La morte di Hubert è un richiamo forte alla legge dei motori. La passione ha un prezzo, ma migliora la sicurezza di tutti noi, che siamo divisi tra chi capisce e chi non capisce. Pare brutto, ma ora i piloti avranno fretta di dimenticare
IL TOCCANTE MINUTO DI SILENZIO. VIDEO
Non pensare alla morte genera l’illusione di tenerla lontana. Altrimenti non si corre più, non si vince più, non si vive più per davvero, non si gioca. Nei motori non è come nel calcio, nel tennis, nel basket. Macché. La legge è più dura; sono (non sempre) più alti i compensi, i costi e in qualche caso il saldo finale. Chi corre con un motore sotto mette la morte in una stanza segreta della propria coscienza come fatto plausibile.
L'inconscio poi ci fa i conti ed è ciò che rende naturale e fondamentale l’evoluzione del pilota. Più evolve più controlla; più controlla più allontana il rischio. Poi, quando l’ostacolo è un avversario piantato di traverso mentre sei a duecentocinquanta all’ora, allora non c’è cellula che tenga, non c’è casco che tenga. E’ finita e lo sai, l’hai sempre saputo.
Il sollievo sarà minimo, ma un senso c’è: nelle auto come nelle moto, quella dell’investimento di chi segue è rimasta l’unica e forse l’ultima vera dinamica che ha dentro l’imparabile e l’imponderabile. Tutto il resto, tutti i favolosi passi avanti fatti nel verso della sicurezza, che rendono i piloti morti un numero esiguo rispetto alle gare che si corrono e rendono noi più sicuri nelle nostre macchine di tutti i giorni, lo dobbiamo a chi come Hubert ha perso la vita inducendo regole e tecnologia a fare meglio. Se le corse continunano a sembrarvi una cosa stupida è normale. Siamo geneticamente divisi tra chi capisce e ha messo in conto e chi non capisce e non accetta.
La morte di Hubert genererà polemiche? E’ probabile, ma non cambierà nulla. Lui rifarebbe tutto ugualmente, i piloti continueranno ad essere piloti e si affretteranno a rimuovere quanto prima quello che è successo. La rimozione è una difesa della pura passione dagli assalti del puro raziocinio. Ma la passione per i motori è un oggetto delicato, specie quando si tratta di passarla ai figli. Di questo teniamo conto, perché è lì che servono coraggio e raziocinio insieme. Per il resto serve solo che chi guarda abbia rispetto per chi corre. Sempre. I motivi sono, un’altra volta, tragicamente e teneramente evidenti.