L'ex Ct della Nazionale, in cerca di una nuova avventura, si è raccontato in esclusiva a Walter Veltroni sulle colonne de La Gazzetta dello Sport: "Voglio essere messo nelle condizioni di vincere. Roma? Oggi no, ma un giorno l'allenerò". Poi su un possibile ritorno alla Juve: "I matrimoni, per esserci, devono essere da ambedue le parti"
Un anno lontano dai campi. Fondamentale per chi, come lui, ha sempre dato tutto e probabilmente aveva bisogno di staccare la spina. Lungo per chi ha il calcio nelle vene e fatica a starci lontano. Antonio Conte adesso è pronto a tornare. Oggetto del desiderio per molte squadre, obiettivo di poche. Già, perché per convincerlo serve un progetto serio. Serve voglia di vincere: “Chi mi chiama sa che io devo incidere con la mia idea di calcio e con il mio metodo”. Lo ha raccontato lui stesso in esclusiva a Walter Veltroni sulle colonne de La Gazzetta dello Sport. Uno sguardo al passato, due al futuro: “Non sono un gestore, non credo che l’obiettivo di un allenatore sia fare meno danni possibile – ha continuato - se pensano questo, le società non mi chiamino. Trovo umiliante per la categoria sentire una cosa del genere. Io voglio incidere, perché sono molto severo con me stesso. Poi ho un problema: la vittoria. Che sento come l’obiettivo del mio lavoro. Il percorso per arrivarci è fatto di lavoro, di sacrificio, di unità d’intenti, di pensare con il noi e non con l’io. Non ne conosco altri”.
“Roma? Oggi mancano le condizioni”
Il suo nome da qualche mese viene accostato a molte squadre, fra cui anche la Roma: “Mi sono innamorato della città frequentandola nei due anni in cui sono stato c.t. della Nazionale – ha spiegato Conte - all’Olimpico senti la passione da parte di questo popolo che vive il calcio con un’intensità particolare, che per la Roma va fuori di testa. Che vive “per la Roma”. Un ambiente molto passionale, che ti avvolge. Oggi le condizioni non ci sono ma penso un giorno, prima o poi, io andrò ad allenare la Roma”. Insomma, i giallorossi non sembrano essere la prossima destinazione dell’ex Ct della Nazionale. Che è alla ricerca di un progetto ambizioso, a prescindere dai colori: “Milan o Inter? Il mio ragionamento vale per qualsiasi squadra. Io devo avere la percezione di poter battere chiunque. Devo sentire che vincere è possibile. Altrimenti, senza problemi, posso continuare a restare fermo”.
“Juve? Un domani chissà…”
Il primo grande amore di Conte è stato senza dubbio la Juventus. Con i bianconeri è diventato grande da calciatore, si è consacrato come allenatore. Cinque trofei, poi l’addio inaspettato nel 2014: “Erano stati tre anni molto intensi – spiega Conte - avevamo portato la macchina a spingere più di quanto potesse. Anni molto logoranti, sotto tutti i punti di vista. Penso che anche nelle migliori famiglie si possa litigare. In quei tre anni ho dato tutto me stesso. Come ho fatto ovunque sia andato. Mi sentivo in debito con Agnelli. Ricordo la promessa fatta: “Ci vorrà tempo, ma l’obiettivo è tornare sul tetto del mondo”. Non sono riuscito a completare la promessa. Se torno? I matrimoni, per esserci, devono essere da ambedue le parti. Penso che la Juve abbia iniziato un percorso e penso che siano molto contenti di Allegri che sicuramente ha continuato il lavoro, sta facendo molto bene. Un domani non si sa mai".