A 38 anni compiuti, l'attaccante svedese torna a occupare la sua casa milanese dopo aver giocato con Psg, Manchester United e Los Angeles Galaxy. L'ennesimo ritorno che si aggiunge a una lista di colpi di mercato più romantici che fortunati. Riuscirà Zlatan a sfatare questo tabù?
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ZLATAN BIS. Portata a termine una trattativa avviata da settimane: a quasi dieci anni dal suo debutto con la maglia del Milan, club con cui ha vinto il campionato 2010/11, Ibra torna in rossonero. Si aggiunge a una lista di grandi ritorni a cui appartengono anche due esponenti della dirigenza che lo ha convinto: Zvonimir Boban e Paolo Maldini. Vediamo gli altri esponenti
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KEVIN-PRINCE BOATENG. C'era anche KPB nel Milan di Ibracadabra che vinse il 18° scudetto: come non ricordarlo in versione Michael Jackson per i festeggiamenti dopo un campionato in cui, assieme a Zlatan e Thiago Silva, formava la spina dorsale di quel Milan. Dopo due stagioni allo Schalke il ghanese riveste i colori rossoneri: le cifre dietro la schiena si invertono, il 27 diventa 72 ma il bilancio stagionale (2015/16) è magro. Un solo gol, contro la Fiorentina, restando svincolato dopo 14 presenze tra campionato e Coppa Italia
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MARIO BALOTELLI. Bilancio simile per quanto riguarda il ritorno di Balo (in prestito, nel mercato di gennaio) in rossonero: l'anno è lo stesso del Boateng-bis, Mario è tormentato da una pubalgia che va a incidere sul suo score. Soltanto tre reti (2 in Coppa Italia e una in campionato) e a fine stagione non viene riscattato facendo ritorno a Liverpool
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KAKÀ. Tra il 2003 e il 2009 aveva scritto la storia del club vincendo una Champions, la Coppa del mondo per club, uno scudetto, una Supercoppa italiana e due Supercoppe europee. Il suo ritorno in rossonero dopo 4 stagioni trascorse al Real Madrid è un inno al romanticismo ("certi amori non finiscono", il motto con cui Galliani lo riportò al Milan). Ma la stagione 2013/14 fu tutt'altro che memorabile: Ricky la concluse onorevolmente (9 gol in 37 presenze, segnando due reti anche in Champions) ma si tratta di una versione di Kakà che non può essere nemmeno paragonata a quello che nel 2007 vinse il Pallone d'Oro.
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ANDRIY SHEVCHENKO. Nell'agosto del 2008 Milan e Chelsea si accordano per un prestito con cui si realizza il ritorno di Sheva in rossonero. Se dal 1999 al 2006 l'attaccante ucraino aveva incantato San Siro (e l'Europa), la stagione 2008/09 va archiviata come un flop: nessun gol in 18 presenze in campionato, una rete in Coppa Italia e una in Champions. La numero 7 nel frattempo è indossata da Pato, lui veste la 76 (il suo anno di nascita)
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LEONARDO. Tra i protagonisti dello scudetto 1998/99 (27 presenze e 12 gol), il secondo Leonardo (2002/03, rientrato dalle esperienza con San Paolo e Flamengo in Brasile) è una comparsa. Si ritira in marzo, dopo aver collezionato una sola presenza in campionato e 4 gettoni in Coppa Italia (due reti)
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MARCO SIMONE. L'attaccante tascabile che in rossonero ha vinto tutto con Sacchi e Capello, non ritrova lo stesso Milan nel 2001. Reduce dalle esperienze con Monaco e Psg in Francia, fa il suo ritorno in rossonero collezionando nove presenze in campionato senza trovare il gol
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ROBERTO DONADONI. Un altro esponente del Milan degli Invincibili che fa il suo ritorno rimpolpando il nostro elenco. L'esperienza a New York coi Metro Stars lo rende un pioniere degli italiani all'estero (era il 1996) e lo scudetto vinto con Zaccheroni (1998/99) lo eleva a eccezione di questa lista di "irriconoscibili"
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RUUD GULLIT. Impossibile non citare Vujadin Boskov: "Gullit è come cervo che esce di foresta", disse quando l'olandese lasciò il Milan, aggiornando poi la frase già entrata nel mito in "Gullit è come cervo ritornato in foresta". Tra il 1987 e il 1993 il Tulipano Nero aveva fatto incetta di trofei diventando un'icona del club rossonero nel mondo. Al suo ritorno le treccine sono più corte e il suo è un cameo: 8 presenze in campionato (a lui sufficienti per fare ben 3 gol) e il successo in Supercoppa italiana, proprio contro la Samp (ai rigori)
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ARRIGO SACCHI. La "sindrome del ritorno" ha colpito anche gli allenatori: il Milan non ha resistito alla tentazione di riaffidarsi a chi aveva portato il club ai vertici del calcio mondiale. Nel dicembre 1996 il "Mago di Fusignano" sostituì Oscar Washington Tabarez, esonerato dopo una sconfitta rimediata a Piacenza. Non funzionò: i rossoneri chiusero il campionato all'11esimo posto e in Champions l'avventura di Sacchi terminò alla fase a gironi con l'eliminazione per mano del Rosenborg
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FABIO CAPELLO. Nell'estate del 1997, archiviato il Sacchi bis, Silvio Berlusconi si rivolge a Don Fabio (reduce dalla vittoria della Liga col Real) per rifondare una squadra alla deriva. Niente da fare: anche senza impegni europei, il Milan termina il campionato al decimo posto, mancando l'Europa per il secondo anno consecutivo. Il percorso in Coppa Italia illude i tifosi (è l'anno del 5-0 nel derby) ma nella doppia finale la Lazio soffia all'allenatore friulano il trofeo che avrebbe potuto evitargli l'esonero
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ZVONIMIR BOBAN. Come detto, anche l'attuale dirigenza è fatta di ritorni. Boban negli anni Novanta ha colorato di rossonero il suo palmares vincendo una Champions, 4 scudetti, 3 Supercoppe italiane e una Supercoppa europea. Dopo l'esperienza a Sky Sport come opinionista e l'incarico da dirigente Fifa, il croato è tornato al Milan diventandone Chief Football Officer.
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PAOLO MALDINI. Autentica leggenda rossonera, nella sua carriera da giocatore ha vestito esclusivamente la maglia del Milan. Palmares da brividi: 5 Champions, 5 Supercoppe europee, 2 coppe intercontinentali, una Coppa del Mondo per club, sette scudetti, 5 Supercoppe italiane e una Coppa Italia. Eppure dopo il ritiro si è preso un periodo di pausa dai colori che lo hanno accompagnato per oltre un ventennio, tornando nell'organigramma nel 2018. Direttore tecnico dall'estate 2019, il suo impegno nel voler riportare i rossoneri in auge sta alla base di operazioni di mercato da top club. Come il colpo Ibrahimovic, messo a segno per raddrizzare un'annata nata male