Picaresco Marquez: cronaca di una vittoria annunciata
MotoGpL'ANALISI. Troppo forte, forse imbattibile. Guida sporco ma imprime ritmi forsennati, rischia e invita a rischiare, e quando esagera si ferma in tempo o rimedia con destrezza. Una serie infinita di pregi, ma anche un ottimo rapporto con la fortuna
di Lucio Rizzica
Oramai le abbiamo viste tutte. Marquez ha vinto la sua settima gara consecutiva stagionale, ha resistito alla tentazione di entrare in bagarre con Rossi troppo presto, ha risposto colpo su colpo agli attacchi di Pedrosa, ha tenuto la strada quando il connazionale lo ha toccato e si è giocato il secondo posto beneficiando Valentino dopo una rischiosissima sbandata, ha intraversato e piegato al limite per poi finire a festeggiare sotto un pubblico festoso e numeroso bardato con il suoi colori e con il numero 93 a dominare la scena in tribuna.
Marc, pregi e buona sorte - Oramai le abbiamo viste tutte, brividi o meno, il ragazzo è il più bravo, il più tenace, il più convinto, il più sfacciato, il più intraprendente, il più spettacolare, il più incosciente del circuito a due ruote. E fin qui anche la dea bendata pare aver dichiarato apertamente di tifare per lui. Le spazzolate sull'asfalto casalingo in attesa del flag-to-flag non chiamato, la pioggia malandrina che rinuncia a bagnare la pista e una bandiera gialla alla quale Marquez ha risposto cedendo nuovamente la posizione a Rossi, le staccate improbabili e al limite dell'impossibile hanno disegnato i contorni di una corsa affascinante, combattuta, estesa per una buona metà dei giri previsti anche a Lorenzo e Bradl, poi scivolati lontani.
"Non posso vincerle tutte io" - Marquez guida sporco ma imprime ritmi forsennati, rischia e invita a rischiare, e quando esagera si ferma sempre in tempo o rimedia con destrezza. Vederlo costruire le sue vittorie è un piacere per gli occhi e uno spot straordinario per il motociclismo. Alla vigilia del week-end lo spagnolo aveva mentito sapendo di mentire: "Non posso vincerle tutte io", aveva detto. Scaramanzia pura. Anche nella denuncia dei cordoli troppo alti al centro, di un po' di stanchezza, del timore nella crescita degli avversari, del principio nemico del calcolo delle probabilità.
Ma nei fatti... - Poi però ha vinto ancora lui. Settimo sigillo consecutivo e festa grande e sincera in attesa di porsi sulle tracce di altri record. Un trionfo non più in solitaria ma dopo una gara combattutissima che rende ancor più prezioso il suo lavoro e più convincente la sua qualità: a Barcellona a tratti è sembrato che Pedrosa ne avesse di più e che anche la sua Honda fosse un tantino migliore. Ma non è bastato.
I sogni s'avverano - Marquez ha così vergato un altro capitolo del meraviglioso libro della sua carriera. Non ha fatto in tempo a inserirlo nel volume presentato prima della corsa ("Marc Marquez, los sueños se cumplen", i sogni si avverano), ma c'è sempre tempo per una ristampa, per un allegato, per fascicolare altre avventure meravigliose da raccontare al giornalista spagnolo Emilio Peréz de Rozas e ai suoi fans. Perché di qui a fine stagione ci sarà da scrivere ancora tanto: "Penso solo a vincere ogni week-end perché non avrò vinto fino all'ultima gara…".
Tiki-taka - Uno così farebbe comodo in spogliatoio persino a Del Bosque: ma quale 'tiki-taka', quali ragnatele attendiste. Ora che la Spagna calcistica denuncia al mondiale la crisi del suo sistema temporeggiatore, serve forse qualcosa di nuovo: un qualcosa di aggressivo, assaltatore, provocatore. Una tattica stile Marquez, insomma. Fatta di traiettorie nuove e irridenti verso le leggi della fisica, imprevedibili e al limite della sana pazzia. Geniale e istintiva. Picaresca, pronta a battersi con armi al confine della slealtà se il mondo intorno lo richiede. Marquez ha due volti. E'un tipo zainetto in spalla, trolley alla mano e aria da studente in gita, almeno finchè calza il casco. Poi si trasforma ed entra in trance.
