Calciomercato Inter, chi è Ashley Young: andava a scuola con Hamilton

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Prima di diventare un giocatore professionista, il laterale del Manchester United andava a scuola con Lewis Hamilton a Stevenage. "Correvo più di lui, ma Ashley era più forte con i piedi" ricorda il campione di Formula 1. Primi passi di una carriera avviata in attacco con la maglia del Watford. Negli anni ha cambiato ruolo, fino a diventare capitano dei Red Devils. Conte lo voleva al Chelsea già nel 2017

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Antonio Conte ha individuato in Ashley Young l'ultima idea per rinforzare le fasce in casa Inter. Il club nerazzurro ha inserito nella lista della spesa il nome dell'esterno sinistro 34enne del Manchester United, il cui contratto andrà in scadenza a giugno: Young, nemmeno in panchina nella sfida di Carabao Cup persa per 1-3 dai Red Devils contro il City, ha già detto sì al contratto da un anno e mezzo proposto dai nerazzurri e sarebbe il terzo acquisto stagionale dallo United, dopo Lukaku e Sanchez.

Young e Lewis Hamilton, compagni di scuola e di squadra

Una carriera di corsa, quella di Young. Vissuta bruciando tappe e scaricando il contachilometri di partita in partita. Quasi un segno del destino per chi alle scuole medie frequentava gli stessi banchi di Lewis Hamilton, alla Henry Newman School di Stevenage. Praticamente coetanei - Lewis ha sei mesi in più, ma entrambi sono nati nel 1985 - e protagonisti di un passato che entrambi ricordano, nel quale hanno condiviso anche le partite di calcio della squadra della scuola. "Se non fossi diventato un pilota avrei intrapreso la carriera da calciatore - ricordava Hamilton in un'intervista del 2007 - giocavo a centrocampo, correvo tanto. All'epoca avevo più ritmo e velocità di Young, ma lui era più bravo di me con i piedi". I due non si sentono con costanza da quando hanno terminato gli studi, ma sono in contatto attraverso amici in comune. "Era un discreto calciatore, ma tendo a non parlare troppo di lui. Stiamo entrambi facendo quello che sognavamo ed è questa la cosa più importante, che ci rende felici" è invece il ricordo di Young, cresciuto a pane e pallone per le strade di Stevenage: "Tutto ciò che si muoveva lo toccavo dando dei calci. Una pietra, una lattina, tutto era utile per dar vita a una partita". Le qualità del giovane Ashley non erano certo in discussione, tanto che furono gli stesso insegnanti della Newman a spingerlo a entrare in contatto, ancora giovanissimo, con alcuni intermediari calcistici. Punto di partenza di una carriera da quasi 700 partite da pro tra club e Nazionale.

Dal Watford allo United: come è cambiato Young

In otto stagioni e mezzo a Manchester, Young ha messo insieme 261 presenze e 19 reti. Molto versatile, utilizzabile sia da esterno alto che da terzino, è presto diventato un simbolo per Old Trafford. Con lo United ha vinto sette trofei, un elenco di cui fanno parte la Premier League nell'annata 2012-13 (l'ultima dell'era Ferguson) e l'Europa League 2016-2017 con Josè Mourinho in panchina, è diventato un terzino a 30 anni grazie ai consigli di Van Gaal. Niente male per chi è partito dal settore giovanile del Watford, dove l'allenatore Cummins gli aveva dato molta fiducia tanto da convincere la società a portare Young, appena 10 anni, ogni giorno da Stevenage a Watford per gli allenamenti. Quella fiducia però si trasformò in dubbi a 16 anni. "Mi bocciarono perché ero troppo basso. Quando il Watford mi scartò tornai a casa e piansi per un'ora, fu un momento difficile - ricorda lui - decisi di allenarmi part-time, due volte a settimana, e alla fine ho avuto ragione". Avvio di una carriera da pro in discesa, tanto che al debutto con la prima squadra, contro il Milwall, segna anche una rete. L'esplosione definitiva avviene però nella stagione 2005/2006: dalla fascia viene spostato in attacco e con 14 gol trascina gli Hornets in Premier League, grazie alla fiducia di Aidy Boothroyd. Il debutto nella massima serie inglese arriva a 21 anni ma al Watford Young resterà poco tempo. A gennaio 2007, il primo trasferimento della carriera: offerta da 10 milioni di sterline dell'Aston Villa, dove lo vuole con forza il manager Martin O'Neill, e ok del Watford. Quelli del Villa Park sono gli anni - quattro e mezzo - del definitivo salto di qualità: 38 gol e 25 assist in 190 presenze con tre qualificazioni consecutive all'Europa League ed esordio nella Nazionale maggiore dell'Inghilterra, in una partita vinta contro l'Austria. Passepartout per lo United, che nell'estate 2011 lo porta a Old Trafford per 20 milioni.

Il calcio è di famiglia a casa Young: il giovane Ashley tifava Arsenal

Il calcio è una passione di famiglia a casa Young. Se Ashley dalle strade di Stevenage è arrivato in Premier League e in Nazionale, i suoi fratelli minori Lewis e Kyle sono passati per l'Academy del Watford, con Lewis - nato nel 1989 - che ha proseguito la sua carriera e oggi gioca in difesa con il Crawley Town in League Two. Un amore, quello per il pallone, ereditato con ogni probabilità da suo padre, di origini giamaicane e tifoso del Tottenham. Che derby con Ashley, che da ragazzino tifava Arsenal come il suo fratello maggiore e aveva Ian Wright, attaccante dei Gunners, come idolo. "Era il mio eroe, il mio modello - raccontava Young - oggi però considero l'Arsenal una squadra come le altre. Sono un professionista". Ciò che sognava di diventare sin da quella stagione in cui da attaccante segnò 64 reti in una sola stagione con lo Stevenage, ben 8 in una singola partita. 

L'Italia nel destino: quel rigore a Euro 2012

Apprezzato per professionalità e versatilità, Young con gli anni ha arretrato la propria posizione in campo, affermandosi anche da terzino sia una linea a 4 che nel 3-5-2. Nemmeno gli arrivi negli anni di concorrenti del calibro di Shaw, Rojo, Darmian e Blind ne hanno intaccato la titolarità, spesso riconquistata a stagione in corso e con fascia di capitano al braccio. Fino allo scorso novembre: da allora, dopo 10 partite dal primo minuto tra Premier ed Europa League, Young è uscito lentamente dai radar. Due sole gare da titolare nelle ultime 10 di campionato, fino all'esclusione dai convocati contro il City in Carabao Cup. Ora lo aspetta la Serie A, della quale magari in passato gli avrà parlato José Mourinho. L'Italia, d'altronde, è nel suo destino anche se evoca ricordi amari. Quarti di finale di Euro 2012, di fronte gli Azzurri e l'Inghilterra. Dopo lo 0-0 dei tempi regolamentari, si va ai calci di rigore. Tra i due tiri sbagliati dagli inglesi che regalano all'Italia di Prandelli il pass per la semifinale, c'è proprio quello calciato sulla traversa da Young. Che ora da red è pronto a tingere il suo presente di nerazzurro. Lo aspetta Antonio Conte, che cercò di portarlo al Chelsea già nel 2017.

Il saluto fra Young e Conte al termine di un United-Chelsea
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