Dalla via Emilia al sogno Mondiale: auguri, Loris!
MotoGpE' il giorno dei festeggiamenti per Loris Capirossi, che compie 41 anni. Una vita sulle due ruote, sempre all'attacco, nella quale ha trovato il tempo per vincere due titoli nella 125 e uno nella 250
di Lucio Rizzica
Se nasci lungo la via Emilia, il minimo che può capitarti nella vita è che il cuore ti venga rapito dai motori. Che abbiano due o quattro ruote poco importa. Importante è metterci sopra le mani, sporcarti di grasso, montare e smontare dadi, infine schizzare via a tutta velocità, o quanto meno permettere a qualcuno di farlo grazie al tuo lavoro. Non tutti diventano campioni, ma quelli che ce la fanno sembrano predestinati. A quattro anni già montano in moto, a dodici piegano con le ginocchia a terra, a quindici sono vere e proprie piccole o grandi stelle del firmamento sportivo.
E’ un po' anche la parabola disegnata dalla vita alla carriera di Loris Capirossi, orecchio assoluto per il motore, eccellente preparatore, manico d'altri tempi che ha sfidato fino a ieri -saponetta a terra- giovani talenti e supposti fenomeni, sfilandone tanti e mettendosene alle spalle diversi. Soccombendo perché è fatale solo a quelli bravi quanto o un po' più di lui. A 14 anni è in Sport Production con una Honda, poi passa da una Yamaha a un'Aprilia, senza snobbare Ducati e Suzuki giusto per non farsi mancare nulla del meglio che c'è: due volte campione del mondo 125, una volta numero uno nelle 250 e per 328 gran premi sempre lì a lottare ruota a ruota, dalla griglia al traguardo. Sfidando l'età, i regolamenti, le evoluzioni e pure le difficoltà ad avere spesso quattro tempi competitive da far volare nel vento. Difficile ricordare quante volte sia caduto, Capirex. Tante. Facile ricordare quante volte sia tornato in sella più cattivo di prima: sempre. Un eroe dei cavalli di ferro, di quelli tanto cari al dottor Claudio Costa. Cavalieri moderni con armature colorate che impavidi accarezzano l'asfalto e accettano la buona e la cattiva sorte con il sorriso di chi è felice di fare ciò che fa e il desiderio di poter continuare il più a lungo possibile. Fino a quando non arriva quel giorno che tutti cercano di sfuggire, ma che si nasconde inesorabilmente fra le pieghe della carta d'identità.
4 aprile 2014, Loris Capirossi festeggia i suoi 41 anni e la moto è ferma sul cavalletto. Festeggia da opinionista e commentatore di Sky, seduto dall'altra parte della strada, fra quelli che guardano e raccontano le moto sfrecciare. Insomma, ancora fra i motori ma punto e a capo, anzi punto e a Capi. In pista molti amici, qualche volto nuovo, tanti assenti. Qualcuno più caro di altri come Marco Simoncelli, per ricordare il quale Loris ha corso a Valencia la sua ultima gara lasciando nei box lo storico numero 65 e mettendo in carena il numero 58, che era il numero del Sic. Perché se nasci lungo la via Emilia, il minimo che possa capitarti nella vita è che il cuore ti venga rapito dai motori. Ma quegli stessi motori lo renderanno infinitamente più grande e capace di amare. Uno sport, un rivale, un amico, la vita che ti rimane e quella di chi purtroppo non c'è più. Auguri Loris…
Se nasci lungo la via Emilia, il minimo che può capitarti nella vita è che il cuore ti venga rapito dai motori. Che abbiano due o quattro ruote poco importa. Importante è metterci sopra le mani, sporcarti di grasso, montare e smontare dadi, infine schizzare via a tutta velocità, o quanto meno permettere a qualcuno di farlo grazie al tuo lavoro. Non tutti diventano campioni, ma quelli che ce la fanno sembrano predestinati. A quattro anni già montano in moto, a dodici piegano con le ginocchia a terra, a quindici sono vere e proprie piccole o grandi stelle del firmamento sportivo.
E’ un po' anche la parabola disegnata dalla vita alla carriera di Loris Capirossi, orecchio assoluto per il motore, eccellente preparatore, manico d'altri tempi che ha sfidato fino a ieri -saponetta a terra- giovani talenti e supposti fenomeni, sfilandone tanti e mettendosene alle spalle diversi. Soccombendo perché è fatale solo a quelli bravi quanto o un po' più di lui. A 14 anni è in Sport Production con una Honda, poi passa da una Yamaha a un'Aprilia, senza snobbare Ducati e Suzuki giusto per non farsi mancare nulla del meglio che c'è: due volte campione del mondo 125, una volta numero uno nelle 250 e per 328 gran premi sempre lì a lottare ruota a ruota, dalla griglia al traguardo. Sfidando l'età, i regolamenti, le evoluzioni e pure le difficoltà ad avere spesso quattro tempi competitive da far volare nel vento. Difficile ricordare quante volte sia caduto, Capirex. Tante. Facile ricordare quante volte sia tornato in sella più cattivo di prima: sempre. Un eroe dei cavalli di ferro, di quelli tanto cari al dottor Claudio Costa. Cavalieri moderni con armature colorate che impavidi accarezzano l'asfalto e accettano la buona e la cattiva sorte con il sorriso di chi è felice di fare ciò che fa e il desiderio di poter continuare il più a lungo possibile. Fino a quando non arriva quel giorno che tutti cercano di sfuggire, ma che si nasconde inesorabilmente fra le pieghe della carta d'identità.
4 aprile 2014, Loris Capirossi festeggia i suoi 41 anni e la moto è ferma sul cavalletto. Festeggia da opinionista e commentatore di Sky, seduto dall'altra parte della strada, fra quelli che guardano e raccontano le moto sfrecciare. Insomma, ancora fra i motori ma punto e a capo, anzi punto e a Capi. In pista molti amici, qualche volto nuovo, tanti assenti. Qualcuno più caro di altri come Marco Simoncelli, per ricordare il quale Loris ha corso a Valencia la sua ultima gara lasciando nei box lo storico numero 65 e mettendo in carena il numero 58, che era il numero del Sic. Perché se nasci lungo la via Emilia, il minimo che possa capitarti nella vita è che il cuore ti venga rapito dai motori. Ma quegli stessi motori lo renderanno infinitamente più grande e capace di amare. Uno sport, un rivale, un amico, la vita che ti rimane e quella di chi purtroppo non c'è più. Auguri Loris…