Alcune novità del mercato di gennaio si potrebbero rivelare più interessanti rispetto al rumore creato dai vari Sánchez e Aubemeyang. Da Mkhitaryan a Dzemaili: i nuovi arrivi da tenere d'occhio, in Italia e all'estero
6. Iuri Medeiros e Pedro Pereira al Genoa
Arrivato dallo Sporting CP, dove è cresciuto, al Genoa, Iuri Medeiros potrebbe fornire un’alternativa importante per l’attacco dei rossoblù. Ballardini sta utilizzando stabilmente il 3-5-2 e lo spazio per gli esterni offensivi si è di conseguenza ridotto, con Centurión, Ricci e Palladino che hanno salutato la Liguria in questa sessione di mercato. Il portoghese nasce proprio come ala destra, ma in carriera ha dimostrato di potersi adattare anche sull’altra fascia e da seconda punta, il ruolo in cui probabilmente lo vedremo giocare nel Genoa.
Al Grifone mancava un profilo di questo tipo: un giocatore brevilineo e veloce, in grado di battere il proprio avversario diretto in dribbling (il Genoa è 16.esimo in campionato per dribbling riusciti a partita). A Medeiros piace partire largo e accentrarsi in cerca dell’ultimo passaggio o della conclusione personale. Il suo mancino è particolarmente sensibile e rappresenta una minaccia anche su calcio piazzato. Nonostante un incoraggiante inizio di carriera con Arouca, Moreirense (doppia cifra di gol e assist) e Boavista, Medeiros non ha trovato lo spazio che avrebbe voluto nello Sporting, tanto da aver collezionato solo 12 presenze in questa stagione.
Ballardini ha sottolineato come il giocatore gli abbia fatto una buona impressione dal punto di vista tecnico, ma non sia ancora al meglio dal punto di vista della condizione fisica. È probabile dunque che ci vorrà un po’ di tempo per vederlo in azione, ma questi primi tempi in Italia (è arrivato in prestito per 18 mesi) saranno già importanti per convincere il Genoa a riscattarlo alla cifra pattuita di 11 milioni.
Ora il Genoa ha tre portoghesi in rosa: in fila da sinistra Medeiros, Pereira e Veloso.
Con la stessa formula, prestito per un anno e mezzo con diritto di riscatto, è approdato a Genova, sponda rossoblù, un altro portoghese: Pedro Pereira. Il laterale destro, 19 anni, è arrivato dal Benfica, ma è una vecchia conoscenza del campionato italiano e ha già vissuto sotto la Lanterna. Fu Zenga a farlo esordire in Serie A quando giocava alla Sampdoria, dove è rimasto una stagione e mezza prima di fare ritorno al Benfica, la squadra che lo aveva cresciuto. Un po’ come Medeiros, Pereira ha fatto fatica a trovare spazio in prima squadra e così ha deciso di tornare nel campionato italiano. Si tratta di un giocatore estremamente tecnico, che si fa apprezzare per l’eleganza nel dribbling.
Nella sua breve esperienza in A, aveva mostrato di dover migliorare dal punto di vista difensivo, ma le responsabilità per lui non erano indifferenti, visto che sia con Zenga che con Giampaolo (con Montella non si era quasi mai visto) giocava nel 4-3-1-2. Con Ballardini potrebbe giocare da fluidificante e fare quello che sa fare meglio: cioè correre con il pallone lungo la fascia destra. La qualità della rosa del Genoa è inferiore agli anni passati e l’arrivo dei due portoghesi potrebbe contribuire a innalzare la caratura tecnica della rosa.
5. Blerim Dzemaili al Bologna
Se Pereira e Medeiros potrebbero aver bisogno di tempo per convincere Ballardini a dar loro un posto da titolare, Donadoni non ha avuto remore a lanciare nell’undici iniziale Blerim Dzemaili, anche perché in un certo senso, più che un nuovo acquisto, si tratta di un ritorno. Anzi, Dzemaili è reduce dalla sua miglior stagione in Italia (31 presenze, 8 gol) e nei mesi passati ai Montreal Impact, l’altra società del patron Saputo, nel suo primo campionato di MLS, ha segnato 7 gol e servito 12 assist. Tornato in Emilia, all’esordio con il Benevento, è subito tornato al gol.