Semplicemente il migliore - Il resto lo fanno il talento, la tecnica e la leggerezza di chi sa di essere il migliore e ogni volta, prima che agli altri, ha la insopprimibile e prepotente esigenza di dimostrarlo innanzitutto a se stesso. Poiché 'la forza mentale non si può studiare a tavolino. Fa parte del carattere ma va allenata. Si deve restare sereni e non perdere mai la fiducia in se stessi, mettersi alla prova continuamente'. Lo diceva anni fa Valentino Rossi. Marc Marquez lo ha preso per davvero alla lettera…
Oramai le abbiamo viste tutte. Marquez ha vinto la sua settima gara consecutiva stagionale, ha resistito alla tentazione di entrare in bagarre con Rossi troppo presto, ha risposto colpo su colpo agli attacchi di Pedrosa, ha tenuto la strada quando il connazionale lo ha toccato e si è giocato il secondo posto beneficiando Valentino dopo una rischiosissima sbandata, ha intraversato e piegato al limite per poi finire a festeggiare sotto un pubblico festoso e numeroso bardato con il suoi colori e con il numero 93 a dominare la scena in tribuna.
Marc, pregi e buona sorte - Oramai le abbiamo viste tutte, brividi o meno, il ragazzo è il più bravo, il più tenace, il più convinto, il più sfacciato, il più intraprendente, il più spettacolare, il più incosciente del circuito a due ruote. E fin qui anche la dea bendata pare aver dichiarato apertamente di tifare per lui. Le spazzolate sull'asfalto casalingo in attesa del flag-to-flag non chiamato, la pioggia malandrina che rinuncia a bagnare la pista e una bandiera gialla alla quale Marquez ha risposto cedendo nuovamente la posizione a Rossi, le staccate improbabili e al limite dell'impossibile hanno disegnato i contorni di una corsa affascinante, combattuta, estesa per una buona metà dei giri previsti anche a Lorenzo e Bradl, poi scivolati lontani.
"Non posso vincerle tutte io" - Marquez guida sporco ma imprime ritmi forsennati, rischia e invita a rischiare, e quando esagera si ferma sempre in tempo o rimedia con destrezza. Vederlo costruire le sue vittorie è un piacere per gli occhi e uno spot straordinario per il motociclismo. Alla vigilia del week-end lo spagnolo aveva mentito sapendo di mentire: "Non posso vincerle tutte io", aveva detto. Scaramanzia pura. Anche nella denuncia dei cordoli troppo alti al centro, di un po' di stanchezza, del timore nella crescita degli avversari, del principio nemico del calcolo delle probabilità.
Ma nei fatti... - Poi però ha vinto ancora lui. Settimo sigillo consecutivo e festa grande e sincera in attesa di porsi sulle tracce di altri record. Un trionfo non più in solitaria ma dopo una gara combattutissima che rende ancor più prezioso il suo lavoro e più convincente la sua qualità: a Barcellona a tratti è sembrato che Pedrosa ne avesse di più e che anche la sua Honda fosse un tantino migliore. Ma non è bastato.
I sogni s'avverano - Marquez ha così vergato un altro capitolo del meraviglioso libro della sua carriera. Non ha fatto in tempo a inserirlo nel volume presentato prima della corsa ("Marc Marquez, los sueños se cumplen", i sogni si avverano), ma c'è sempre tempo per una ristampa, per un allegato, per fascicolare altre avventure meravigliose da raccontare al giornalista spagnolo Emilio Peréz de Rozas e ai suoi fans. Perché di qui a fine stagione ci sarà da scrivere ancora tanto: "Penso solo a vincere ogni week-end perché non avrò vinto fino all'ultima gara…".
Tiki-taka - Uno così farebbe comodo in spogliatoio persino a Del Bosque: ma quale 'tiki-taka', quali ragnatele attendiste. Ora che la Spagna calcistica denuncia al mondiale la crisi del suo sistema temporeggiatore, serve forse qualcosa di nuovo: un qualcosa di aggressivo, assaltatore, provocatore. Una tattica stile Marquez, insomma. Fatta di traiettorie nuove e irridenti verso le leggi della fisica, imprevedibili e al limite della sana pazzia. Geniale e istintiva. Picaresca, pronta a battersi con armi al confine della slealtà se il mondo intorno lo richiede. Marquez ha due volti. E'un tipo zainetto in spalla, trolley alla mano e aria da studente in gita, almeno finchè calza il casco. Poi si trasforma ed entra in trance.
Semplicemente il migliore - Il resto lo fanno il talento, la tecnica e la leggerezza di chi sa di essere il migliore e ogni volta, prima che agli altri, ha la insopprimibile e prepotente esigenza di dimostrarlo innanzitutto a se stesso. Poiché 'la forza mentale non si può studiare a tavolino. Fa parte del carattere ma va allenata. Si deve restare sereni e non perdere mai la fiducia in se stessi, mettersi alla prova continuamente'. Lo diceva anni fa Valentino Rossi. Marc Marquez lo ha preso per davvero alla lettera…