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I due venerdì 17 di Max

esonero allegri

Paolo Aghemo

Il crepuscolo di Max. Dentro l’ultima coppa Allegri ha buttato rabbia e rancori. Ma una storia di 8 anni non può ridursi a quella di una notte, e nemmeno ai due venerdì 17 (nel 2019 e nel 2024) che gli sono costati i due esoneri della carriera in bianconero. 

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Tra il post partita dell’Olimpico e l’era Allegri alla Juventus c’è la differenza che passa tra la cronaca e la storia. Ci sono altri undici trionfi da raccontare e altre urla da ricordare, comprese quelle di gioia e quelle per dare una scossa all’ambiente e alla squadra nei momenti di difficoltà. 

Il lancio del cappotto

Quello a Modena contro il Carpi mentre la Juve rischiava di prendere il pareggio nei minuti finali è diventato un simbolo della sua gestione: calma, si, ma antenne sempre dritte in difesa. Addirittura, è diventata una filosofia l’immagine del “corto muso” ripresa dall’ippica e tirata fuori in un dopo partita a Ferrara: conta essere davanti alla fine, senza bisogno di vincere con 10 punti di vantaggio. 

La fine come l’inizio

Curioso che la storia bianconera di Allegri sia iniziata nello stesso modo con il quale è finita: tra tensioni ed insulti. Il 16 luglio 2014 i tifosi sono inferociti per la scelta dell’ex allenatore dei rivali del Milan dopo l’addio di Conte e al suo arrivo a Vinovo insieme ad Andrea Agnelli prendono a calci la macchina del presidente. 

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"Se volete divertirvi andate al circo"

Allegri prende in mano una Juve già vincente e che viene rinforzata ad ogni mercato: da Pjanic a Khedira, fino a Mandzukic, Tevez, Dybala e Higuain. La società investe ed è in fase espansiva. Allegri gestisce al meglio i campioni. Le discussioni sul gioco e lo spettacolo restano sullo sfondo perché la Juve domina in Italia e arriva due volte, con pieno merito, in finale di Champions. "Se volete divertirvi andate al circo", altra frase storica di Max. 

L’era Ronaldo

L’obiettivo è vincere la coppa così nel 2018 arriva Cristiano Ronaldo. In 5 anni Allegri vince 5 scudetti, 4 coppe Italia e due supercoppe italiane, ma la Champions resta un tabù. In società si pensa che il nuovo corso del calcio europeo imponga un cambio. Sarri non entra in empatia con l’ambiente, Pirlo è sedotto e abbandonato. Vince la nostalgia. Agnelli richiama Allegri. Ma i costi delle stagioni precedenti e il Covid pesano sui bilanci in profondo rosso. CR7 saluta. 

L’Allegri bis

Dai super acquisti in serie si passa al lancio dei ragazzi di Vinovo. Nella prima parte dell’Allegri bis la Juve perde due finali, Coppa Italia e Supercoppa. Poi inizia la tempesta. La società è travolta dalle inchieste giudiziarie. Cambiano presidente e dirigenza. Elkann investe Allegri del ruolo di riferimento tecnico. Comanda lui. Riesce a tenere insieme il gruppo compattando l’ambiente intorno alla squadra, che per la penalizzazione e la squalifica Uefa è fuori dalle coppe. 

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L’arrivo di Giuntoli

La proprietà sceglie Giuntoli per ricostruire, non una soluzione interna con Max al centro del progetto. L’ultimo anno parte con l’illusione scudetto, ma il ko a San Siro con l’Inter fa crollare tutto. Sconfitte e critiche aumentano. Come il nervosismo di Allegri. Elkann dà carta bianca a Giuntoli. L’allenatore si sente abbandonato, ha già capito che le voci su Thiago Motta sono vere. Sa che la Juve pensa a un futuro senza di lui. A Roma vince il trofeo numero 12 in una notte piena di rabbia.  C’è invece la massima pace fuori dalla Continassa mentre lascia il centro sportivo. Con calma, verrà anche il tempo dei bilanci.  Ma è già chiaro che nella storia della Juventus Massimiliano Allegri resterà, perché i risultati non si cancellano.