IL BILANCIO. Sette vittorie in due, il trionfatore della Grande Boucle e lo sprinter tedesco meritano un bel 10. Nairo rappresenta un futuro che è già qua, come Porte e Rui Costa. Appena sufficienti Greipel e Cavendish. Bocciati Contador, Evans e Schleck
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L'inglese venuto da Nairobi si consacra con un Tour semplicemente impressionante. Meriterebbe la lode per la caparbietà nel vincere tre tappe. Gliela togliamo solo perché a volte (nella nona tappa e sull'Alpe d’Huez) difetta nella gestione delle energie -
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È l’altro marziano del Tour. Prima maglia gialla per fortuna e bravura, chiude con uno splendido successo sui Campi Elisi e con un bottino di quattro vittorie. Beffa a ripetizione Cavendish e Greipel: d’ora è lui il punto di riferimento per le volate -
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Secondo solo a Froome a 23 anni, leader della classifica degli scalatori, miglior giovane e pure vincitore dell’ultima tappa di montagna. Questo ragazzo colombiano compie un’impresa di dimensioni forse sottovalutate. Sarebbe bello vederlo anche al Giro -
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Continua nei miglioramenti che ha già fatto vedere da inizio stagione e si rivela un gregario fondamentale. Ha una sola défaillance, nella seconda tappa di Pirenei, ed esce così da una classifica dove poteva tranquillamente stare. Capitan futuro -
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Quasi monopolizza le tappe vallonate, con due vittorie quasi in fotocopia, bellissime e con scatti a 20 km dal traguardo. Fa anche da ottimo gregario per Valverde – prima – e Quintana e anche lui conferma una crescita che può portarlo assai lontano -
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Conquista in rimonta il terzo posto e completa così la sua tripletta di podi tra Giro, Vuelta e Tour. Forse impiega un po’ troppo tempo a carburare e soprattutto manca l’appuntamento con una vittoria di tappa, così come tutti i corridori spagnoli -
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Unico italiano a brillare, compie forse il gesto tecnico più esaltante di tutta la corsa, con quella volata forsennata per rimontare Albasini sul traguardo di Lione. È anche uno dei migliori uomini di Cavendish, ha 23 anni e un bel futuro davanti –
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Vince una bella tappa, veste la maglia gialla e salva così il Tour, altrimenti fallimentare, della Radioshack. Non solo: va in fuga quasi sempre nell’arco delle tre settimane e si dimostra pronto a prendere i gradi di capitano nel futuro -
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Una furia sull’Alpe d’Huez nella sua rimonta sul povero Van Garderen, è lui a catturare l’unico successo francese della Grande Boucle numero 100. Meritatamente scelto come corridore più combattivo, era stato secondo anche a Gap due giorni prima -
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La maglia verde era l’obiettivo e lo porta a casa quasi con facilità. Però da lui ormai ci si aspetta di più e l’unica vittoria di tappa è un passo indietro rispetto al 2012. Sempre battuto in volata, non prova praticamente mai a inventare qualcosa -
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Cede un po’ alla distanza, ma si ritrova – e verrebbe da dire finalmente – su ottimi livelli in una grande corsa a tappe. Senza obblighi da gregario poteva centrare il podio? Probabile. Se correrà, sarà di diritto tra i grandi favoriti della Vuelta -
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Due vittorie l’inglese e una il tedesco, non si possono certamente bocciare. Eppure vincono solo in condizioni ideali e soprattutto escono con le ossa rotte dal confronto con Kittel, che è sembrato più tonico, più furbo, più attento e più affamato –
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La storia del Tour (e dello sport) non si fa certo con i “se”. Però senza quella foratura nella 13esima tappa chissà... Fermandoci ai dati certi: era un paio di gradini sotto Froome e Quintana in salita e anche lui non trova la vittoria di tappa -
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Inutile dirlo, il grande grandissimo deluso del Tour è lui. Il cuore ce lo mette sempre e anche la stoffa da grande capitano, con cui organizza e dirige l’imboscata a Froome e Valverde nella 13esima. Però non va proprio e manca persino il podio -
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Tanto vuole la maglia a pois che si dimentica di essere l’unica vera speranza francese per le vittorie di tappa e per la classifica. Alla fine va sempre in fuga con i tempi sbagliati e si ritrova solo terzo nella classifica degli scalatori. Confuso -
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Alza bandiera bianca praticamente subito e non trova la giornata giusta neppure un giorno delle tre settimane. Con lui affonda anche Van Garderen (4,5 nonostante la generosa prova sull’Alpe d’Huez) e tutta la Bmc -
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In un Tour che era un festival per scalatori, ti aspettavi di rivederlo sui suoi livelli, ma niente. Timido ed evanescente quanto la sua Euskaltel (pure Nieve si spegne subito), resta nella mediocrità in cui è affondato ormai da qualche tempo -
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In Corsica sembra partire con ottimo piglio e intenzioni. Ma poi su ogni salita finisce per essere tra i primi a staccarsi, senza mai dare l’idea di lottare e aver voglia di soffrire. Da due anni è in crisi di risultati, identità, motivazioni -
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Tocca il punto più basso di una carriera che nove anni fa, dopo la sorprendente vittoria al Giro 2004, tutti si immaginavano molto diversa. Va in fuga una sola volta, ma arranca e finisce per passare borracce a Serpa. Assente ben poco giustificato -
L'ALBUM DEL TOUR NUMERO 100