Roma, Petrachi: "Kalinic non è sul mercato. Peres? Resta ma deve ritrovarsi"

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Il direttore sportivo giallorosso ha parlato in esclusiva al sito ufficiale del club: "Stiamo lavorando tanto, ma c'è ancora molto da fare". Poi gli elogi a Fonseca: "Mi ha catturato. La sua vera forza sta nella capacità di adattamento". Infine sul mercato: "A gennaio pochi movimenti. Kalinic non lo cediamo e Bruno Peres avrà una seconda possibilità"

Solo due sconfitte in 17 giornate, quattro le vittorie nelle ultime cinque partite di campionato prima della sosta natalizia. La Roma, quarta in classifica e a sette punti di distanza da Inter e Juventus, tornerà in campo all'Olimpico domenica prossima contro il Torino. L'ex squadra di Petrachi, che da direttore sportivo ha contribuito a costruire un giocattolo gestito poi splendidamente da Fonseca: "Stiamo lavorando tanto, ma c’è ancora tanto da fare - ha spiegato il dirigente giallorosso ai microfoni del sito ufficiale del club - dobbiamo continuare su questa strada e migliorare. In questi mesi, però, ho capito che qui c’è terreno fertile per lavorare. Qui c’è la possibilità di fare e di incidere nello spazio di azione che ognuno di noi ha per le proprie competenze. E questo per me da direttore sportivo è molto importante”.

La svolta è arrivata dopo il pareggio di Genova con la Samp
dello scorso 20 ottobre: "C'è stato un lungo confronto tra noi: squadra, allenatore e Direttore Sportivo. In quel momento penso che si sia fortificato il nostro gruppo". A guidare il tutto Paulo Fonseca, arrivato in estate dallo Shakhtar Donetsk e in grado di conquistare tutti fin da subito: "Questo allenatore mi ha catturato. È la verità - ha continuato a spiegare ad asroma.com - la sua filosofia di calcio sposa totalmente la mia. Quando ho parlato ai ragazzi di Paulo, ho detto loro che mi sarebbe piaciuto tanto averlo come mio tecnico quando ero calciatore. Fonseca ti aiuta a giocare a calcio per divertirti. Ti toglie di dosso lo stress della prestazione. Questo è fondamentale. Vuole il possesso, il recupero immediato, il dominio dell’avversario: il coraggio te lo infonde veramente, è inevitabile. Essere assorbiti da concetti di questo tipo e non scendere in campo in funzione dell’avversario, per un calciatore è davvero tantissima roba”.

A sorprendere Petrachi soprattutto la gestione della pressione: "Abbiamo avuto tanti infortuni nello stesso momento. E chiunque sarebbe andato in difficoltà, figuriamoci un allenatore appena arrivato nel nostro campionato. Ho letto interviste su altre squadre, nelle quali se mancavano uno o due interpreti sembrava ci fosse la fine del mondo. A noi sono mancati anche sette titolari contemporaneamente. La vera forza di Paulo è stata la capacità di adattamento. E l’invenzione di Mancini a centrocampo ne è la testimonianza".
 

"Pochi movimenti a gennaio"

Se la squadra sta lavorando sul campo per prepararsi ad una seconda parte di stagione positiva almeno tanto quanto la prima, Petrachi e la dirigenza si stanno dando da fare sul fronte mercato: "Credo che la sessione di gennaio sia sempre di riparazione e non di rivoluzione - le sue parole - non è semplice. In questa stagione, in un momento di grande emergenza, ci siamo guardati attorno per cercare qualche svincolato, ma era un momento delicato e ci mancava solo che mi mettessi gli scarpini io a cinquant’anni. È difficile migliorare la nostra rosa in questa fase. Noi crediamo moltissimo nel nostro gruppo. E credo che a gennaio ci saranno pochi movimenti. Poi se qualcuno, poco contento, vuole cercarsi qualche chance per andare a giocare da un’altra parte, lo prenderemo in considerazione".

Da analizzare soprattutto il momento dell'attacco, dove Kalinic non sta rendendo al massimo: "Ma noi siamo contenti di lui. E' un calciatore che si sta ritrovando e lo notiamo giorno dopo giorno in allenamento. Siamo convinti che nel girone di ritorno ci darà tante soddisfazioni. Per quanto ci riguarda, non è sul mercato”. Chi è tornato a Trigoria è Bruno Peres, che ha terminato il proprio prestito in Brasile: "Ci tengo a parlare di lui. Lo conosco bene. L’ho preso io a Torino. Lui sa giocare a calcio. Deve ritrovare quella fame, quell’umiltà che forse ultimamente aveva perso. La mia idea condivisa con Paulo è di dargli una seconda chance, perché a tutti si concede nella vita. Deve ritrovarsi come uomo. Tutti possiamo sbagliare. Negli anni in granata si è visto il vero Bruno Peres e io ero lì, so come ha fatto a rendere. Lui ne è consapevole: gli daremo una possibilità e la prima volta che sbaglia è a casa”.