Abbiamo guardato nel futuro immaginando cinque scenari per il ritorno di Mario Balotelli in Serie A nella prossima stagione, dopo la scadenza del contratto con il Nizza
Nonostante sarebbe stato bellissimo, e nonostante se ne sia parlato, nessuna squadra italiana ha deciso di riportare Balotelli in Italia già a gennaio. Questo non significa che il suo ritorno non sia possibili in estate, quando il suo contratto con il Nizza e si potrà prendere Supermario a condizioni vantaggiose. Abbiamo immaginato quindi cinque possibili destinazioni.
Il 25 giugno 2017, con una settimana d’anticipo sull’apertura della finestra estiva di mercato, Balotelli ha annunciato che sarebbe rimasto al Nizza per un altro anno. Sul comunicato stampa pubblicato dal club si leggeva che il giocatore «ha compiuto un considerevole sforzo finanziario per continuare la sua avventura al Nizza, privilegiando l’aspetto sportivo e la scelta di cuore». Da ormai un paio d’anni Balotelli sta vivendo una condizione di precarietà contrattuale inusuale per il professionismo ad alti livelli, firmando contratti della durata di un anno con il Nizza che, d’altra parte, gli garantiscono la possibilità di imboccare una via d’uscita rapida nel caso in cui arrivino offerte migliori, ma anche un’assicurazione contro il rischio che le cose vadano male. Le cose, però, a Nizza stanno andando molto bene per Balotelli. Nei diciotto mesi in Costa Azzurra ha segnato 35 gol in 52 presenze, uno ogni 112 minuti. Ne ha realizzati 26 con il piede destro (di cui 9 su rigore), 6 con il sinistro, 3 di testa. Ha realizzato gol molto diversi tra loro: conclusioni potentissime, colpi di testa in mischia, inserimenti profondi, tagli sul secondo palo.
A tratti, Balotelli ha continuato a dare l’impressione di essere l’attaccante piu forte al mondo in un calcio che non esiste, su misura per lui, un calcio in cui bisogna solo tirare in porta (la controprova è un evento organizzato dalla Puma, nel 2014: Balotelli è un fascio di muscoli e fianchi stretti, affronta Reus e Fàbregas in una serie di prove in cui bisogna solo calciare forte un pallone sparato da una macchina, e le vince tutte con relativa facilità). Forse per questo motivo, continua a tirare molto: 4.3 volte ogni 90 minuti, e molto spesso da fuori area (57%). Piuttosto che affinare il senso di responsabilità, ha lavorato sulla contestualizzazione: in Europa League (5.7 tiri), si lascia andare molto più che in Ligue 1 (4.1 tiri). Del resto, anche escludendo i rigori, centra la porta nel 55% dei casi e segna nel 15%, valori molto al di sopra della media.
Pochi mesi fa ha detto di essere felice, che nel momento in cui ha firmato non poteva immaginare che si sarebbe trovato così bene e che sulla scelta del rinnovo ha influito tantissimo la spinta di Lucien Favre. Lo svizzero sembra far parte di quel ristretto club di allenatori che hanno “capito Balotelli” e si coccola il suo centravanti: «Mario ha bisogno di supporto, ha bisogno che qualcuno gli parli, e ha bisogno che i giocatori gli stiano vicino, perché conosce bene il gioco e sa come essere decisivo».
L’ultima volta che gli hanno chiesto se gli mancasse l’Italia, Balotelli ha risposto con un secco «No, per niente. In questo momento non tornerei mai in Italia, non ho nessuna nostalgia» - rivolgendosi poi direttamente verso il giornalista, «E il motivo dovresti conoscerlo anche tu». Raiola, però, a maggio ha detto che c’erano «possibilità per lui in Italia», ed è facile che ce ne siano ancora, soprattutto se dovesse scegliere di non rinnovare il contratto con il Nizza a fine stagione. Sarebbe bello che il nostro campionato recuperasse un attaccante capace di grandi gol e grandi hashtag.
