Mondiale 2012 -7 al via. Caccia alla Red Bull senza italiani
Formula 1Dopo l'addio al circus di Trulli, di tricolore resta soltanto la Ferrari. Cresce intanto l'attesa per l'ora della verità all'Albert Park, in Australia. Sperando nel riscatto della Rossa. Schumacher è sicuro: "Sarà un'annata molto combattuta". LE FOTO
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SCHEDE: tutti i piloti della stagione - tutti i circuiti km per km
"Ma Nuvolari rinasce come rinasce il ramarro, batte Varzi, Campari, Borzacchini e Fagioli Brilliperi e Ascari...", cantava Lucio Dalla. Una sfilza di nomi italiani dell'epoca eroica dell'automobilismo, una genìa che poi esplose nel dopoguerra in F1 con Giuseppe Farina e Alberto Ascari. Da qualche giorno Lucio Dalla non c'è più, come non c'è più nessun erede di Tazio Nuvolari. Parla straniero la F1. Di italico resta solo la Ferrari, e qualcosa anche grazie al Toro Rosso. L'ultimo pilota a lasciare il Circus è stato Jarno Trulli, appiedato un venerdì 17 febbraio, nemmeno un mese fa.
L'ultimo iride tricolore risale al 1953, con l'accoppiata Ascari-Ferrari. L'ultima volta senza azzurri è stato il 1969. Ma sono stati un'ottantina i piloti nati nel Belpaese a correre in F1 in questi 60 anni, anche con molto onore, se si pensa a Patrese, Alboreto, Fisichella, De Cesaris, alle tre donne, Maria Teresa de Filippis, Lella Lombardi, Giovanna Amati. Qualcosa resta, per la verità: quello che scorre nelle vene di Felipe Massa è sangue pugliese, anche se brasiliano di cittadinanza. Così come è veneto quello di Rubens Barrichello, che però quest'anno, dopo 19 anni nel Circus, correrà in Indycar.
E poi ci sono i collaudatori della Ferrari Giancarlo Fisichella e Davide Rigon, e nel gruppo in rosso ci sono anche Andrea Bertolini e un giovane di talento dalle chiare origini tricolori come Jules Bianchi, che avrà modo di mettersi in luce quest'anno come pilota di riserva nella Force India e che disputerà anche il campionato World Series by Renault. E poi Vitantonio Liuzzi, sostituito da Karthikeyan ma ancora legato da contratto con l'HRT, quale terzo pilota.
Poco, pochissimo, sempre meglio di nulla. E serviranno almeno due o tre anni per avere dei giovani italiani al volante, secondo la stima del presidente Aci, Angelo Sticchi Damiani, che ha vissuto con amarezza l'addio di Trulli, appiedato da un russo, Valery Petrov, preferito dalla Caterham grazie agli sponsor che lo accompagnano. La crisi della F1 e quella economica insieme valorizzano molto il sostegno a suon di dollari, o di euro, o di rubli, e l'arrivo degli sponsor spesso fa preferire piloti meno bravi o esperti.
Peccato, se si pensa che il record di presenze in F1 è ancora di Riccardo Patrese, 257 Gp, sei vittorie, otto pole, e che nel 1982 in pista c'erano otto azzurri, addirittura 11 nell'89. Quindi un inesorabile declino, e gli inni che risuonano sono quelli di altri paesi: Germania, Gran Bretagna, Spagna, Finlandia, Brasile, Francia, anche Finlandia.
Una Red Bull data ancora per favorita, sei campioni del mondo al via e la speranza di tornare a vedere un campionato finalmente combattuto con la Ferrari di nuovo protagonista. A sette giorni dall'accensione dei motori al primo verde di Melbourne, cresce l'attesa per l'ora della verità all'Albert Park, dove usciranno fuori dai cilindri gli autentici rapporti di forza. Verità e dati sulle prestazioni, gelosamente nascosti nei test invernali dove le big del Circus hanno badato più a inseguire gli assetti giusti che le lancette del cronometro. Lanciando spazio così a team con tanta voglia di crescere, a partite dalla Lotus che, riportando nella velocità che conta l'ex ferrarista Kimi Raikkonen, è stata capace di aprire e chiudere le prove mettendosi tutti alle spalle.
Tutti quanti compresa la Ferrari, apparsa in difficoltà e con il morale sotto i bulloni per una F2012 dalla quale, almeno all'inizio, ci si aspettava di più. Ma che dopo le perplessità di Fernando Alonso e il pessimismo del direttore tecnico Pat Fry ha ricevuto prima l'iniezione di fiducia del presidente Montezemolo ("spero Alonso si sbagli") e poi del team principal Stefano Domenicali: "Mi auguro che questa stagione finisca come il Mondiale di calcio del 1982: l'Italia era andata male nelle prime amichevoli, alla fine vinse il campionato del mondo".
Un campionato che sembrerebbe ripartire da dove era finito e cioè nel segno della Red Bull. Scuderia campione del mondo da due anni a questa parte e che nei test invernali, terminati domenica scora a Barcellona, ha giocato più di tutti a nascondino cambiando look all'ultimo momento optando per un assetto decisamente più aggressivo dagli scarichi alle ali anteriori. Tanto per far venire i brividi ai rispettivi avversari (tra i quali la McLaren continua a dare grandi segni di crescita) che non vogliono credere di poter vivere un'altra stagione ai margini come successo l'anno scorso.
Ma che come Michael Schumacher confidano in una stagione più aperta: "Sarà un campionato molto combattuto, certamente più dell'anno scorso". Parlando di sè il sette volte iridato della Mercedes ha assicurato di non sapere se "posso compararmi a quando avevo 30 anni. Ma so che sto ancora abbastanza bene per trovarmi al top". A Schumi fa eco l'inglese vice campione del mondo della McLaren Jenson Button: "Ci sono molte vetture in pochi decimi di secondo. Va bene per lo sport ma rendera' le cose piu' complicate e difficili per noi".
