Formula 1, Hamilton a Sky: "Sta a me stabilire limiti e confini della mia vita"

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Il campione della Mercedes a Sky: "So di non poter fare il matto fino a tarda notte, ma sta a me stabilire i confini, quanto in là posso spingermi. Persino Lauda mi disse una volta: ‘Non puoi fare così’, eppure bisogna uscire dagli schemi". Sul tema dell'inclusiones: "Alcuni non credono che la diversità sia un tema. Anche i precedenti leader della F1 non lo credevano e questo a cascata si sentiva anche ai livelli più bassi"

GP IMOLA, LIBERE 3 E QUALIFICHE

Campione dentro e fuori dalla pista. Lewis Hamilton fa parlare di sé non solo per il suo talento. È un personaggio seguitissimo anche lontano dai circuiti, uno degli sportivi più richiesti dai fan. Sui social e non solo: è sempre tra gli invitati ad eventi d’eccezione come le sfilate di alta moda. È questa la capacità principale di Lewis (a parte quella al volante), saper andare oltre la Formula 1, diventando un’icona pop a 360 gradi. Ed è proprio da qui che inizia l’intervista realizzata da Sky al campione della Mercedes, nella settimana che porta al GP di Imola (tutto in diretta su Sky Sport F1): “Non è facile seguire tutti i miei interessi. La gente cerca di farlo sembrare semplice, ma per me non lo è affatto. Ho una grande squadra con me e credo di avere più impegni di qualsiasi altro pilota. Trovare il giusto equilibrio è la cosa più difficile, perché non è mai bello quando la gente dice: ‘Hai corso male, perché eri distratto da tutte quelle altre cose’. È un modo molto facile che hanno gli altri per attaccarti, ma nella mia carriera ho superato diverse situazioni del genere. Per esempio quando ero a New York ad una sfilata, per poi volare subito in circuito. Persino Niki Lauda mi disse: ‘Non puoi fare così’, ma poi ho fatto quel giro in qualifica, rompendo gli schemi, e tutti hanno detto: ‘Ah, allora puoi farlo!’. Questo è il punto: bisogna uscire dagli schemi. Non potrei fare tutte quelle cose se non fossi un pilota da corsa. Sta a me stabilire i limiti, i confini, quanto in là posso spingermi. So di non poter fare il matto fino a tarda notte, andare alle feste e quant’altro… Poco a poco sono diventato più forte, quando avevo spazio ho iniziato a fare più cose interessanti. Ma quando iniziava a essere troppo, potevo delegare al mio team. Questa è stata la mia strategia”.

"La F1 rifletterà di più il mondo esterno"

Hamilton non è soltanto un personaggio glamour. È uno sportivo impegnato attivamente nel sociale, anche attraverso la sua fondazione: “Con la mia fondazione voglio vedere un vero cambiamento. La mia esperienza lavorando in Formula 1 dice che tante organizzazioni, spesso a scopo di lucro, si danno un tono dicendo: ‘Anche noi ricicliamo, anche noi siamo sostenibili’. Ma alla fine interessa loro davvero? Tuttavia adesso la gente parla di questi temi, come l’inclusione e la diversità, quindi stanno diventando sempre più prioritari. All’improvviso tutti i brand e le aziende hanno iniziato a mostrare che nel presentare i marchi e i testimonial c’è maggiore diversità. Adesso lo fanno tutti, è talmente visibile! E perché non l’avete fatto prima? In Formula 1 ci sono migliaia di persone e alcuni ancora non credono che la diversità sia un tema. Anche i precedenti leader della Formula 1 non lo credevano e questo a cascata si sentiva anche ai livelli più bassi. Ma per fortuna adesso ci sono persone con un’altra mentalità. Credo che la F1 rifletterà di più il mondo esterno e potrà essere veicolo di un messaggio positivo, molto di più di quanto sia stato in passato. Se un giorno dovessi avere dei figli, cosa che succederà di sicuro dopo la fine della mia carriera, più che ricordarmi come un buon pilota spero mi vedano come qualcuno che ha fatto qualcosa di buono per un bene superiore”.

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