Balotelli, il personal coach Caligaris: "Così ho rilanciato Mario"

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Mario Balotelli (lapresse)

Armando Caligaris ha affiancato Balotelli come personal coach dal 2017: "Mario è un leone, mi ha detto che vuole diventare il numero uno. Senza fretta, abbiamo lavorato su aspetti tecnici e mentali, ispirandoci ai grandi campioni. Il meglio deve ancora venire"

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Dopo due anni a Nizza e il ritorno in Nazionale, Mario Balotelli cerca il definitivo rilancio. E il suo futuro potrebbe essere ancora in Francia, nel Marsiglia di Rudi Garcia, in pole per aggiudicarselo a parametro zero. Atalanta e Parma si sono fatte sentire dall’Italia, ma l’alto ingaggio sembra al momento un ostacolo insormontabile. Una cosa è certa: Balotelli è cambiato. Lo ha fatto a suon di gol e prestazioni, ma non solo: nel salto di qualità ha avuto un ruolo Armando Caligaris, 49enne professore di scienze motorie, che da inizio 2017 lavora nell’entourage dell’attaccante azzurro come personal coach. Nei mesi di Nizza ha integrato il lavoro dello staff del club francese, andando ogni settimana a Villefranche, a casa di Balotelli, per tre ore di preparazione personalizzata: “Gran parte del merito va riconosciuto a Mario - ha spiegato a La Gazzetta dello Sport - Ha creduto in un percorso nel quale si è impegnato con anima e corpo. I primi risultati sono sotto gli occhi di tutti”. Sul primo incontro: “Mario era fermo per la pubalgia, il Nizza aveva concesso tre giorni di riposo e lui voleva ritornare a Brescia. Rimase in Francia, ma con disappunto, e ci trovammo intorno ad un tavolo. Incrociai il suo sguardo e trovai inutile dire quello che mi ero preparato. Non era attento alle mie parole, però mi soppesava. In quei secondi ho avuto conferma di ciò che pensavo: Mario è un leone della savana. Gli chiesi se fosse ancora in grado di sognare, di porsi obiettivi a corto e lungo termine. Rispose che sul breve voleva guarire dalla pubalgia. Poi abbiamo sognato insieme ad occhi aperti sui traguardi a lungo termine e un sogno si è già avverato, il ritorno in Nazionale”.

"Mario è un leone della savana, non uno da zoo"

Ma i sogni di Balotelli non si esauriscono qui: “Gli domandai: vuoi ritornare tra i primi dieci giocatori al mondo? Mi rispose che voleva diventare il primo. Da lì nasce la sua frase sul Pallone d'oro dell' altro giorno. Il vero obiettivo sulla distanza è il Mondiale del 2022 in Qatar, ma un passo alla volta, senza presunzione né fretta”. Un lavoro mirato quello svolto insieme a Caligaris: “Non puoi insegnare calcio a Balotelli. E non interferisco con il lavoro atletico del club d'appartenenza del giocatore. Ci siamo concentrati su riabilitazione dalla pubalgia, analisi posturale e prevenzione. Poi abbiamo svolto un esercizio teso a migliorare l' esplosività di Mario, già ottima di per sé. Mario è un talento, ma gli ho spiegato come il campione sia un concentrato di più talenti, non soltanto tecnici, atletici o tattici. Il talento è colui che è continuo nei 90 minuti e nell'intera stagione. E per essere continui bisogna gestire al meglio gli stati dell'attenzione e delle emozioni. Mario giocatore è nato per esprimere l'arte del calcio, è un leone della savana e non avrei lavorato con lui se si fosse omologato a chi lo vuole leone da zoo o da circo”.

"Ispirati ai campioni e lavorato sulla testa. Il meglio deve ancora venire"

Per Balotelli anche un lavoro di studio delle partite: “Importante è stata l'analisi delle gare al video - ha continuato Caligaris - con le immagini delle situazioni da mettere a fuoco. Abbiamo cercato di migliorare le statistiche su uno contro uno, accelerazioni con palla al piede, colpi di testa, finalizzazioni a rete. Sul colpo di testa abbiamo studiato grandi specialisti del passato come Batistuta e Bierhoff, o di oggi, come Cristiano Ronaldo. E sono arrivati i miglioramenti. Sul piano mentale? Ha una eccezionale capacità di concentrazione e di selezione delle informazioni, ecco perché è difficile che sbagli un rigore o una scelta. Può migliorare l' attenzione nei 90 minuti. In ogni momento, anche nel dribbling”. E ancora: “Ho capito che Mario ce l' avrebbe fatta a riemergere quando mi ha telefonato dopo una partita col Psg, in cui aveva segnato e in cui si era tenuto fuori da certe risse. In quella telefonata non mi ha parlato del suo gol, ma del fatto che non fosse stato ammonito, chiaro segno di maturità raggiunta. Prima in Balotelli il rapporto tra cartellini e gol era di uno a uno, oggi i gol superano di gran lunga i gialli”. In conclusione: “Mario è una persona generosa e intelligente, sensibile e sincera. Non è un personaggio costruito, tutto ciò che fa e dice è sentito. Per ora gli ho trasmesso il 5% di quello che vorrei. Il meglio deve ancora venire”.