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"Ma Nuvolari rinasce come rinasce il ramarro, batte Varzi, Campari, Borzacchini e Fagioli Brilliperi e Ascari...", cantava Lucio Dalla. Una sfilza di nomi italiani dell'epoca eroica dell'automobilismo, una genìa che poi esplose nel dopoguerra in F1 con Giuseppe Farina e Alberto Ascari. Da qualche giorno Lucio Dalla non c'è più, come non c'è più nessun erede di Tazio Nuvolari. Parla straniero la F1. Di italico resta solo la Ferrari, e qualcosa anche grazie al Toro Rosso. L'ultimo pilota a lasciare il Circus è stato Jarno Trulli, appiedato un venerdì 17 febbraio, nemmeno un mese fa.
L'ultimo iride tricolore risale al 1953, con l'accoppiata Ascari-Ferrari. L'ultima volta senza azzurri è stato il 1969. Ma sono stati un'ottantina i piloti nati nel Belpaese a correre in F1 in questi 60 anni, anche con molto onore, se si pensa a Patrese, Alboreto, Fisichella, De Cesaris, alle tre donne, Maria Teresa de Filippis, Lella Lombardi, Giovanna Amati. Qualcosa resta, per la verità: quello che scorre nelle vene di Felipe Massa è sangue pugliese, anche se brasiliano di cittadinanza. Così come è veneto quello di Rubens Barrichello, che però quest'anno, dopo 19 anni nel Circus, correrà in Indycar.
E poi ci sono i collaudatori della Ferrari Giancarlo Fisichella e Davide Rigon, e nel gruppo in rosso ci sono anche Andrea Bertolini e un giovane di talento dalle chiare origini tricolori come Jules Bianchi, che avrà modo di mettersi in luce quest'anno come pilota di riserva nella Force India e che disputerà anche il campionato World Series by Renault. E poi Vitantonio Liuzzi, sostituito da Karthikeyan ma ancora legato da contratto con l'HRT, quale terzo pilota.
Poco, pochissimo, sempre meglio di nulla. E serviranno almeno due o tre anni per avere dei giovani italiani al volante, secondo la stima del presidente Aci, Angelo Sticchi Damiani, che ha vissuto con amarezza l'addio di Trulli, appiedato da un russo, Valery Petrov, preferito dalla Caterham grazie agli sponsor che lo accompagnano. La crisi della F1 e quella economica insieme valorizzano molto il sostegno a suon di dollari, o di euro, o di rubli, e l'arrivo degli sponsor spesso fa preferire piloti meno bravi o esperti.
Peccato, se si pensa che il record di presenze in F1 è ancora di Riccardo Patrese, 257 Gp, sei vittorie, otto pole, e che nel 1982 in pista c'erano otto azzurri, addirittura 11 nell'89. Quindi un inesorabile declino, e gli inni che risuonano sono quelli di altri paesi: Germania, Gran Bretagna, Spagna, Finlandia, Brasile, Francia, anche Finlandia.
Una Red Bull data ancora per favorita, sei campioni del mondo al via e la speranza di tornare a vedere un campionato finalmente combattuto con la Ferrari di nuovo protagonista. A sette giorni dall'accensione dei motori al primo verde di Melbourne, cresce l'attesa per l'ora della verità all'Albert Park, dove usciranno fuori dai cilindri gli autentici rapporti di forza. Verità e dati sulle prestazioni, gelosamente nascosti nei test invernali dove le big del Circus hanno badato più a inseguire gli assetti giusti che le lancette del cronometro. Lanciando spazio così a team con tanta voglia di crescere, a partite dalla Lotus che, riportando nella velocità che conta l'ex ferrarista Kimi Raikkonen, è stata capace di aprire e chiudere le prove mettendosi tutti alle spalle.
Tutti quanti compresa la Ferrari, apparsa in difficoltà e con il morale sotto i bulloni per una F2012 dalla quale, almeno all'inizio, ci si aspettava di più. Ma che dopo le perplessità di Fernando Alonso e il pessimismo del direttore tecnico Pat Fry ha ricevuto prima l'iniezione di fiducia del presidente Montezemolo ("spero Alonso si sbagli") e poi del team principal Stefano Domenicali: "Mi auguro che questa stagione finisca come il Mondiale di calcio del 1982: l'Italia era andata male nelle prime amichevoli, alla fine vinse il campionato del mondo".
Un campionato che sembrerebbe ripartire da dove era finito e cioè nel segno della Red Bull. Scuderia campione del mondo da due anni a questa parte e che nei test invernali, terminati domenica scora a Barcellona, ha giocato più di tutti a nascondino cambiando look all'ultimo momento optando per un assetto decisamente più aggressivo dagli scarichi alle ali anteriori. Tanto per far venire i brividi ai rispettivi avversari (tra i quali la McLaren continua a dare grandi segni di crescita) che non vogliono credere di poter vivere un'altra stagione ai margini come successo l'anno scorso.
Ma che come Michael Schumacher confidano in una stagione più aperta: "Sarà un campionato molto combattuto, certamente più dell'anno scorso". Parlando di sè il sette volte iridato della Mercedes ha assicurato di non sapere se "posso compararmi a quando avevo 30 anni. Ma so che sto ancora abbastanza bene per trovarmi al top". A Schumi fa eco l'inglese vice campione del mondo della McLaren Jenson Button: "Ci sono molte vetture in pochi decimi di secondo. Va bene per lo sport ma rendera' le cose piu' complicate e difficili per noi".