Nell'estate 2011 la nuova Juve di Conte va a caccia di esterni per accontentare l’allenatore che vuole giocare con il 4-2-4. Ne arrivano 4, tra cui il promettente talento olandese che giocherà 92’… in tutto l’anno. Lo scudetto, la Ferrari restituita alla Juventus, gli scherzi di Pirlo. Poi la cessione e la rinascita, tra Olanda e Turchia. "Ero troppo giovane", commenta oggi con saggezza
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di Vanni Spinella
- Ecco allora che a Torino sbarca una batteria di esterni utile per avere sempre forze fresche in quel ruolo. Ai già presenti in rosa De Ceglie, Grosso, Pepe e Krasic si aggiungono Lichtsteiner, Giaccherini, Estigarribia e, nell’ultimo giorno di mercato, Eljero Elia. Grande colpo, si dice
- Di Elia si parla bene già da qualche anno, nonostante la giovane età: il 24enne olandese è un’ala rapida e dal buon dribbling, di quelle programmate per sfornare assist a ripetizione, e all’Amburgo ha mostrato tutto il suo repertorio in un paio di stagioni venute dopo quella della rivelazione, quando con il Twente era stato eletto “talento dell’anno” in Olanda. Per farsi un’idea di chi aveva vinto quel premio (intitolato a Johan Cruijff) prima di lui: Robben, Sneijder, Huntelaar
- Il campionato della Juventus parte e Conte deve ancora trovare la quadra. Nel suo 4-4-2 che cerca di trasformarsi in 4-2-4, Vidal parte in panchina, così come Bonucci: non è ancora tempo di BBC. “Nascerà” solo il 29 novembre del 2011, nel recupero dell’undicesima giornata contro il Napoli, quando Conte “copia” il 3-5-2 a Mazzarri, per disporsi a specchio rispetto all’avversario. Mazzarri se la prende, Conte capisce che è la strada giusta…
- Nel frattempo, Elia continua a restare ai margini. Non del campo, sulla fascia come si augurava, ma del progetto di Conte. Eppure era iniziato tutto nel migliore dei modi, con l’amichevole dell’8 settembre contro il Notts County in cui l’olandese ha l’onore di essere tra coloro che inaugurano il nuovo Juventus Stadium. Conte lo schiera addirittura prima a sinistra e poi a destra, lui supera il test d’ingresso a pieni voti. Sembra la pedina ideale per il 4-2-4
- Anche nello spogliatoio bianconero, dove i campioni non mancano, Elia si inserisce alla grande. Anni dopo il suo addio alla Juve racconterà: “Nello spogliatoio ero seduto tra Del Piero e Pirlo, si prendevano cura di me… ma quanti scherzi! Una volta Andrea svuotò l’intero barattolo di sale sul mio piatto di pasta. Dopo una settimana provai a farglielo io: mi rincorse per tutta Vinovo"
- Con l’inizio del campionato, però, Elia si ritrova a far compagnia a Vidal e Bonucci in panchina. Parte titolare soltanto alla quarta giornata, a Catania. Gioca un tempo, poi lascia la fascia a Pepe con la Juve in svantaggio: 3’ dopo il cambio, la Juve pareggia. Sarà un caso, ma non gioca a suo favore
- La giornata dopo, nel big match contro il Milan, Elia torna al suo posto: in panchina. Riappare quasi due mesi dopo, il 12 dicembre, per i 4’ finali contro la Roma. Poi l’11 marzo, contro il Genoa, entrando al 72°. Ultima apparizione in bianconero il 29 aprile, contro il Novara: ingresso in campo al 65°, sul 4-0
- I conti di Conte sono presto fatti: l’allenatore concede a Elia appena 92 minuti in tutto il campionato. Sommando uno spezzone qua e uno là fanno una partita con tanto di recupero, troppo poco per lasciare il segno. Zero assist, zero gol. Ma uno scudetto
- A fine stagione, infatti, è la Juventus a trionfare, dopo una lunga volata con il Milan di Allegri. L’aritmetica certezza del titolo arriva contro il Cagliari, alla penultima giornata. Si gioca sul neutro di Trieste e non nella casa dei rossoblù, il Sant’Elia, ritenuto parzialmente inagibile dalla commissione provinciale di vigilanza sui pubblici spettacoli. Non è proprio l’anno di Elia, calciatore o santo che sia
- Lo scudetto resta nel suo personale curriculum, non il premio scudetto, come rivelato anni dopo dallo stesso Elia: "Tutti i giocatori avevano a disposizione una Ferrari o un bonus da 200mila euro dopo la vittoria dello Scudetto. Invece la Juventus mi ha costretto a rinunciare a questi premi per permettermi di unirmi al Werder Brema"
- Al Werder Brema ci va “a piedi”, ovviamente ceduto dopo una stagione in cui Conte non gli ha rivolto "nemmeno una parola in tutta la stagione", come svelerà l’olandese
- Anche in Germania non va meglio, se è vero che nel dicembre 2014 arriva a dichiarare "Spero di essere ceduto il prima possibile", venendo subito accontentato (lì non ci sono neanche Ferrari di mezzo): lo spediscono al Southampton, in prestito con diritto di riscatto che ovviamente non viene esercitato, a fine stagione. Riparte dall’Olanda, al Feyenoord, e lì torna a mettere in mostra quelle abilità che gli erano valse il famoso premio Crujiff
- In due stagioni, vince prima la Coppa d’Olanda e poi il campionato, e si rivedono anche i gol, ben 9 nella seconda stagione, oltre ai 56 dribbling a buon fine che lo rendono il primatista di questa specialità nell’Eredivisie
- Nuova tappa, stavolta in Turchia, all’Istanbul Basaksehir, dove mette in bacheca un terzo titolo nazionale, prima di tornare – stavolta da esperto giocatore, a 32 anni – in Patria, Utrecht e poi Ado Den Haag, finendo nella lista degli svincolati a giugno 2022
- Il bilancio della carriera non si può certo definire negativo, se si considerano anche le presenze in nazionale con una finale Mondiale giocata (ma persa) nel 2010, contro la Spagna. E allora, cosa è andato storto alla Juventus nel 2011? “Arrivai a Torino troppo presto, volevo giocare ogni minuto. Ero giovane ed ero impaziente”, spiegherà con la saggezza acquisita nel tempo. “Ma non è stata un’esperienza negativa”. Pensate se gli avessero concesso anche la Ferrari…