In Bahrain sarà il suo 200esimo GP. Dalle prime gare sui kart al tifo per l'Eintracht Francoforte. La famiglia, l'indifferenza per i social network, le curiosità, i sogni e le speranze del 30enne pilota della Ferrari. Horner, team principal della Red Bull: "Si presentò da noi dicendo 'posso fare un giro?'"
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Quattro Mondiali vinti alla Red Bull, il passaggio alla Ferrari e un'eredità pesante da provare a trasformare in un nuovo ciclo di successi: Sebastian Vettel e il mito di Michael Schumacher, un'accoppiata e un'analogia che nella testa dei tifosi della Rossa alimenta sogni e speranze di tornare a vincere il più presto possibile. Ma chi è davvero Sebastian? Di lui sappiamo molto, certo, ma vale la pena ripercorrere la sua carriera per cercare di capire qualcosa di più della vita del 30enne pilota tedesco di Heppenheim.
La famiglia
Papà Norbert, carpentiere, fidanzata Hanna Prater, dai tempi della scuola, vive in Svizzera nel cantone di Thurgau. Ha un fratello più giovane, Fabian e due sorelle più grandi, Melanie e Stefanie. Molto riservato sulla sua vita privata: si è saputo che la fidanzata Hanna era incinta solo all’ottavo mese di gravidanza (dicembre 2013), diventa padre il 12 gennaio 2014.
Poco social
Ad oggi non ha un profilo Facebook, Twitter o Instagram. Se Kimi Raikkonen, suo compagno di squadra alla Ferrari, ha rotto il ghiaccio con Instagram, Seb non sembra proprio intenzionato a fare questo passo. Non ama particolarmente giocare a calcio ma è tifoso dell'Eintracht Francoforte, squadra dove gioca Kevin Prince Boateng.
Le prime accelerate
Iniziò a correre nel 1995 a Kerpen, nel kartodromo di Schumacher e con lo stesso maestro: Gherard Noack. Guidava già un piccolo kart - a tre anni e mezzo - nel cortile di casa, ma siccome lo spazio era ristretto, suo padre bagnava il cortile in certi punti così lui poteva girare derapando. Campione F.BMW 2004 con 18 vittorie su 20 gare (14 di fil), rischiò l'amputazione di un dito in una gara a Spa nel 2006, quando fu colpito da dei detriti.
Voglia di vincere
Competitivo all'estremo fin da piccolo: nel 2004, alla gara di supporto del GP d'Europa, il suo compagno di team gli soffia la pole, lui non ci sta e fa un giro dopo aver preso la bandiera a scacchi, riceve una multa. Il suo compagno di team viene (di fatto) scaricato dal team. Anni difficili in F3 Euro nel 2005, quando perde contro Hamilton, e nel 2006 contro il compagno di team Paul Di Resta.
Dicono di lui....
Ricorda Christian Horner: "Nel 2005 Seb si sobbarcò un viaggio dalla Germania fino a Milton Keynes, si presentò senza avere un appuntamento e disse 'Salve, sono un membro del Red Bull Junior Team, posso dare un'occhiata in giro?'. All'epoca avevamo quasi una ventina di piloti nello Junior Team, lui fu l'unico a presentarsi. Fui molto impressionato. Nel 2005 provai a metterlo sotto contratto per il mio team di GP2, ma stava già cominciando un programma di test per la BMW.
In Formula 1
Primo assaggio di F1 in un weekend di gara in Turchia nel 2006, con la BMW Sauber: primo nella seconda sessione di libere. Esordio con la BMW Sauber a Indianapolis 2007 in sostituzione di Kubica, diventa il più giovane pilota a punti a 19 anni 11 mesi. In seguito la BMW lo lascia libero e passa in Toro Rosso. Pare che per finire la stagione con il team italiano abbia percepito 165.000 $.
Quel tamponamento nel 2007
Horner riguardo al tamponamento di Vettel a Webber al Fuji nel 2007: "ci è costato probabilmente la prima vittoria, ma quella Toro Rosso non sarebbe dovuta essere così competitiva, merito di Seb se era lì". Fu Vettel poi a dare alla Red Bull la prima vittoria (Cina 2009). Webber all'epoca disse all'emittente ITV: "sono bambini, giusto? Bambini con insufficiente esperienza. Fanno un buon lavoro e poi mandano tutto a puttane". Vettel viene punito per quel tamponamento, ma in seguito viene scagionato quando un video apparso su YouTube chiarisce che la responsabilità è di Hamilton, che rallenta in modo anomalo. Una settimana dopo Vettel finisce quarto nel GP di Cina partendo dal 17° posto.
