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F1, Grosjean: "L'incidente mi ha cambiato, non sono più lo stesso"

Formula 1

Grosjean ha lasciato l'ospedale dove si stava riprendendo dalle ustioni subite durante il suo terribile incidente al via del GP del Bahrain: "Ho visto la morte da vicino, impossibile non essere cambiato. Ora la priorità è prendermi cura delle mani per cercare di correre ad Abu Dhabi. Ho bisogno di tornare in macchina per sapere cosa sono capace di fare, se voglio ancora farlo, se la passione c'è ancora e se non ho paura"

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Poche dopo aver lasciato l'ospedale militare del Bahrain dove è stato ricoverato domenica, in seguito allo spaventoso incidente nel GP del Bahrain, Romain Grosjean all'Afp rivela: "Fisicamente sto bene, ma ho visto la morte troppo da vicino. Non si può viverla ed essere la stessa persona. La mano sinistra è abbastanza danneggiata, la destra invece va meglio. Poi c'è una distorsione alla caviglia sinistra e il ginocchio sinistro è gonfio, ma non è una grande preoccupazione. Il dolore è molto sopportabile, sono sotto antidolorifici. Ora la priorità è prendermi cura delle mani per cercare di essere al via del GP di Abu Dhabi, ma anche per i 50 o 55 anni che mi rimangono".

"Ho visto la morte da vicino, troppo vicino"

"L'impatto non è il più violento che abbia mai conosciuto nella mia carriera, anche se le g lo indicano, perché la decelerazione è stata di 53 volte il peso del mio corpo. Mi slaccio subito la cintura di sicurezza, provo a uscire dall'auto ma mi sento bloccato e decido di aspettare. vedi però subito il fuoco e penso a Niki Lauda. 'Non posso finire così, non ora', mi dico. Provo ad uscire di nuovo, non funziona, mi siedo e vedo la morte, non da vicino, ma da troppo vicino. È una sensazione che non auguro a nessuno".

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"Ho bisogno di tornare in macchina"

"Mi chiedo dove comincerò a bruciare, se avrebbe fatto male. Mi  dico che non posso lasciare i miei figli e lì trovo la risorsa per tirarmi fuori fuori dall'abitacolo. Quando esco sento un gran sollievo, vivrò. Ora seguo le indicazioni dei medici per riprendermi il più rapidamente possibile. Non ho incubi, pensieri, lampi o paura, ma questo non significa che non arriverà ed è per questo che continuo a lavorare anche con un psicologo dello sport. Ho detto alla mia famiglia che ho anche bisogno di tornare in macchina per sapere cosa sono capace di fare, se voglio ancora farlo, se la passione c'è ancora e se non ho paura".

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