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Ibrahimovic, ritorno all'Ajax da dirigente? "Sarei meglio di chi c'è ora"

Calciomercato

Lo svedese ha parlato in esclusiva al De Telegraaf del suo passato in Olanda: "Quando smetterò di gocare, potrei fare il dirigente dell'Ajax. Farei un lavoro senza dubbio migliore di chi c'è ora". Poi sulla propria esperienza americana: "Qui per vincere trofei, sennò sarà fallimento"

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Banale, mai. Indipendentemente da chi lo intervisti. Lo sa bene anche il De Telegraaf, che ha raggiunto l'attaccante svedese a Los Angeles per una chiacchierata sul suo passato all'Ajax. Tre anni con quella maglia, dal 2001 al 2004. 110 presenze, 48 gol, due titoli Eredivisie e infine il passaggio alla Juventus di Capello: "Normalmente non ritorno nei club dove ho già giocato - le sue parole - ma forse dopo aver smesso posso diventare un dirigente dell'Ajax. Potrei fare un lavoro migliore di chiunque sia seduto lì in questo momento". La solita umiltà di Zlatan, destinato a restare tale e quale ad adesso anche in un ipotetico futuro in giacca e cravatta: "L' Ajax è ancora il mio club in Olanda - ha continuato - e sono orgoglioso di averne fatto parte. Soprattutto quando vedo come si presenta in Europa. Hanno fatto quello che nessuno si aspettava e continuano a produrre quei giocatori che producono da sempre. E' meraviglioso da vedere". Lo svedese, al suo arrivo, non fu accolto benissimo: "All'inizio i tifosi mi hanno criticato, ma poi hanno pianto quando ho lasciato il club". Merito di gol bellissimi, come quello famoso segnato nel 2004 contro il NAC Breda saltando tutti: "E' quello che sono. Realizzare questi tipi di gol è normale per me". Zlatan l'umile, parte seconda. 

Il presente dice LA Galaxy

Intanto lo svedese, che compirà 38 anni ad ottobre, è impegnato con i suoi LA Galaxy. 13 gol e 3 assist nelle 16 presenze stagionali, con la sua squadra terza in classifica. L'anno scorso non riuscì nemmeno a qualificarsi per i playoff, non il modo migliore per tornare a vincere dal momento che il titolo manca dal 2014: "L'ho vissuto come un fallimento, perché voglio vincere premi collettivi. Sono qui per quello", le parole di Ibra. Che, prima di appendere gli scarpini al chiodo, vuole ancora qualche coppa nel proprio palmarès.