"Crash kid"
L'inizio terribile del 2008: dopo quattro gare non ha ancora visto la bandiera a scacchi, ritirandosi tre volte nel primo giro per incidente. Tre incidenti nel 2009: fatali per la corsa al titolo (Australia, Malesia, Monaco). Tre grossi errori anche nel 2010 (Turchia, Ungheria, Belgio), sarebbero stati fatali se non fosse stato per il suicidio Ferrari ad Abu Dhabi. Dopo aver speronato Button a Spa 2010, Martin Whitmarsh lo definisce "Crash Kid", aggiungendo: "ecco cosa succede a dare le F.1 ai ragazzini". Invitato a scusarsi da Horner dopo il secondo titolo del 2011, Whitmarsh risponde con riserva: "Sebastian ha guidato in modo fantastico quest'anno una vettura disegnata molto bene da Adrian Newey. E' evidente che durante tutta la stagione ha guidato una vettura che avrebbe vinto facilmente il titolo".
I nomi delle sue macchine
E' solito dare un nome alla vettura, quella del 2010 si chiama "Luscious Liz" (2009 "Kate's dirty sister", 2008 "Julie"). Nel 2011 il nome scelto è "Kinky Kylie" ("ha un bel culo, è sinuosa ed è piacevole da guardare"). Nel 2012 “Abbey”, nel 2013 “Hungry Heidi”, nel 2014 "Suzie". Nel 2015, primo anno in Ferrari: “Eva”; 2016 “Margherita”; 2017 “Loria” (aggiunge: “magari poi ci aggiungiamo una “G”
I suoi miti e tra i banchi...
I suoi eroi di gioventù erano "i tre Michael": Michael Schumacher, Michael Jackson e Michael Jordan. Avrebbe voluto essere un cantante, ma ha ben presto scoperto di non avere una voce adatta. Tra i banchi un somaro: per sua stessa ammissione, Sebastian era "terribile" a scuola.
Nessun hobby e nel 2010...
Nel 2011 dichiara di non avere hobby costosi: ad esempio colleziona DVD e la sua vettura preferita è un furgone, il Volkswagen Bus (quello degli hippy anni '60): "perché il VW Bus? Perché puoi farci tutto quello che vuoi, puoi perfino attaccarci un freezer alla presa dell'accendisigari!". Alla gara di Abu Dhabi 2010 che gli ha dato il titolo, aveva fatto cucire sul sottocasco la scritta "Monza" come portafortuna.
Perfezionista e competitivo
Non è un hobby, ma forzando un po' la mano il suo essere un perfezionista va in questa direzione. "Anche se è in pole con 3-4 decimi, passa il sabato sera a studiare i dati per vedere dove può migliorare", ha detto di lui Horner. Ma non solo: "Vuole vincere in qualsiasi campo, sia che si parli di tennis o di una partita a backgammon con Ecclestone", ha aggiunto il team principal della Red Bull. In questo è simile a Senna, solo che il brasiliano quando perdeva diventava piuttosto iroso ed intrattabile.
Egoista, british e ironico
"Non mi piace il calcio, forse perché non sono molto bravo, ma anche perché sono egoista, devi esserlo in F1. Mi piace fare le cose a modo mio". Amante della cultura britannica: gli piacciono i Monty Python ed i Beatles. Ha anche imparato il codice gestuale dei bookmakers inglesi (tic-tac code), così, per curiosità. Humour: è molto bravo ad imitare l'accento di Nigel Mansell.
"Se la BMW avesse tenuto Vettel (invece di assoldare Heidfeld, NDR), chissà, forse sarebbero ancora in F1 La loro decisione non ha fatto altro che aiutarci a 'riprenderlo' nel giro della Red Bull. Lo abbiamo piazzato in Toro Rosso ed il resto è storia".
L'invidia di Heidfeld?
Nick Heidfeld: Nick afferma che all'epoca dei test del venerdì con la BMW Sauber, il talento di Vettel non era così cristallino e non si poteva prevedere il suo futuro pieno di successi: "A serbatoi vuoti, gomme e motori freschi (sottointendendo che lui non li poteva usare, ndr) faceva segnare buoni tempi, ma comparato con me e Robert era troppo lento. Fece un lavoro decente al venerdì, ma il potenziale non si intravedeva. La vettura poteva dare di più". Heidfeld non ha mai vinto un GP di Formula 1 in carriera.
