Formula 1, GP Italia. La maturità di Charles Leclcerc, il predestinato

Formula 1

Carlo Vanzini

A Monza il pilota monegasco ha dimostrato una maturità da veterano, andando a conquistare un'altra vittoria dopo quella di Spa. Un animale da agonismo con il vulcano dentro: Leclerc ha fame di successi e vuole fare la storia della Formula 1

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Il predestinato, Charles Leclerc, lo chiamiamo così, da tempo, da quando si è affacciato diciottenne sul palcoscenico che conta, quello di un week end di F1. Con la GP3 prima, con la F2 poi, due campionati a contorno del piatto forte che lui ha reso decisamente interessanti, vincendoli entrambi al primo colpo a suon di record, pole e vittorie. Sapevamo che non era un azzardo il suo passaggio in Ferrari, dopo solo un anno di F1, adesso si sta convincendo anche chi avrebbe rinnovato un altro anno a Raikkonen. Ha sempre rappresentato il nuovo, la scintilla, l’emozione in un anno rosso opaco. Intenso, invece, in Belgio e Monza con un gran lavoro della squadra, da non dimenticare, ma lui ci ha messo tanto del suo, anche nel suo animale egoismo, tipico di uno sportivo affamato. DNA da cannibale. Non dimentichiamo quando Vettel non rispettò gli ordini di scuderia con la Red Bull in Malesia ad esempio. Arrivare così giovane in Ferrari non è da tutti, diventare il più giovane vincitore di un gran premio alla guida della Ferrari, battendo il record di Ikcs, datato 1968,  è speciale. Ha commesso errori, ne farà altri, è solo alla sua seconda stagione di F1, contro le cinque del suo coetaneo Verstappen, ma lo dicevamo prima e lo diremo poi, tutto gli si può perdonare a uno così, più maturo dei sui quasi 22 anni

È passato per la morte di Jules Bianchi, l’amico che lo ha aiutato a entrare nel mondo che conta, e la scomparsa del papà. Situazioni che lo hanno costretto a crescere in fretta e a raggiungere la maturità di un veterano, mantenendo l’esuberanza giusta del ragazzino. È un vulcano dentro, ma se lo guardi non lo diresti. La Ferrari Driver Academy, con Massimo Rivola, ha creduto in lui facendolo guidare e studiare, trasformandolo nell’aspirapolvere che è, capace di risucchiare tutto dai dati e dal compagno di squadra. È questa una delle sue doti più grandi, migliorarsi ogni giorno, grazie agli insegnamenti di Mattia Binotto e ingegneri, ma anche grazie al lavoro di chi, Andrea Ferrari, il suo preparatore atletico, gli sta sempre vicino, come un fratello maggiore che lo tranquillizza nel suo essere vulcano. Anche di questo ha bisogno un campione per essere completo, per essere un predestinato.