pensavo fosse il mio ruolo. Ho seguito tanto Pavoletti e imparato da lui, soprattutto sul modo di colpire di testa".
leggi anche
Mancini: "Sorteggio duro, ma sono fiducioso"
"Infanzia povera, ricordo l'arrivo a Palermo"
La prima tappa italiana è stata però Palermo. "Viaggiai con l’agente di allora da Belo Horizonte a Lisbona, scalo a Roma e quindi Palermo - sono le parole di Joao Pedro - ricordo il mare e la pasta al ragù. La mangiai per due mesi di fila. Tanto che ora non la mangio più. Avevo 18 anni, ma da quando ne avevo 13 ero fuori di casa. Mi prese l’Atletico Mineiro, un bel settore giovanile, studiavo lì". Ma il calcio era la passione più grande: "Ero bravo in matematica ma avevo in testa solo il calcio: o il calcio o niente. Ho sofferto, infanzia povera: è stata dura". Dopo l'esordio in Europa League con i rosanero, Joao Pedro ha ripreso la valigia in mano: Portogallo, Uruguay, di nuovo in Brasile, al Santos.
"Squalifica per doping, ho pensato di lasciare"
In viaggio. Sempre con Alessandra, conosciuta a Palermo: "Lei è stata fondamentale in quegli anni difficili". Quando Joao Pedro è passato anche per la mazzata del doping: "Ho pensato di non giocare più - ammette - allenavo a casa da solo e lavoravo per dimostrare la buona fede. C’è stata sempre Ale, ma anche il Cagliari. Quando mi hanno fatto capitano, mi hanno chiamato Di Francesco e il presidente Giulini. Sento una responsabilità enorme". Il presente è l'Inter, prossimo avversario domenica sera a Milano. In nerazzurro c'è un ex Cagliari come Nicolò Barella: "Non lo sento dall’estate e parlammo di basket, di Nba. Nico è un ragazzo stupendo che si merita tutto".