Estate 2010: un Milan praticamente fermo sul mercato si scatena negli ultimi giorni e centra il colpo Zlatan pagandolo un terzo del suo valore reale. Come fece? Grazie agli screzi con Guardiola e a un piano ideato da Mino Raiola
Li chiamavano “i giorni del Condor”. Gli ultimi del mercato, quando Adriano Galliani si gettava in picchiata sui suoi veri obiettivi, portando sempre a casa il colpaccio. Nell’estate del 2010, però, il Condor si superò. L’annuncio ufficiale arriva il 28 agosto alle 21.27: “Zlatan Ibrahimovic è un giocatore del Milan. Abbiamo definito con il Barcellona un prestito con diritto di riscatto a 24 milioni di euro”. Un capolavoro di mercato.
60 milioni risparmiati?
Capolavoro sotto tutti i punti di vista: economico, tecnico, tattico. Solo un anno prima, per portare in blaugrana Ibra, c’erano voluti quasi una cinquantina di milioni più il cartellino di Samuel Eto’o, valutato 20. Allora il colpaccio l’aveva fatto Moratti, cedendolo. Un’estate dopo, al termine di una stagione in cui lo svedese ha comunque fatto ottime cose, Galliani lo riporta in Italia pagandolo poco più di un terzo e per di più in tre comode rate. Una svalutazione figlia dei conflitti con Pep Guardiola e dell’abile guerra fatta da Ibra e dal suo procuratore, Mino Raiola, al club. Tanto che il Barça, esasperato e temendo per i suoi delicati equilibri, preferisce perderci pur di liberarsene. Non lo ammetteranno mai, rigirando la frittata e parlando di un “risparmio di circa 60 milioni” per le casse blaugrana.
"Puntiamo sul Milan"
Ma come andarono esattamente i fatti? Non era stata un’estate ricca di soddisfazioni per i tifosi del Milan, fino a quel momento: Amelia, Yepes, Papastathopoulos e Boateng, affidati al neo-allenatore Allegri, non sono nomi in grado di accendere l’entusiasmo. Da Barcellona, però, arrivano voci di un divorzio ormai certo tra Zlatan Ibrahimovic e il club. E il Condor inizia a volteggiare, silenzioso. Sonda il terreno con l’amico Raiola, che nel frattempo deve trovare una sistemazione al suo assistito al quale è chiaro che Guardiola non l’avrebbe fatto giocare “nemmeno se avessi imparato a volare”, come dirà lo stesso Ibra. C’è in ballo il Manchester City con i suoi sceicchi, ma quando Zlatan sente la parola “Milan” si illumina: “Stavo per compiere ventinove anni, non avevo tempo per piani a lungo termine, e i soldi non sono mai stati la cosa più importante. Volevo andare in una squadra che potesse diventare forte subito, e nessun club in Europa aveva la tradizione del Milan. Puntiamo sul Milan, dissi”. Bisogna solo ideare il piano giusto per permettere ai rossoneri di comprarlo, abbassando il costo del cartellino, ma a quello ci pensa Raiola, con un bluff d’autore.
Un bluff Real
Fingendo un grande interesse di Mourinho, allenatore del Real Madrid, per Ibra, chiede al presidente Rosell la cessione del suo assistito ai nemici storici. “Impossibile”, la risposta di Rosell. “Qualsiasi squadra, ma non il Real”. Per giorni Raiola continua a martellare, “O il Real o niente”, sapendo che il presidente è praticamente costretto a vendere Ibrahimovic, a meno che non voglia mettere alla porta Guardiola, cosa impossibile dopo tutti i successi ottenuti dall’allenatore con il club. Inizia una partita che si gioca su due piani, uno alla luce del sole chiedendo la cessione al Real e l’altro dietro le quinte, informando Galliani degli sviluppi. Intanto era iniziato il countdown del mercato e più passava il tempo più Rosell si vedeva costretto ad abbassare le sue pretese, in cambio di una destinazione diversa dalla Casa Blanca. “Cercò fino all’ultimo di ricavare il più possibile da me”, raccontò poi Ibra. “Voleva cinquanta, poi quaranta milioni di euro. Ma Mino continuò il suo abile gioco”. “Trenta, allora?”, l’ultima offerta del presidente. Ci siamo: Raiola finge di rinunciare a malincuore al Real Madrid, esce dalla stanza e chiama Galliani: “Ora tocca a te”.
Condor fino all'ultimo
A causa della cattiva gestione di Guardiola, il prezzo di Ibra era sceso di almeno 40 milioni dopo una stagione da 22 reti e 15 assist. “Sappiate che sto facendo il peggior affare della mia vita”, dichiarò Rosell con la penna in mano. E poi firmò. A Milano, intanto, Berlusconi volle essere il primo a comunicare alla squadra il grande affare, quello che le farà fare il salto di qualità che varrà lo Scudetto. “Mi hanno ridato il sorriso”, le prime parole dell’Ibra rossonero. “Vado via con grandi motivazioni per fare ancora meglio, farò di tutto per vincere col Milan. È uno dei più forti club al mondo, ancora più grande del Barcellona”. Galliani, intanto, è di nuovo al lavoro: tre giorni dopo, sempre in collaborazione con Mino Raiola, il Condor acquisterà sottocosto anche Robinho dal Manchester City (18 milioni di euro). Chissà se anche in quel caso “il gatto e la volpe” avranno bluffato. Sembra quasi di sentirlo, il furbo Mino: “O il Manchester United o niente…”.