Juventus-Vlahovic, cosa c'è dietro il momento no dell'attaccante bianconero

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Giovanni Guardalà

Giovanni Guardalà

Non segna da 3 gare, sostituito regolarmente da 4, la sua immagine in panchina a Genova riflette alla perfezione il suo momento. Per l’attaccante la finale di coppa Italia diventa un crocevia

Chiamarla crisi sicuramente è esagerato, ma che nelle ultime settimane Dusan Vlahovic abbia avuto una netta involuzione non ci sono dubbi. Arrivato sorprendentemente durante il mercato di gennaio (con 20 gol fra campionato e coppa Italia con la maglia della Fiorentina), Vlahovic ha subito fatto sognare i tifosi presentandosi con un gran gol all'esordio contro il Verona e un paio di settimane dopo con un altro a 30 secondi dal suo esordio in Champions League contro il Villarreal. Un inizio di Juve così forse nemmeno lui lo avrebbe immaginato.

Le parole di Allegri

Allegri aveva sempre predicato calma, convinto che le difficoltà sarebbero arrivate. Per il peso della maglia, per il fatto di giocare ogni 3 giorni, per le pressioni che si hanno quando si gioca in una realtà come la Juventus e perché gli avversari ti conoscono sempre di più e adottano le contromisure. E infatti, settimana dopo settimana, Vlahovic ha perso quella che era la sua spensieratezza delle prime partite. 

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Segni di nervosismo

Troppo spesso annullato, a volte nervoso, alla ricerca della soddisfazione personale più che a quella di squadra. Anche dopo la sostituzione le telecamere lo hanno beccato con quell’espressione un po' così che aveva lui sulla panchina a Genova, parafrasando il testo di Paolo Conte. 

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Una notte per riscattarsi

Vlahovic non segna da 3 partite di fila, cosa che in questa stagione non era mai successa, in campo fa fatica a trovare la posizione e soprattutto la serenità che serve a un attaccante. A tutti, anche ai più grandi è capitato di vivere situazioni del genere e i grandi attaccanti sanno sempre come uscirne. Vlahovic ha l'occasione per farlo nella serata più importante della magra stagione della Juventus. Mercoledì allo stadio Olimpico nella finale di coppa Italia contro l'Inter. Per evitare che poi si inizi davvero a parlare di crisi

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