Ricardo Oliveira al Milan, il flop di mercato dell'estate 2006
Nell'estate del 2006 Shevchenko saluta il Milan per il Chelsea e Galliani va a caccia del suo erede. Insegue Ronaldo e Ronaldinho, alla fine arriva Oliveira. Prenderà la mitica 7 di Sheva con dichiarazioni spavalde, ma verrà schiacciato dal suo peso. Se ne andrà dopo aver vinto la Champions, anche se nella foto di gruppo...
di Vanni Spinella
Certe maglie bisognerebbe lasciarle dove sono, o perlomeno non abbandonarsi a dichiarazioni troppo spavalde. Perché pesano, inutile negarlo, e il fantasma di chi le ha indossate con successo aleggerà sghignazzando. È ciò che succede a Ricardo Oliveira nella stagione 2006/07, cioè quella dopo il doloroso addio di Shevchenko al Milan
L'EREDE DI SHEVA
- Doloroso per i tifosi rossoneri, perché Sheva in realtà è eccitato all’idea di veder crescere il figlio parlando fluentemente l'inglese (questa la "scusa" ufficiale) e in secondo luogo di sperimentare la Premier. Di sicuro, dietro alla sua scelta di accettare la corte del Chelsea c'è lo zampino della moglie e alla fine Sheva parte, salvo pentirsi (come Lukaku!) e tornare (due anni dopo) ad apprezzare il dialetto milanese
LA TERZA SCELTA DI GALLIANI
- Il suo erede, si diceva, è Ricardo Oliveira, attaccante brasiliano che si trova al terzo posto sulla lista di Adriano Galliani, messosi subito alla ricerca del sostituto di quello che “non è brasiliano però… che gol che fa (Shevaaa, Shevaaa)”. La prima scelta sarebbe Ronaldinho, ma il Barcellona non ne vuole sapere di lasciarlo andare; la seconda l’ex interista Ronaldo, ma il Real chiede in cambio Kakà e Galliani mette giù la cornetta. Curiosamente, tutti affari che si faranno nel giro di pochi anni
IL MONDIALE SALTATO
- Il Milan ripiega così su Oliveira, che di Dinho e Ronaldo è comunque compagno in nazionale. Lo sarebbe stato anche al Mondiale 2006 che si è appena concluso, se un grave infortunio al ginocchio (patito contro il Chelsea) non glielo avesse fatto saltare. Il brasiliano si è comunque ripreso, tornando a segnare nel finale di stagione, e in ogni caso i numeri parlano per lui: non si può negare che abbia segnato un sacco nella Liga, con la maglia del Betis
LA MALEDIZIONE DELLA NUMERO 7
- Al Betis vanno 17 milioni di euro più il cartellino della meteora svizzera Vogel e Oliveira sbarca in Italia. Commettendo subito il primo grande errore della sua esperienza in rossonero: vede la maglia con il numero 7 libera, e se la prende. «Mi hanno spiegato che era quella di Sheva e io ho insistito: "la prendo lo stesso, che problema c’è?”» dice. «Rispetto Shevchenko che al Milan ha scritto una grande storia, ma io sono qui per scrivere la mia. Non ho paura di una maglia»
MEGLIO DI SHEVA ALL'ESORDIO
- Si parte, dunque, e alla prima giornata i fatti sembrano dargli ragione. Esordio con gol contro la Lazio, 8’ dopo essere entrato in campo al posto di Gilardino. Sheva, al debutto con il Milan, ne aveva impiegati ben 72…
I DUBBI DI CARLETTO
- Alla partita dopo, contro il Parma, Ancelotti lo schiera titolare, e in panchina ci va Inzaghi. Ma a segnare sono due trequartisti e allora Carletto inizia a nutrire dubbi sul fatto che la nuova punta sia spuntata. E già a Natale nell’albero di Natale dell’allenatore non c’è posto per lui
UNA CHAMPIONS IN BACHECA
- Per Oliveira inizia una sfilza di staffette con i compagni di reparto Inzaghi, Gilardino e Borriello, con il primo frenato spesso dagli infortuni che chiuderà il campionato con appena 2 gol, impensabile per Inzaghi. Oliveira ne segnerà uno in più, 3, ma a fine stagione il popolo rossonero invoca solo il nome di Superpippo grazie alla doppietta in finale di Champions contro il Liverpool
Ma quale rivalità tra attaccanti? Oliveira è così felice quando segna Inzaghi che... cerca di strangolarlo. Ma Spiderman ha visto tutto, e sta per intervenire
ARRIVA ANCHE RONALDO
- Una Champions che figura anche nella bacheca personale di Oliveira, ma con un contributo praticamente nullo. Da gennaio in poi, infatti, il povero Ricardo vede quasi tutte le partite dalla panchina, complice anche l’arrivo nel mercato invernale di quel Ronaldo che in estate il Real non mollava
RIGORE? LO TIRA BILLY
- Ancelotti si ricorda di lui alla penultima giornata, schierandolo contro l’Udinese, ma quando sei titolare quattro giorni prima della finale di Champions (con Inzaghi, Kakà, Seedorf e tutta la difesa titolare a riposo) non è esattamente un buon segno. È l’ultima a San Siro di Costacurta, e segna persino lui su rigore, "regalatogli" dai compagni di squadra in occasione dell'addio al Milan
IL RAPIMENTO DELLA SORELLA
- È il 19 maggio 2007 e solo da un paio di mesi Oliveira è tornato a sorridere. Un’attenuante, infatti, ce l’ha, visto che il suo periodo rossonero coincide con uno dei più tragici a livello personale, con il rapimento a ottobre della sorella in Brasile, liberata solo dopo 159 giorni di prigionia, quando ormai si temeva di non ritrovarla più viva. Un lungo periodo durante il quale il Milan resta vicino al suo attaccante, che comprensibilmente non ha il gol in cima ai suoi pensieri
LA CESSIONE AL REAL SARAGOZZA
- A fine stagione, ad ogni modo, le strade del Milan e di Ricardo Oliveira si dividono. Viene girato in prestito al Real Saragozza, dove torna a segnare ma non riesce a evitare la retrocessione, e Galliani quasi non ci crede quando il club spagnolo comunica di voler esercitare l’opzione per il riscatto
LA RINASCITA CALCISTICA
- Per Oliveira, dopo due anni in Spagna in cui torna a segnare (33 gol in due campionati), è l'inizio della rinascita. Nel 2010, a 30 anni, è all'Al-Jazira, e sembra prepararsi al finale di carriera. In realtà parte una seconda fase della sua vita calcistica che lo porta a conquistare 3 campionati in Brasile (con Santos e Atletico Mineiro), a ritrovare la maglia della Seleçao (viene riconvocato nel 2015) e che lo vede tutt'ora in campo, 42enne da quasi 400 gol in carriera in giro per il mondo. Tranne che a Milano
