Lo spagnolo classe 1993, in prestito al Siviglia dal Milan per 18 mesi, ha parlato del possibile riscatto da parte degli andalusi: "Diventa obbligatorio in caso di qualificazione in Champions, ma ci sono anche altre opzioni"
Suso è arrivato a Siviglia durante la sessione del mercato invernale con la formula del prestito con obbligo di riscatto. 18 mesi per tornare a giocare il suo miglior calcio dopo le difficoltà con il Milan. Un gol in sei partite di Liga, poi la pausa forzata a causa dell'emergenza coronavirus. Il suo futuro è quindi ancora tutto da scrivere, anche se a fare chiarezza sulle condizioni necessarie per il riscatto - che diventerebbe obbligatorio con la qualificazione alla Champions - ci ha pensato lo stesso classe 1993 a Radio Marca Sevilla: "Esistono anche altre opzioni - ha spiegato - ma sì, se dovessimo qualificarci alla Champions allora resterei qui sicuramente". E direbbe addio all'Italia dopo 5 anni fra Milan e Genoa. Il Siviglia, protagonista di una stagione positiva, è terzo in Liga. Se il campionato dovesse finire oggi, allora Suso resterebbe in Andalusia. Intanto, però, il calcio è fermo e c'è da pensare alla questione sanitaria: "Il virus ha colpito prima l'Italia e poi, dopo qualche settimana, anche in Spagna abbiamo dovuto vivere la stessa cosa". Pure lui, dunque, si trova in isolamento: "Questa situazione mi spaventa abbastanza. Mi piacerebbe che si riprendesse a giocare, ma è una situazione drammatica che non si è mai verificata e che ci obbliga a stare attenti".
"Con l'1% di rischio non sarebbe giusto giocare"
Tornare in campo o restare fermi? Anche in Spagna la discussione è molto accesa. L'AFE, l'assocalciatori spagnola, ha concordato con la Federazione di scendere in campo ogni 72 ore per poter terminare la stagione: "Non sono d'accordo - ha spiegato Suso - più che di sport, parliamo di salute. Se c'è un rischio dell'1% , la cosa migliore è non riprendere a giocare. Ho un figlio di un anno e mezzo e mia moglie è incinta. Fra poco partorirà. Cosa succede se vado ad allenarmi e vengo contagiato? Se dovessi portare a casa il virus, non me lo perdonerei mai nella vita".