Formula 1, la storia del GP di Gran Bretagna sul circuito di Donington

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Andrea Sillitti

Rispetto al 2018, quando la Rossa raggiunse il top nell'era ibrida, le ambizioni della scuderia di Maranello sono senz'altro cambiate alla vigilia del GP in Gran Bretagna. Ma i passi in avanti di Leclerc e l'assenza delle odiate curve di Barcellona e Le Castellet fanno ben sperare: la Ferrari può puntare al colpaccio. Appuntamento con il GP domenica alle 15.10 in diretta su Sky Sport F1

GP SILVERSTONE, LA GARA LIVE

Un anno fa la Ferrari raggiunse probabilmente il suo apice nell'era ibrida. Sebastian Vettel riuscì a battere le Mercedes sul loro terreno: sul circuito di casa (il team fa base a Brackley, a due passi dalla pista), in cui avevano sempre vinto dal 2013, per di più con le gomme dal battistrada ribassato che nelle precedenti due gare in cui era stato usato aveva nettamente favorito Hamilton e Bottas. Insomma, un'impresa che alla vigilia sembrava impossibile, un po' meno dopo le qualifiche, con Vettel e Raikkonen capaci di inserirsi in seconda e terza posizione tra il poleman Hamilton e Bottas.

Brividi dall'inizio alla fine

Il momento chiave è la partenza: Hamilton scatta male e si fa infilare da Vettel e Bottas. Anche Raikkonen prova a passare ma tocca l'inglese, che si gira. 10 secondi di penalità a Kimi, mentre Lewis deve costruire la rimonta dal fondo. Vettel tiene il comando senza troppi problemi fino a 20 giri dalla fine, quando un botto violento di Ericsson fa entrare la Safety Car: la Ferrari sceglie di far rientrare Seb per mettere gomme più fresche, Bottas invece non vai ai box e prende la testa. Gli ultimi giri sono uno spettacolo: Raikkonen rimonta liberandosi delle Red Bull dopo un bel duello con Verstappen, Vettel si attacca a Bottas e a 5 giri dalla fine lo sorprende con un sorpasso fulmineo. Il finlandese va in crisi e nel finale si fa passare anche da Hamilton e Raikkonen che completano il podio.

A casa loro

Vettel esulta urlando in radio "a casa loro!". Il successo a Silverstone in effetti è un segnale forte: non solo permette al tedesco di allungare in classifica su Hamilton ma è la conferma definitiva che la Ferrari nel 2018 se la può giocare con la Mercedes in tutte le condizioni. Anzi, dopo la prima parte del Mondiale la Rossa sembra addirittura superiore. Ma quello che pare l'inizio di un percorso trionfale in realtà diventa l'apice della grande illusione. Perché da quel momento la Ferrari crolla. Da casa loro si va a casa sua (di Vettel) e si ribalta tutto: a Hockenheim, in un weekend segnato dalla scomparsa di Marchionne, Vettel parte in pole, Hamilton invece, appiedato da un problema in qualifica, è indietro. Ma in gara arriva la pioggia e Seb sbatte, infrangendo improvvisamente il sogno suo e dei ferraristi. Da quel momento è come se si fosse spenta la luce: tra la seconda parte del Mondiale 2018 e la prima del 2019 la Rossa ha messo insieme solo due vittorie. La Mercedes ci ha messo del suo con gli upgrade alla fine della scorsa stagione e una macchina spaventosa per questa, ma alla Ferrari non ne è andata dritta una. Tra errori umani, problemi tecnici, decisioni dei giudici: almeno quattro potenziali vittorie sono state buttate al vento.

Meno ambizioni, Leclerc in più

Un anno dopo a Silverstone le prospettive della Rossa sono cambiate parecchio. L'obiettivo mondiale per il momento è accantonato, si pensa gara per gara. In alcuni tracciati la Ferrari si è dimostrata competitiva, in altri meno. Silverstone sembra una via di mezzo: non ha gli amati rettilinei di Bahrain, Canada e Austria, ma nemmeno le odiate curve medio-lente di Barcellona e Le Castellet. Potrebbe essere l'occasione giusta per verificare se gli aggiornamenti portati nelle ultime gare per migliorare il carico hanno effettivamente migliorato la SF90, oltre a misurare la crescita di Leclerc che nelle ultime due gare ha entusiasmato. La certezza è che le Mercedes, dopo il parziale flop dell'Austria, qui saranno di nuovo favorite. E batterle a casa loro per il secondo anno di fila sarebbe un exploit clamoroso, che ripagherebbe la Ferrari (almeno in parte) delle tante delusioni di questi ultimi mesi.