GP d'Argentina, dove eravamo rimasti...
MotoGpIl paese sudamericano torna a ospitare una gara del Motomondiale dopo 15 anni. Nell'ultima edizione, datata 1999, ricordi agrodolci per i colori azzurri. Tra titoli persi e addii, ecco come andò
di Roberto Brambilla
Era tutto diverso. Le classi (esistevano le “vecchie” 125, 250 e 500), il circuito (si correva all'"Oscar Galvez" di Buenos Aires), la collocazione nel calendario del campionato (si gareggiava a fine ottobre) e tutti i protagonisti, tranne uno, Valentino Rossi. Nel 1999, 15 anni fa, si svolgeva l'ultimo Gran Premio di Argentina, prima di quello del prossimo week end nell'autodromo di Termas de Rio Hondo. Una gara che concluse quella stagione del Motomondiale, con verdetti e addii eccellenti, la storia di quel GP.
125, una delusione da Macho – Sul circuito di Buenos Aires il 31 ottobre rimaneva un solo titolo piloti da assegnare, quello dell'”ottavo di litro”. In lizza le Honda dell'azzurro Marco Melandri e dello spagnolo Emilio Alzamora, quest'ultimo in vantaggio di 6 punti su Macho, autore di una seconda parte di stagione in piena rimonta (4 vittorie su 7 gare). E il GP d'Argentina, dopo la pole di Masao Azuma, fu uno show del romagnolo. Senza lieto fine.
Melandri "scappò" alla partenza e si mise al comando della gara con Alzamora che curva dopo curva riuscì a risalire con una condotta intelligente dal quinto posto al secondo, dopo qualche difficoltà nella prima parte di corsa. E i due insieme a Locatelli, a contatto nell'ultimo giro, diedero vita a un “duello” ai limiti della correttezza che vide prevalere Melandri. Vittoria in gara per Macho ma titolo mondiale allo spagnolo, secondo sotto la bandiera a scacchi, per un punto (227 a 226) , iridato senza aver vinto un GP nella stagione.
250, Aprilia Mondiale – Nella categoria “di mezzo” il campione del mondo era già stato deciso una settimana prima in Brasile. Era Valentino Rossi con 9 successi in stagione (1 in meno del record del tandem Hailwood-Mang) e 2 secondi posti. Da decidere solo il titolo marche tra Aprilia e Honda. Con la casa di Noale che la spuntò con 11 punti di vantaggio su quella giapponese, grazie al terzo posto del "Dottore" (partito dalla pole), dietro al francese Olivier Jacque e alla Honda di Tohru Ukawa. Per Rossi fu l'ultima gara prima del passaggio in 500.
500, giornata di addii – Nella classe regina il GP d'Argentina non ha niente più niente da dire per i titoli. Pilota campione del mondo è lo spagnolo Alex Criville su Honda con la stessa scuderia nipponica con il titolo iridato già in tasca. Ma la gara offrì uno spettacolo per esteti della moto. Con il duello tra lo statunitense Kenny Roberts Jr e Max Biaggi. Alla fine vincerà lo statunitense (autore anche della pole), ma tutti si ricorderanno l'acrobazia del pilota romano a due giri dalla fine per evitare di finire per terra. Terza arriverà la Yamaha di Abe (l'idolo di Valentino Rossi), mentre settimo terminerà John Kocinski, 99 GP corsi tra 250 e 500 con un Mondiale nella cilindrata più piccola nel 1990. Per lui ultima gara in carriera. Insieme allo yankee si ritirerà anche Mick Doohan, già fermo dopo il grave infortunio nel GP di Spagna di maggio 1999.
Era tutto diverso. Le classi (esistevano le “vecchie” 125, 250 e 500), il circuito (si correva all'"Oscar Galvez" di Buenos Aires), la collocazione nel calendario del campionato (si gareggiava a fine ottobre) e tutti i protagonisti, tranne uno, Valentino Rossi. Nel 1999, 15 anni fa, si svolgeva l'ultimo Gran Premio di Argentina, prima di quello del prossimo week end nell'autodromo di Termas de Rio Hondo. Una gara che concluse quella stagione del Motomondiale, con verdetti e addii eccellenti, la storia di quel GP.
125, una delusione da Macho – Sul circuito di Buenos Aires il 31 ottobre rimaneva un solo titolo piloti da assegnare, quello dell'”ottavo di litro”. In lizza le Honda dell'azzurro Marco Melandri e dello spagnolo Emilio Alzamora, quest'ultimo in vantaggio di 6 punti su Macho, autore di una seconda parte di stagione in piena rimonta (4 vittorie su 7 gare). E il GP d'Argentina, dopo la pole di Masao Azuma, fu uno show del romagnolo. Senza lieto fine.
Melandri "scappò" alla partenza e si mise al comando della gara con Alzamora che curva dopo curva riuscì a risalire con una condotta intelligente dal quinto posto al secondo, dopo qualche difficoltà nella prima parte di corsa. E i due insieme a Locatelli, a contatto nell'ultimo giro, diedero vita a un “duello” ai limiti della correttezza che vide prevalere Melandri. Vittoria in gara per Macho ma titolo mondiale allo spagnolo, secondo sotto la bandiera a scacchi, per un punto (227 a 226) , iridato senza aver vinto un GP nella stagione.
250, Aprilia Mondiale – Nella categoria “di mezzo” il campione del mondo era già stato deciso una settimana prima in Brasile. Era Valentino Rossi con 9 successi in stagione (1 in meno del record del tandem Hailwood-Mang) e 2 secondi posti. Da decidere solo il titolo marche tra Aprilia e Honda. Con la casa di Noale che la spuntò con 11 punti di vantaggio su quella giapponese, grazie al terzo posto del "Dottore" (partito dalla pole), dietro al francese Olivier Jacque e alla Honda di Tohru Ukawa. Per Rossi fu l'ultima gara prima del passaggio in 500.
500, giornata di addii – Nella classe regina il GP d'Argentina non ha niente più niente da dire per i titoli. Pilota campione del mondo è lo spagnolo Alex Criville su Honda con la stessa scuderia nipponica con il titolo iridato già in tasca. Ma la gara offrì uno spettacolo per esteti della moto. Con il duello tra lo statunitense Kenny Roberts Jr e Max Biaggi. Alla fine vincerà lo statunitense (autore anche della pole), ma tutti si ricorderanno l'acrobazia del pilota romano a due giri dalla fine per evitare di finire per terra. Terza arriverà la Yamaha di Abe (l'idolo di Valentino Rossi), mentre settimo terminerà John Kocinski, 99 GP corsi tra 250 e 500 con un Mondiale nella cilindrata più piccola nel 1990. Per lui ultima gara in carriera. Insieme allo yankee si ritirerà anche Mick Doohan, già fermo dopo il grave infortunio nel GP di Spagna di maggio 1999.