L’anno scorso Dzemaili fu fondamentale per garantire alla squadra di Donadoni un campionato relativamente tranquillo. Sono pochissimi i calciatori, tantomeno se si escludono gli attaccanti, ad aver avuto un’influenza paragonabile a quella del centrocampista svizzero-macedone sul campionato della propria squadra. È persino diventato il capocannoniere del Bologna nel campionato passato, segnando una rete in più di Destro: i suoi gol e la sua personalità hanno letteralmente trascinato i rossoblù alla salvezza. A 31 anni ha ancora molto da dare al Bologna e al campionato, a maggior ragione dopo l’infortunio di Verdi. Dzemaili è tornato per essere ricordato.
4. Mauricio Lemos al Sassuolo
Con Dzemaili il Bologna ha recuperato un simbolo, ma un’altra squadra emiliana ha perso la sua colonna: al Sassuolo dal 2014, Paolo Cannavaro ha scelto di unirsi allo staff del fratello Fabio in Cina. Per sostituirlo è arrivato un po’ a sorpresa Mauricio Lemos in prestito con diritto di riscatto dal Las Palmas.
Potrebbe esordire già contro la Juventus, visto che Goldaniga sarà squalificato dopo l’espulsione con l’Atalanta e Letschert è ancora ai box per un infortunio al ginocchio.
L’uruguaiano, che ha esordito in Nazionale a novembre, è un difensore centrale molto interessante che non molto tempo fa, nel Las Palmas di Quique Setién aveva attirato le attenzioni anche del Barcellona, ma era stato lui a dire no al trasferimento in blaugrana preferendo continuare a giocare con continuità. Da quando Setién allena il Betis, però, le prestazioni di Lemos (e non solo) sono calate, mostrando evidenti limiti negli aspetti più puramente difensivi. È ben strutturato fisicamente (è alto 1,87 per 85 chili), è aggressivo e stilisticamente fa leva sulla propria forza e con un buon tempismo nel tackle scivolato.
Ha sicuramente ancora margini di miglioramento, ma ciò che realmente colpisce del suo profilo come calciatore è l’abilità con i piedi. A Lemos piace portare il pallone e non ha problemi a gestirlo come un centrocampista, tanto che può essere impiegato anche davanti alla difesa e calcia anche le punizioni dal limite. Ha una buona visione di gioco e un lancio lungo preciso, caratteristiche da difensore moderno. Il campionato italiano sembra perfetto per farlo crescere dal punto di vista difensivo, soprattutto sotto l’aspetto tattico.
3. Aymeric Laporte al Manchester City
Dopo i trasferimenti di van Dijk e Stones e prima ancora quello di Mangala, i prezzi per i difensori centrali hanno toccato cifre record, a maggior ragione se si tratta di elementi in grado di far ripartire l’azione da dietro. Così, per accaparrarsi Aymeric Laporte, Guardiola non ha avuto altra scelta che pagare la clausola rescissoria da 65 milioni di euro.
Laporte, che a dire la verità non ha particolarmente impressionato di recente, così come non ha impressionato l’Athletic, è un difensore estremamente talentuoso. Tanto sicuro quanto elegante con il pallone, è un difensore che rompe le linee sia portando il pallone in conduzione che con un educato sinistro in grado di percorrere linee di passaggio corte e lunghe. Proprio il fatto di essere mancino lo rende ancora più raro e forse è anche uno dei motivi per cui Guardiola lo ha voluto così fortemente. L’altezza lo rende sicuro nel gioco aereo ed è bravo anche in marcatura. Un aspetto in cui il 23enne francese può ancora crescere è quello della lettura del gioco, e anche nella concentrazione, ma il materiale tecnico è di primissimo livello.
Per come sta andando il campionato del City, con Stones, Otamendi, Mangala e Kompany, Guardiola non aveva immediato bisogno di un quinto centrale, ma si è voluto assicurare uno dei difensori più promettenti del panorama internazionale per svilupparlo secondo i suoi ideali di gioco e garantire al club una rosa profonda e ricambi dello stesso livello dei titolari.
