La più preziosa eredità di Sinisa Mihajlovic

il ricordo
Veronica Baldaccini

Veronica Baldaccini

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Oggi la camera ardente al Campidoglio, domani mattina i funerali alla basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri in Piazza Esedra a Roma. L’eredità di Sinisa Mihajlovic è in ogni suo ricordo letto o ascoltato in questi giorni. Come un cristallo che si spezza e lascia schegge di memoria a beneficio delle future generazioni 

LA CAMERA ARDENTE IN CAMPIDOGLIO

I FUNERALI DI SINISA MIHAJLOVIC

Guardiamoci attorno, ci sono schegge di Sinisa Mihajlovic ovunque in questi giorni, luminose e pungenti, com’era lui. Frammenti della sua vita che entrano sotto pelle e ci fanno intuire il dolore di questi ultimi tre anni, le gioie di quelli prima, l’intensità di una vita intera. 

Era un uomo di cristallo

Duro e fragile, brillante, soprattutto trasparente, ma il suo calice era pieno di vita. Lo sospettavamo, ne abbiamo avuto la certezza. Quando il cristallo si frantuma non lo fa in modo arbitrario, segue delle linee visibili anche prima di infrangersi, strappi e fenditure tenute insieme dalla forza della materia. Così è stato per Mihajlovic: ogni scheggia, anche la più piccola che in questi giorni ha rigato le pagine, raschiato le immagini, graffiato le voci di chi lo ha conosciuto nel profondo, ci racconta un po’ del Sinisa tutto d’un pezzo tenuto insieme dalla forza dell’amore, sin da quando era un bambino che giocava nella guerra.

Il calciatore e l’allenatore

Il calciatore era ruvido e leale, acuto, resiliente. Semplicemente forte. L’allenatore era tosto e sarcastico, il primo avversario della compiacenza, sempre di spalle all’ipocrisia. Uno di quelli a cui talvolta hai timore nel fare una domanda, ammettiamolo, ma che può inaspettatamente disarmarti con un sorriso sincero. Sincero, ecco, a volte troppo per il laboratorio di chimiche che è il calcio, in cui si misura tutto, comprese le parole. Quel bilancino Mihajlovic non lo ha mai avuto né voluto. Non c’era calcolo, non c’era strategia, la tattica era sempre una questione di campo. Professionista esagerato, non aveva bisogno di statistiche per studiare i suoi giocatori, gli bastava il suo occhio e al massimo il compasso del suo cuore: puntava e girava, chi stava dentro la sua linea forse non era un campione ma di sicuro una persona vera. 

L’eredità di Sinisa

Ecco perché quei pezzi di cristallo, taglienti e trasparenti, oggi ci auguriamo che. come schegge impazzite, pungano tanti giovani allenatori e ci restituiscano un po’ di Mihajlovic, qua e là, in tanti campi, in qualunque categoria. Narcisi quando c’è da indossare una giacca tartan, non quando c’è da far giocare la squadra. Che dicano spesso quello che pensano, che pensino sempre quello che dicono, ma che non abbiano mai paura di ciò che dicono perché chissà gli altri cosa pensano. Che preferiscano le citazioni agli slogan. Che non seducano i tifosi ma li conquistino davvero. E che trabocchino carisma, come da una coppa di cristallo. Quella di Mihajlovic ne era colma, tracimava. Quanto ne abbiamo bisogno di quella personalità che cattura, di quella forza che scuote, di quell’aura che ispira e trascina. Vederla riverberare ancora, in qualche scheggia di Sinisa, sarebbe la più preziosa delle eredità.