Doppiatore e altre curiosità
Nella versione tedesca di Cars 2, il fortunato film animato della Disney Pixar, ha dato la voce a "Sebastian Schnell". Piange in Brasile 2009 (titolo perso), Abu Dhabi 2010 (titolo vinto), Italia 2011 (probabilmente per la scomparsa di una componente del team poco tempo prima). La Red Bull non gli permetteva, per contratto, attività pericolose. Non potè, ad esempio, provare la Moto2 di Stefan Bradl, quando quest’ultimo vinse il titolo. Unico a visitare la Pirelli prima del Mondiale 2011. Nel 2011 ha firmato per la Red Bull solo quando è stato certo che Newey avrebbe fatto parte del team. Nel 2011 comincia ad usare un casco nuovo dopo ogni vittoria. Dai tempi della F.BMW aggiunge uno smiley nel cockpit ad ogni vittoria. Con tutte le vittorie accumulate dal 2011 in poi, si trova ad aver usato una cinquantina di caschi diversi nei suoi primi cento GP. La pratica viene poi proibita dalla FIA. Al GP del Giappone 2011 rompe un'ala e ne fa recapitare una nuova a sue spese, per un costo di circa 150.000 Euro.
Dal 2010 al 2014
Vince il titolo dal 2010 al 2013: nel 2010 e 2012 lottando con Alonso fino all’ultimo (con una vettura nettamente superiore: Alonso in gioco solo grazie alla caparbietà ed a circostanze particolari/fortuite), domina nel 2011 e 2013. Dopo i quattro mondiali più o meno facili, il 2014 segna una battuta d’arresto significativa per Vettel: l’avvento delle nuove regole tecniche colpisce la Red Bull, il cui motorista è costretto a recuperare lo svantaggio e Vettel, con una vettura di secondo piano, viene eclissato dal neocompagno di team Ricciardo. La stagione di Vettel è un mezzo disastro: non conquista nessuna pole e vittoria, il che è già significativo se paragonato alle scorpacciate degli anni precedenti, ma quello che è peggio è che Ricciardo vince tre gare… partendo dietro a Sebastian. Ben presto Ricciardo è al centro dell’attenzione e Vettel coglie l’occasione per defilarsi da un team a cui non sembra più indispensabile: appena è chiaro che Alonso lascerà la Ferrari, il tedesco firma per il team di Maranello.
La Ferrari
Vettel si inserisce in grande stile alla Ferrari, diventando subito uomo-squadra. Il 2015 è un successo, compatibilmente con la supremazia Mercedes: vince grazie ai pasticci della casa tedesca in Malesia, quindi in Ungheria e, in circostanze misteriose (invasione di pista, inspiegabile calo prestazionale Mercedes) a Singapore. Nel corso di tutta la stagione è quasi sempre il primo dietro alle Mercedes, salvo imprevisti. Dopo la luna di miele del 2015, il brusco risveglio del 2016: la Ferrari torna praticamente quella del 2014 e non è mai in grado di giocarsi la vittoria, nemmeno nei casi in cui l’onnipotente Mercedes commette errori. La Red Bull infatti sta risorgendo grazie ai progressi Renault, e le Rosse sono invariabilmente dietro, soprattutto da metà stagione in poi. È emblematico che di questa annata di Vettel si ricordino di più gli anatemi, insulti e nervosismi via radio, che i festeggiamenti. Il tedesco più volte urla la sua frustrazione al muretto, in genere lamentandosi degli avversari, e queste parole pepate vengono invariabilmente trasmesse al pubblico. Ne esce l’immagine di un pilota scontento e pure senza il posto garantito, visto che i vertici Ferrari (Arrivabene) ad un certo punto dichiarano che “tutti devono sudarsi il posto".
Il Mondiale 2017
Il 2017 lo vede di nuovo protagonista per il titolo: vince tre delle prime sei gare ed arriva in Canada da leader del campionato. Dopo, praticamente, va tutto storto: Verstappen gli trancia un ala al via ed Hamilton vince facilmente; a Baku sbarella e prende a ruotate Lewis; in Austria insegue invano tutta la gara Bottas, a Silverstone è dietro ad Hamilton per tutta la gara, ma nel finale fora e finisce settimo. Rialza la testa in Ungheria (doppietta Ferrari), riprendendo fiato nel mondiale piloti; contiene in Belgio ed a Monza, dove perde però la testa del campionato. Commette un altro errore, fatale, a Singapore. Parte in seconda sul bagnato e, insidiato da Verstappen, lo chiude: dall’interno sta sopraggiungendo Raikkonen ed è carambola a tre: 25-0 per Hamilton, che era apparso in grave difficoltà (partiva 5°). Il titolo (28 punti di svantaggio), sembra già andato, ma la pietra tombale la mettono Sepang (guasto in Q1) e Suzuka (guasto in gara). A questo punto il mondiale per Hamilton (59 punti di vantaggio e 4 gare da disputare) è una formalità.