2. Cenk Tosun all’Everton
Nonostante una campagna acquisti estiva dispendiosa anche per gli standard della Premier League, fin qui l’Everton non è riuscito a lasciare il limbo di metà classifica. Per svoltare la stagione e risolvere i problemi offensivi, Allardyce, subentrato a novembre a Ronald Koeman, aveva messo nella lista della spesa un altro attaccante: e così, oltre a Walcott, ha acquistato anche Cenk Tosun dal Besiktas.
Nato in Germania, ma di chiare origini turche, Tosun ha lasciato 19enne il calcio tedesco per imporsi al Gaziantepspor, prima, e poi al Besiktas, squadre per cui ha segnato oltre 100 gol complessivi. Titolare della sua Nazionale, il centravanti 26enne è salito alla ribalta durante l’attuale edizione della Champions League, in cui ha segnato 4 gol nelle 6 gare del girone di qualificazione. Un ottimo finalizzatore, valido nel gioco aereo, ma capace anche di giocare di sponda e dialogare con i compagni, seppur non sia sempre tecnicamente ineccepibile. Si fa apprezzare anche per il contributo alla fase difensiva e sembra un giocatore adatto al calcio inglese vecchio stampo di “Big Sam”.
Il salto dal campionato turco alla Premier League è importante e in passato trasferimenti di questo tipo non si sono rivelati particolarmente fruttuosi. Nelle due ore di gioco complessive giocate fin qui Tosun ha mostrato qualche difficoltà dal punto di vista fisico, per adattarsi al livello degli scontri e all’intensità, ma è determinato a dimostrare il suo valore anche nel campionato inglese.
1. Henrikh Mkhitaryan all’Arsenal
Lo scambio che ha portato Alexis Sánchez al Manchester United in cambio di Henrikh Mkhitaryan all’Arsenal è stato un vero e proprio unicum nel calciomercato internazionale: gli scambi alla pari sono rarissimi, tantomeno tra squadre di alto livello. Però in questa trade in stile NBA, Sanchez si è preso tutta l’attenzione dei media, anche per le cifre del suo contratto, mentre il trasferimento dell’armeno è stato colpevolmente trascurato, seppur anch’egli abbia ricevuto un aumento di stipendio.
Mkhitaryan aveva cominciato bene la sua avventura al Manchester United, ma non aveva mai raggiunto le vette del suo periodo al Borussia Dortmund. Alla soglia dei 29 anni, il playmaker della scuderia di Mino Raiola ha superato il picco della sua carriera e per Wenger rappresenta una scommessa, ma allo stesso tempo potrebbe anche essere una mossa per assorbire l’eventuale partenza di Özil, che però dopo mesi di speculazioni sembra aver rinnovato il contratto in scadenza a giugno.
La sua collocazione tattica sembra tutt’altro che scontata e la sua prima mezz’ora con la maglia dei "Gunners" nella sconfitta con lo Swansea non ha sciolto i dubbi, seppur sia partito sulla sinistra. Nel 3-4-2-1 che l’Arsenal ha usato per la gran parte della stagione, potrebbe giocare alle spalle di un’unica punta proprio a fianco del trequartista tedesco, ma con l'acquisto ufficiale di Aubameyang, Lacazette potrebbe finire in panchina. In un 4-2-3-1 potrebbe invece ricoprire uno dei tre ruoli dietro l’attaccante (preferibilmente a sinistra) e ci sarebbe spazio per impiegare uno dei due attaccanti sulla fascia.
Come dichiarato dall’allenatore francese, ci sono però anche possibilità di vedere Mkhitaryan a centrocampo, anche se sembra un azzardo immaginarlo di fianco a Elneny, figuriamoci in coppia con Xhaka o Wilshere. Potrebbe avere un senso un suo impiego come mezzala, ma anche lì è tutto da verificare. Ora come ora il progetto Arsenal è un grosso punto interrogativo, ma a seconda dell’impiego in campo e dell’apporto del nuovo acquisto potrebbero dipendere molte scelte future.