Marquez, roba dell'altro mondo: identikit di un fenomeno

MotoGp
Marc Marquez è nato a Cervera il 17 febbraio 1993 (Foto Getty)
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Dopo il Qatar, ha dominato in sella alla sua Honda anche del GP di Austin. Sfrontato, spettacolare, talentuoso e velocissimo: questo è il profilo del campione

di Lucio Rizzica

Quando ti ritrovi di fronte un fenomeno hai tre possibilità: alzare bandiera bianca, mettercela tutta, riuscire a batterlo. Tanti alzano bandiera bianca, molti fanno onestamente e vanamente tutto ciò che possono, alcuni riescono nell’impresa di riuscire a vincere. Quando  si riesce a vincere le possibilità che si presentano davanti all’autore dell’exploit diventano allora solo due: tornare nel gruppo o confermarsi. Ma se si realizza questa seconda condizione, allora vuol dire che un nuovo fenomeno è nato e toccherà a tutti gli altri fare i conti con lui. E' in poche righe la storia che sta scrivendo Marc Marquez, dominatore in sella alla sua Honda anche sul circuito di Austin. Non fosse bastato il successo sorprendente che lo ha condotto in vetta al mondo la scorsa stagione e l'avvio bruciante, che sa tanto di passaggio di testimone, contro un redivivo Valentino Rossi nel primo appuntamento del 2014, in Qatar.

L'identikit - Marquez è sfrontato, spettacolare, talentuoso e velocissimo. Dal 2002 non si vedeva in pista un pilota che segnava un due su due in apertura. Ma il doppio successo non è casuale: lo spagnolo ha messo ancora in fila tutti. Senza mai sbagliare, se non all’ultima curva dell’ultimo giro, per eccesso di confidenza, imbarcando come un novellino dopo aver messo un piede a terra. Ma davanti aveva l’orizzonte e dietro il vuoto. La concentrazione, si sa, a volte tradisce. Si è però ripreso subito. Vincendo passeggiando, o almeno dando l’impressione di farlo, senza sgomitare, rifilando al traguardo più di 4” a Pedrosa e oltre 20” a un cattivissimo Dovizioso, con la sua Ducati il primo dei normali.

Il Dottore - Detto dell'italiano, che ha regolato in battaglia Bradl e Smith, c’è poco altro da rilevare: il sesto posto di Pol Espargaro davanti ad Andrea Iannone, l’ottavo di Valentino Rossi, partito nono e molto male e costretto a cedere il passo perché visibilmente tecnicamente inferiore agli avversari, tradito da un consumo anomalo allo pneumatico anteriore.

Le cadute - Tristi le cadute di Redding e Crutchlow (slogatura del mignolo destro). Ancora più triste la falsa partenza dio Lorenzo che, partito anticipando lo start, ha compromesso la gara con un ride through dopo il quale non è riuscito ad andare più in là del decimo posto, dietro Aleix Espargaro e davanti a Nicky Hayden. Tristissima l'ultima gara di Colin Edwards sul circuito di casa. Il texano, che ha annunciato già il suo prossimo ritiro, si è ritirato. In buona compagnia, come lui Bautista. Prossimo appuntamento il 27 aprile in Argentina, Termas di Rio Hondo