Calciomercato Milan, Higuain e la prova del 9: spezzerà la maledizione degli attaccanti?

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Marco Salami

Dopo Filippo Inzaghi sette numeri 9 e una statistica impietosa: i vari Pato, Matri, Luiz Adriano e André Silva hanno segnato per il Milan appena 31 gol complessivi negli ultimi sei anni. Nello stesso lasso di tempo Higuain ne ha messi a referto più di 160. È lui l'uomo giusto per far risorgere l'attacco rossonero?

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Quella sera di San Siro il calendario segnava il giorno numero 9, un caso? Forse più semplicemente un numero scritto nel destino. Era il 2001 ed era settembre. Inzaghi lo aveva stampato anche sulla maglietta, sotto le spalle e in mezzo alla schiena: 9. Il numero dell’attaccante per eccellenza. Rapace del gol e cacciatore dell’area di rigore. Nessuna definizione migliore per quel ruolo e anche per Super Pippo, lui che ha cucito su se stesso come una calzamaglia da supereroe il prototipo del bomber perfetto. Arrivato anche lui, e proprio nel 2001, a Milano sponda rossonera dalla Juventus, in missione per conto del gol. Esordio contro il Brescia senza rete che si farà però attendere appena una partita, proprio in quella magica sera del 9 settembre contro la Fiorentina dove tutto è iniziato. Il minuto è il numero 45: l’ex bianconero si inserisce tra un retropassaggio sbagliato di Pierini e l’uscita del portiere Tagliatela. Dribbling, palla in rete e mani in faccia. Nella sua esultanza da pazzo scatenato. Il suo primo gol che è sempre stato (e sempre sarà) il suo gol. Quello sporco ma bello. Quello che pesa tantissimo e che distrugge una difesa. Nel 2010 alla vigilia di un Milan-Real Madrid di Champions League Mourinho dirà di lui: “Allegri può schierare anche dieci attaccanti (in ballo nomi come quelli di Zlatan Ibrahimovic, Ronaldinho, Robinho e Pato, ndr), ma l’importante è che non giochi Inzaghi, altrimenti è dura”. Risultato? Il trentasettenne Filippo di Piacenza in quella partita entra in campo al minuto numero 60, ce ne mette meno di dieci per segnare il pareggio e altrettanti per la doppietta. Una prestazione da fenomeno. Da genio illuminato che vive per il gol. Il pari nel recupero di Pedro Leon (2-2) rovinerà solo parzialmente la sua festa, dove da solo aveva compiuto l’impossibile e ribaltato il vantaggio del Madrid del primo tempo realizzato da un certo Gonzalo Higuain. Al primo gol di sempre contro il Milan (di sette) e al primissimo a San Siro (di cinque). Ieri da avversario, oggi da nuovo colpo del mercato.

A4 Torino-Milano

Ora le cose sono cambiate. Anche se il percorso di Higuain è stato lo stesso di Inzaghi. Un’ora e quaranta d’auto lungo l’A4. Torino come punto di partenza, Milano come quello di arrivo, e una missione che sembra studiata apposta per il Pipita: riportare gloria a quel numero di maglia indossato da Super Pippo Inzaghi. Certo, di mezzo c’è anche André Silva, legittimo proprietario di una 9 con cui ha segnato sì dieci volte nell’ultima stagione, ma appena due in A e mai contro avversari di livello. Nove o non nove Higuain è però esattamente quello che mancava al Milan. Inseguito a lungo e mai raggiunto già dalla scorsa estate: il bomber. Quello che sblocca le partite chiuse. Quello che finalizza la giocata dei compagni. Quello che segna. Gol, gol e gol. Solo quello. Viverci per far vivere la squadra, e i suoi obiettivi. Da Inzaghi quel numero, o comunque quel ruolo di goleador, è rimasto tremendamente orfano di qualità. Sia nei 9 sul referto (Pato, Matri, Torres, Destro, Luiz Adriano, Lapadula, André Silva), sia nei 9 in campo (i più recenti Bacca e Kalinic). Insomma, dopo Pippo più niente. Lui che aveva segnato il suo primo gol in rossonero quel 9 settembre contro la Fiorentina, e l’ultimo nella sua ultima di sempre a San Siro (e nella stessa porta, sotto la Curva Sud) contro il Novara nel 2012. Il numero 126. L’ultimo per lui, ma anche l’ultimo di un grande numero 9 del Milan.

Se Higuain vale sette attaccanti del Milan

Flop? Tantissimi, e i numeri sono ancora più impietosi dei ricordi. Perché pensare ai gol di Inzaghi è cullarsi in una memoria dolce che rende però ancora più amaro il passato più recente. Perché pensi a Matri e Luiz Adriano e quasi non ti ricordi delle loro reti. E dopotutto è anche una reminiscenza difficile da scovare nel cassetto delle memorie. Dopo Inzaghi la numero 9 finì sulla schiena di Alexandre Pato, l’eterno incompiuto che nel 2012-13 giocherà al Milan appena sei mesi prima di salpare di nuovo per il suo Brasile. 7 giocate, 2 i gol fatti. 15 le partite saltate per infortunio. Dopo di lui ci sarà Matri nel 2013-14, a indossarne un’”eredità” tutt’altro che pesante (almeno nel numero). 18 partite, un gol il suo score. E via anche lui a gennaio. Esattamente come Torres l’anno dopo, quello proprio con Filippo Inzaghi seduto sulla panchina del Diavolo da allenatore. Da agosto a gennaio 10 partite e appena una rete. Da gennaio a maggio ci sarà invece Mattia Destro a indossare la “sua” maglia, uno che di partite ne gioca 15 e di gol ne segna appena 3. Numeri impietosi, per un Super Pippo che nella sua prima vera avventura da allenatore arriverà allora al paradosso dei paradossi: lui, il nove per eccellenza “costretto” alla scelta Menez titolare al centro dell’attacco: un falso nove per un falso Milan, che finirà decimo in classifica bruciando ogni record negativo del nuovo millennio rossonero. E dopo? Toccherà a Luiz Adriano, Lapadula e André Silva. Il brasiliano con il 9 del Milan gioca 19 volte e segna 6 gol. Lapadula, eroe della promozione Pescara dalla B alla A, ne fa 8 su 29, tutt’altro che da titolare inamovibile e con un parziale tutt’altro che negativo. Pur senza far brillare la squadra. Il caso più recente è allora quello di André Silva, che l’ultimo anno timbra 10 volte il cartellino senza però mai convince del tutto. Il totale è impietoso. Ai massimi livelli. Da Inzaghi in poi le statistiche raccontano di sette numeri 9 alternatisi in sei diverse stagioni nel Milan. Per un totale di 138 partite giocate e 31 gol realizzati complessivi. Cosa ha fatto uno come Gonzalo Higuain nello stesso lasso di tempo? Qualcosa come 164 gol. Più di cinque volte tanto. Di cui quasi 150 solo in Italia tra Napoli e Juventus. Il primo capocannoniere di un campionato di Serie A nella rosa del Milan dai tempi di Ibra e dello stesso Inzaghi. La sua missione è allora molto semplice, quando difficile: spezzare la maledizione. Che sia numero 9 vero anche sulla maglia o solo in campo. Inzaghi rimarrà sempre il mito, talmente luminoso da oscurare ogni possibile suo erede. Ma è forse il Pipita l’unico che potrebbe realmente tornare a far brillare come un tempo l’attacco del Milan.