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Formula 1, intervista esclusiva a Vettel "l’italiano": "Ritirarmi in Ferrari? Perché no"

Formula 1

Carlo Vanzini

Per la prima volta completamente in italiano, Sebastian Vettel si racconta in esclusiva ai microfoni di Sky Sport: "Io un po’ mi sento italiano. La Ferrari è una macchina italiana e quindi mi sento di parlare in italiano quando sono nell’abitacolo. Monza è casa nostra, non ancora casa mia: ho tanta voglia di vincere"

Il GP d’Italia è in diretta su Sky Sport F1, Sky Sport Uno e in streaming su Skysport.it. La gara domenica 2 settembre alle 15.10 (pre dalle 13.30)

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Ci racconti i tuoi team radio in italiano?

Sono spontanei, perché siamo tutti italiani. Io un po' mi sento italiano, anche se so che sono tedesco e quando parlo si sente [ride, ndr]. La Ferrari è una macchina italiana e quindi mi sento di parlare in italiano quando sono nell’abitacolo. Non è facile, però provo ad esercitare il mio italiano a Maranello, con gli ingegneri e con tutta la gente che lavora lì, per migliorare. Con la squadra normalmente parlo in inglese per quanto riguarda la macchina, per farmi capire bene sulle gomme e sui tecnicismi, perché la nostra squadra è fatta da persone da tutto il mondo. Però con il cuore la squadra è italiana, la nostra base è italiana. E questo è molto importante per i tifosi e per noi. Per questo motivo provo a parlare con tutti, perché non tutti parlano inglese.

Però il tuo accento non è così forte.

Ti ringrazio molto. Posso cambiare un po’ l’intonazione, ma quando sono in spiaggia e chiedo un gelato, si sente l’accento tedesco [ride, ndr].

A proposito di team radio, a Singapore hai cantato in italiano.

Non so come mi è venuta. Dopo la gara, la squadra mi ha fatto risentire l’audio ed ero veramente imbarazzato! Il motivo per cui l’ho fatto è che quando vinci una gara sei contentissimo e, poi, due o tre settimane prima ero a lezione d’italiano e l’insegnante mi ha fatto ascoltare Toto Cutugno per capire la melodia italiana.

In Canada giravi anche con una cassa che sparava canzoni italiane ad alto volume...

Ho anche una playlist di musica italiana, perché mi piacciono le canzoni italiane, mi piace l’Italia in generale: la Ferrari, le persone, il cibo, tutto. Ho anche imparato a gesticolare. Di ritorno dal Canada, siccome non abbiamo avuto la possibilità di festeggiare, ho cantato in aereo e ci siamo divertiti nel viaggio di ritorno, anche con due o tre birre. È importante godersi i festeggiamenti: in passato è successo spesso che non mi godessi le vittorie pensando sempre alla gara successiva, ora per è più importante godersi il momento. Sono anche più vecchio, certe cose le apprezzi di più.

Ci racconti quel team radio "a casa loro", in occasione di Silverstone?

A Silverstone, Mercedes va sempre veloce e vince quasi sempre, è quasi impossibile vincere per tutti gli altri. Quest’anno, quando abbiamo vinto noi, mi è venuto spontaneo dire che avevamo vinto "a casa loro". Quando vinci spesso su un circuito, questa pista diventa casa tua.

Quindi a Monza dirai "a casa nostra"? Com’è il tuo rapporto con Monza?

Spero di poterlo dire a fine gara. Monza è casa nostra, ma non ancora casa mia. Se non sei in rosso, qui i tifosi fischiano, è normale. Quando ho vinto la prima volta con un motore Ferrari sulla Toro Rosso è stato fantastico e i tifosi erano contenti, in qualche modo. Dopo, quando ho vinto in Red Bull con motore Renault, sono stato fischiato. Gli ultimi anni, da quando sono in Ferrari, ho vissuto emozioni incredibili qui. Ho tanta voglia di vincere, in rosso, a casa nostra. È un sogno.

Come ti sei sentito a vincere il tuo primo GP a 21 anni?

Essere il più giovane a vincere non conta molto per me, è solo importante vincere. Sono stato pronto da subito, questo sì.

Al 4° anno in Ferrari, pensi che i tifosi vivano con apprensione la mancanza del titolo?

È normale: a me piace un sacco guidare, ancora di più guidare una Ferrari. È normale che i tifosi siano delusi da gare negative, ma lo sono anche io. L'importante è essere consapevoli di guidare per se stessi, per la propria squadra e per le persone che lavorano per te. Io guido anche per i tifosi della Ferrari. Non so se vincere per la Ferrari sia meglio che vincere per la Red Bull, ma lo voglio scoprire.

Quanti punti pensi di aver lasciato per strada quest'anno?

Non ci penso, perché la stagione non è finita e quindi guardo avanti.

Nel 2008 Riccardo Patrese, dopo la tua prima vittoria, ci disse: "Oggi ha vinto il migliore". Oggi tu pensi di essere il migliore?

A volte sì, a volte no. Penso che non sia possibile essere sempre il migliore. Se vedi Michael Schumacher, capisci che è possibile essere il migliore quasi sempre. È ovviamente difficile, ma non impossibile. Io sono contento quando so di avere dato il massimo e sono più contento quando vinco, ma so che non si possono vincere tutte le gare. Quando un pilota vince una gara, lui è il migliore in quella giornata. Per me, l'importante è essere il migliore a fine stagione e avere più punti degli altri.

Pensi di chiudere la carriera in Ferrari?

Se sono abbastanza veloce, perché no? Adesso, però, è importante la prossima gara. La risposta è che non lo so: sarebbe bello, ma non penso mai troppo in là nel tempo. Adesso conta solo Monza.