Per invitare le società a prendere in considerazione l’ipotesi, abbiamo immaginato cinque scenari diversi per il 2018/2019 di Balotelli.
1. Il clamoroso ritorno all'Inter
Sono passati tre anni e mezzo da quando Osvaldo ha tirato un cazzotto a Mancini al termine di un concitato Juventus-Inter. Da quello scontro, cui seguì la cessione forzata dell’argentino, Icardi ha giocato senza una riserva di ruolo che potesse dargli il cambio. Nelle poche partite in cui l’Inter ha dovuto farne a meno, si sono alternati Palacio, Éder e Jovetic, restituendo per motivi diversi una comune sensazione di inadeguatezza. Il ritorno della squadra in Champions League alla fine della stagione 2017-18, con conseguente aumento delle partite stagionali, costringe la dirigenza a colmare questo storico vuoto nelle rotazioni. L’opportunità di riportare a casa lo svincolato Balotelli a un costo relativamente contenuto si presenta irrinunciabile: così, nonostante le resistenze ambientali, Sabatini decide di assecondare il recondito gusto per l’azzardo e chiude l’accordo dopo qualche giorno di trattativa. «È un acquisto che ci torna utile anche per le liste», sarà costretto a puntualizzare Ausilio davanti alla stampa.
Nel frattempo la Curva Nord manifesta il suo dissenso in rima baciata. Alla prima di campionato, sul secondo anello verde campeggiano striscioni che recitano: «I nostri colori hai disonorato / per noi sei finito come il patriarcato», oppure «Traditore, la curva non dimentica / ti sei condannato a un’esistenza inautentica». Balotelli rimane in panchina per tutta la partita. Subito dopo, Spalletti prende con fermezza le difese del giocatore, insistendo a ricordare che «Mario ha delle componenti tecniche di grande valore, su cui noi si può sicuramente intermediare per ricavare un profitto poi più in là nel tempo», concludendo con una metafora sul grasso del brodo di pollo e sull’ebollizione a fuoco lento che nessuno dei giornalisti in sala capisce.
Alla fine, consumatosi il teatrino, il titolare rimane Icardi e Balotelli ne raccoglie dignitosamente il testimone. Segna 7 gol tra tutte le competizioni, il più importante dei quali allo Juventus Stadium, risolvendo di puro istinto una mischia finale che consegna il pareggio all’Inter. Nel mese di marzo, durante la celebrazione dei 111 anni di storia dell’Inter, viene annunciato davanti al pubblico di San Siro l’inserimento di Massimo Moratti nella Hall of Fame nerazzurra. Balotelli abbandona lo spogliatoio e corre ad abbracciarlo, mentre Moratti scoppia in un pianto commosso.
2. La nuova vita di Balotelli a Napoli
Il 1 giugno 2018 il mercato si apre con una notizia traumatica per il Napoli: il Real Madrid ha deciso di sbloccare la clausola rescissoria da 28 milioni di Mertens, che accetta di andare a giocarsi la più grande opportunità della sua carriera. De Laurentiis non si mostra preoccupato, e annuncia ai tifosi che l’attacco sarà consegnato nelle mani di Milik, reduce da un discreto Mondiale. Per completare il reparto, pensa allo svincolato Balotelli, che lo aveva lusingato con quel «ci andrei» buttato in mezzo a una diretta Instagram. Nei due anni al Nizza, Balotelli ha imparato a convivere all’interno di una squadra che attacca in velocità e preferibilmente con la palla a terra. Non è esattamente un giocatore di sistema, ma si disimpegna bene nei movimenti in appoggio richiesti, e ha una sufficiente tecnica di base per non sfigurare nel contesto. Dopo una serie di buone prestazioni nel pre-campionato, Sarri si dice soddisfatto, poi sottolinea con una risata che prima di convincerlo a giocare a uno/due tocchi deve superare ancora qualche resistenza.
