GP di Spa, analisi di una giornata buia per la Formula 1

GP DI SPA

Michele Merlino

Difficile dare un senso alla giornata di domenica 29 agosto a Spa, dove è andato in scena il GP più corto della storia della Formula 1. Diverse le scelte discutibili della direzione di gara: ecco un'analisi di ciò che è accaduto

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Scomodiamo la simpatica Bridget Jones per sdrammatizzare un giorno buio per la Formula 1. È difficile dare un senso alla giornata di domenica 29 agosto a Spa. E parliamo di giornata, perché non si può definire "Gran Premio" una sfilata di monoposto a velocità controllata, che a sua volta non si può definire "gara", visto che i piloti non sono mai stati in competizione tra loro. È ovviamente un caso unico (e si spera che resti tale…) che va a scomodare tutti i record più incredibili dei 1046 GP corsi in precedenza. Innanzitutto la distanza: nel tira e molla di giri effettuati, interruzioni, annunci di ripartenze, la direzione gara perde la bussola, stiracchiando i regolamenti per ottenere un ordine d’arrivo. Il minimo di giri richiesti per assegnare metà punti è due, bene, ma ecco il primo pasticcio: ne vengono effettuati 3 (ne ha percorsi di più la medical car ieri…), di cui l’ultimo con arrivo nei box. La classifica, in caso di interruzione, deve essere presa due giri prima, quindi al termine del primo giro. E qui arriva il secondo pasticcio: il primo giro in molti tracciati non è un giro completo, perché la pole position è in posizione più avanzata rispetto alla linea d’arrivo (tecnicamente si chiama "start line offset" e in Belgio è di 124 metri), quindi il poleman (ed altri dietro a lui) percorrono una distanza inferiore. Infatti la classifica di gara riporta come distanza 6,88 km e non 7,004. Quindi un giro, che in realtà non è un giro. Aiuto. Ribadendo che il primo giro non è un giro completo, e che viene percorso partendo da fermi, il giro più veloce in gara non può essere determinato, quindi, per la prima volta nella storia, la Formula 1 non assegna il giro più veloce in gara.

Il GP più corto

Ci sono volute più di 3 ore per percorrere tre giri, ma, come scritto qui sopra, la classifica viene stilata al giro 1, quindi il tempo di "gara" è di 3 minuti e 27 secondi. Batte ampiamente il record precedente, Australia 1991, con 24 minuti e 34 secondi, 14 giri e 52,92 km percorsi. All'epoca tuttavia, si gareggiò veramente, mentre questo GP di Spa è l’unico in cui la Safety Car è sempre rimasta in pista. Con almeno due giri completati (anche se la classifica ne riporta uno, siamo alle solite…), la Formula 1 assegna metà punti per la sesta volta nella storia, la prima da Malesia 2009, quando la coincidenza di una forte pioggia e la volontà di correre nel tardo pomeriggio (per agevolare l'audience europea) costrinsero gli organizzatori a fermare la gara in anticipo, al calare delle tenebre.

I record della non-gara

Difficile dare valenza ai "record" in quella che è stata una non-gara. Verstappen vince il suo 16° GP in carriera, eguagliando Stirling Moss al 17° posto di tutti i tempi: sono gli unici due ad aver vinto così tante gare e non aver conquistato il titolo mondiale, anche se Max ci sta lavorando. Per Verstappen anche il 51° podio, gli stessi del due volte campione del mondo Mika Hakkinen. George Russell registra il suo primo podio: è il 215° pilota a podio nella storia della F1, e riporta la Williams nei primi 3 per la prima volta da Baku 2017. Un nuovo record anche per Hamilton: è il primo pilota con 10 podi a Spa, lascia Michael Schumacher a 9.

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