In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Pogacar al Festival di Trento: "Non ho idoli. Giro, Tour e Vuelta in una stagione, chissà"

Ciclismo

Ieri a Como festeggiava la quarta conquista di fila del Giro di Lombardia, ultima impresa di un 2024 stratosferico, oggi a Trento Tadej Pogacar si racconta: "Ho iniziato a pedalare per divertirmi, non pensavo che sarei riuscito a raggiungere questi traguardi". E non nasconde una tentazione: "Ho pensato di partecipare alla Vuelta dopo Giro e Tour, ma il vero obiettivo era il Mondiale". E ribadisce: "Non mi piacciono i paragoni col passato"

LA SUA STORIA E IL 2024 DA RECORD

Condividi:

Forte, fortissimo, tanto da sembrare invincibile. Tadej Pogacar, tra i protagonisti dell'ultimo giorno del Festival di Trento, ha raccontato sul palco i suoi trionfi e ha anche approfondito un'ipotesi per il futuro al termine del suo intervento: "Giro d'Italia, Tour e Vuelta nello stesso anno? Si possono fare, ma bisogna programmare la stagione e organizzarla per arrivarci in condizione. Correre per vincere un grande giro è ben diverso che correre solo per finirlo. Per ora non ci penso, ma un anno potrei anche provare a farli tutti e tre".

"Non mi piace confrontarmi con i ciclisti del passato"

E ogni volta che può, Tadej lo conferma: "Non mi piace confrontarmi con i ciclisti del passato - ha detto sul palco del Festival organizzato dalla Gazzetta dello Sport - anche perchè conosco poco la loro storia, non ero nemmeno nato. Io seguo solo la mia strada, creandomi la mia storia e vivendo il momento attuale senza preoccuparmi del passato e della storia. Non ho mai avuto un idolo, quando ero giovane non ero interessato al ciclismo finché non ho iniziato ed era l'epoca di Contador e Schleck. Mi piace vedere le gare, ma più da lontano che non quando arrivano sul traguardo". 

"La mia corsa migliore del 2024? A Plateau de Beille al Tour"

Nove vittorie su 11 corse disputate nel 2024, tra cui Giro d'Italia e Tour de France con sei successi di tappa in ciascuna delle due competizioni: "Il giorno in cui mi sono sentito meglio? Ci sono stati molti giorni fortunati quest'anno, ma se devo indicare un podio direi prima di tutti la tappa di Plateau de Beille al Tour, la Liegi e la frazione di Livigno al Giro. In questi giorni mi sentivo sempre al top della forma". Sull'emozione più bella invece non ha dubbi: "Quando ho ricevuto la maglia arcobaleno da campione del mondo ero molto emozionato, è qualcosa che non avrei mai immaginato nella mia vita, non mi aspettavo di provare così tante emozioni". 

 

leggi anche

2024, l'Odissea nella leggenda di Tadej Pogacar

"Sì, ho pensato di fare anche la Vuelta"

Dopo aver ottenuta la doppietta Giro-Tour a distanza di 26 anni dall'ultima volta (Pantani nel 1998), qualcuno ha azzardato l'ipotesi che volesse provare il tris: "Ho pensato di fare anche la Vuelta, ma c'erano anche le Olimpiadi e non ho partecipato perchè dovevo recuperare. Avrei dovuto allenarmi nuovamente in montagna con la squadra, ma mi sono reso conto che non ero nella miglior forma possibile per vincere. L'obiettivo era il Mondiale, tutte le decisioni erano finalizzate a questo e si sono rivelate corrette". E sulla gara iridata aggiunge: "Durante la fuga di 100 km non ero completamente solo, sarei stato davvero folle altrimenti. All'ultimo giro ho contato i metri che mancavano, ero un pochino impaurito perché dietro di me c'era un gruppo competitivo che poteva riprendermi. Sono davvero arrivato al limite delle mie capacità fisiche e mentali". Sulla scelta di correre sia Giro che Tour: "Avevo molti dubbi, ho capito che era stata la scelta giusta dopo la prima settimana di Tour, quando mi sentivo ancora molto bene. Prima del Giro ho fatto una buona preparazione correndo poche gare e tra Giro e Tour ho recuperato bene".

leggi anche

Pogacar: "Doping? Non corro rischio di ammalarmi"

"All'inizio mi divertivo e basta, poi ho capito che potevo fare strada"

Le vittorie del 2024 nascono dalle sconfitte del 2023: "Il recupero dopo l'infortunio al polso alla Liegi è stato duro, non feci molta preparazione. Al Tour sono andato bene, ma non abbastanza per battere Jonas (Vingegaard, ndr). Ho spinto ancora di più il mio corpo per i Mondiali, ma poi ero completamente distrutto. Ho dovuto ricostruire e ripensarmi per l'anno successivo. Non ho vinto, ma ho sfruttato le esperienze per migliorare. Non è stata la fine del mondo quando sono caduto, ero circondato dalle persone che mi volevano bene e ho passato momenti divertenti tra ospedale e ritorno a casa. Courchevel è stata una delle tappe più dure della mia vita, ringrazio i miei compagni per avermi guidato al traguardo. Ma non fu un dramma, si può sempre migliorare". Un insegnamento che ha fatto suo sin da ragazzino: "Durante il mio primo anno da ciclista juniores pensavo più a divertirmi con gli amici, ragionavo gara dopo gara. Non arrivavano però solo vittorie anzi, alcune corse furono davvero brutte. Dopo i successi al Giro della Lunigiana e al Tour de l'Avenir ho realizzato che avevo le potenzialità per continuare". 

leggi anche

Pantani-Pogacar, un castello di destini incrociati

"Tra i rivali metto Roglic, Vingegaard, Evenepoel e van der Poel"

Lo sloveno ha parlato anche dei suoi rivali: "Ho sempre considerato Roglic l'avversario numero uno, ma ha avuto molta sfortuna negli ultimi anni e così nelle corse a tappe il grande rivale è diventato Vingegaard". Sugli altri: "Van Aert e van der Poel sono avversari nelle classiche. E poi c'è Remco Evenepoel, che è molto completo. Vado d'accordo con tutti anche se viviamo in posti lontani e diversi, quindi non si può dire che siamo amici. Con Roglic parlo la stessa lingua, ma apparteniamo a generazioni diverse. Abbiamo però molto rispetto l'uno per l'altro perché ci prenderemo sempre cura gli uni degli altri e non ci pesteremo i piedi. Non saremo nemici perché vogliamo sconfiggerci in gara".