Un altro aspetto del gioco che Balotelli fatica ad assorbire è la costanza nel tenere la squadra corta in venti metri, per questo Sarri gli ritaglia un ruolo da riserva di lusso, per gli ultimi venti minuti di partita: se il Napoli deve segnare, può campeggiare sulla trequarti avversaria senza troppi patemi; se il Napoli deve difendersi, può permettersi di tenere il pallone sotto la suola e mandare fuori di testa gli avversari. Mario sembra sinceramente felice. La coppia Balotelli-Insigne diventa oggetto di culto, finisce sulle cover degli smartphone, ovviamente nel presepe, e persino in Nazionale, nel nuovo ciclo guidato da Andrea Pirlo.
Ad agosto, Balotelli gira per Puma un video tra le strade di Scampia, accompagnato da un freestyler (l’ultima volta che ci era stato, era finita con un’audizione in tribunale). Qualche mese dopo, nel giorno di san Raffaele, compare vestito da parroco nel nuovo video di LIBERATO, ambientato nel castello delle cerimonie della famiglia Polese.
3. Come starebbe Balotelli in bianconero?
Quando se n’era parlato a gennaio, nessuno ci aveva veramente creduto: la notizia era filtrata inizialmente dalla redazione online del tabloid britannico The Sun, che non si era neanche preso la briga di accreditare l’anticipazione con un vago «secondo una fonte interna». Lo stesso Marotta aveva parlato apertamente di «bufala» (ultimo rimasto a non rifugiarsi nell’anglicismo fake news!), eppure a giugno è successo davvero: alla scadenza del contratto con il Nizza, Balotelli ha firmato per la Juventus. Non un quinquennale, come aveva erroneamente scritto il Sun, ma il terzo contratto annuale consecutivo. Balotelli diventa così il decimo giocatore ad aver vestito in carriera le maglie di Inter, Milan e Juventus, come sottolineano le puntualissime slideshow che appaiono sui siti dei quotidiani nazionali. Quando arriva a Torino, gli opinionisti si chiedono quanto spazio possa trovare in un attacco già zeppo di stelle, e i dubbi si rivelano fondati: nelle imperscrutabili rotazioni di Allegri, Balotelli non gioca veramente mai.
In un articolo uscito su un sito web sconosciuto ma rilanciato praticamente da tutti, viene rivelato che l’acquisto è legato alla trattativa Pogba-Manchester United, rivelando che Raiola aveva inserito tra le numerose commissioni anche una clausola «money in the bank», che gli permetteva di forzare in qualsiasi momento la mano con la Juventus in caso un altro dei suoi assistiti non fosse riuscito a trovare squadra: in caso di bisogno, a parametro zero, la Juventus sarebbe stata obbligata ad assumere un giocatore a scelta di Raiola. L’indiscrezione, ovviamente, non trova conferme, ma Allegri commenta seccata quando gli chiedono che ne pensa: «Fa panchina Dybala, fa panchina Douglas Costa, continuerà a far panchina anche Balotelli».
Nel frattempo, Balotelli appare imperturbabile. Approfitta del tempo libero per aprire un canale Twitch in cui commenta in streaming le sue partite a Fifa 18, una pratica diffusa tra gli sportivi americani, di cui diventa assoluto precursore in Italia. Ci mette poco a diventare un beniamino della community e ad attrarre nuovi iscritti alla piattaforma, che per questo lo premia con un contratto di sponsorizzazione. A fine stagione, qualche settimana dopo aver celebrato il suo quarto scudetto italiano, vola a Toronto per presentare da ospite speciale le finali della eWorld Cup, la coppa del mondo per appassionati di Fifa 19. Poi il Nord America gli piace e decide di restarci.
4. Pazza idea Balotelli alla Roma
Breve ma esaustivo elenco di giocatori “di mezza età” a cui Monchi ha fermamente creduto di poter regalare una seconda giovinezza: Reyes, Seydou Keita, Banega, Bacca, Vázquez, Jovetic, Ganso, Poulsen, Medel, Gameiro. Tutti sono bravi a fare plusvalenze con i ventenni, il genio diabolico sta nel farle con i ventottenni. Per la Roma, che a gennaio ha perso Dzeko, e con lui il posto Champions, e deve ripartire tra i tiranti del Fair Play Finanziario, Balotelli sembra il profilo ideale. Monchi riesce a bruciare la concorrenza formulando un’offerta da due milioni, nonostante mancassero pochi giorni alla scadenza del contratto. L’operazione è in realtà finalizzata a portare a Roma anche Jean Seri, il grande colpo dell’estate giallorossa, che è molto amico di Mario (e può vantare la balbuzie più deliziosa del mondo del calcio).
Terrorizzato all’idea di tornare sotto i riflettori della stampa italiana, e in particolare dalla cassa di risonanza dell’ambiente romano, Balotelli si ritira in un lungo periodo di meditazione. Chiude tutti i profili social, non rilascia interviste, non esce mai di casa, e quando è costretto a farlo ricorre a originali travestimenti. In campo fatica a incidere, è un corpo estraneo nelle fasi di pressing alto, e non smette di sorprendersi dei movimenti delle ali, che rientrano in continuazione e finiscono per pestargli i piedi.
Di Francesco inizia a utilizzare regolarmente Schick come unica punta, mentre Balotelli prosegue ostinato il suo silenzioso processo di ambientamento. Ne raccoglierà i frutti in primavera: nel mese di marzo segna in tutte le partite che gioca, al ritmo di un gol ogni 85 minuti. Segna anche due gol alla Lazio (uno in Coppa Italia), mentre la Roma risale fino al secondo posto e supera indenne i turni a eliminazione diretta di Europa League. Ritrova il sorriso nella notte di Baku, dopo aver segnato il quinto rigore della serie, quello che consegna a Monchi la sesta Europa League della sua carriera da dirigente. La sera stessa, nello spogliatoio dello stadio Olimpico, riapre i suoi profili e documenta i festeggiamenti con una diretta. «Ora voglio visitare Roma», dice.
5. Balotelli si sposta di pochi chilometri: Genoa
Al termine della prima partita di Balotelli con la maglia rossoblù Antinelli introduce la sua domanda ricordando le Olimpiadi cinesi del 2008 (che videro l’Italia eliminata dal Belgio ai quarti, nonostante un’ora di superiorità numerica). Balotelli, che all’epoca aveva già esordito e segnato in Serie A, che già aveva vinto un titolo di capocannoniere della Coppa Italia, non poté prendere parte alla competizione per la legge sul diritto di cittadinanza che non lo riconosceva cittadino italiano (e si ribellò, «La trovo un'enorme ingiustizia, la legge andrebbe cambiata»: dopo dieci anni non è cambiato niente). Nei piani di Casiraghi, avrebbe dovuto giocare in coppia con Giuseppe Rossi: da quel giorno hanno giocato insieme soltanto 4 volte, tutte durante la gestione Prandelli, che pure vedeva in loro «esattamente gli attaccanti che vorrei. (...) Rappresentano il tipo di punta in auge nel calcio moderno, non danno riferimenti agli avversari». Ritrovarli insieme a Genoa, a distanza di undici anni, innumerevoli infortuni e altrettante promesse non mantenute, fa un certo effetto: «È un cerchio che si chiude, Mario?».
È stato il Genoa a convincere Balotelli a tornare in Italia. Negli anni a Nizza, Mario si è affezionato al mare e all’idea di non dover lottare sempre per vincere. In estate la società è passata nelle mani dell’imprenditore elvetico Bernhard Burgener, ma Perinetti è rimasto al comando del mercato e ha corteggiato a lungo Balotelli. Raiola ha provato a opporre resistenza, poi s’è convinto, alla fine s’è ricreduto. Così, mesi dopo, Balotelli ha segnato il gol che ha consegnato al Genoa la Coppa Italia, il primo trofeo in bacheca dopo oltre ottant’anni di astinenza. Il Genoa tornerà quindi a giocare le coppe europee, l’esperimento ha funzionato, Perinetti festeggia in tribuna. L’anno seguente, aggiungerà alla rosa un altro attaccante nostalgico del campionato italiano… un giocatore appagato dal secondo anello vinto in Canada…