MotoGP nel segno del Sic: il ricordo oltre Sepang

MotoGp
Il ricordo di Simoncelli è ancora vivo in Malesia, tra i protagonisti del paddock e non solo (Foto Getty)
simoncelli_bis_getty

Tre anni fa l'incidente che gli costò la vita: non lontano dalla curva 11 accanto alla targa è stata piantata una palma, destinata a crescere rigogliosa ed esuberante. Proprio come lui. Uno dei più amati di sempre dentro e fuori dai box

di Lucio Rizzica

S.I.C. era e resta un banale acronimo. Sic invece era e resterà per sempre un ragazzo sfortunato. La cui parabola ascendente ha improvvisamente trovato il proprio punto critico sull'asfalto maledetto del Sepang International Circuit. Sic è caduto e non si è più rialzato ed è accaduto proprio al S.I.C., nel giorno in cui la morte ha deciso di farsi beffe di tutti. In barba alla sicurezza, alla casualità, alla sfortuna, alle omonimie e a spese di quel ragazzone pieno di vita e animato da sorrisi e ironia che aveva fatto innamorare tutti.

Un Valentino Rossi più alto e dinoccolato, tutto sangue romagnolo e Diobò. Nulla a che vedere con la blasfemia ma, al contrario, tanto da spartire con la voglia di vivere e di correre con i riccioloni biondi al vento. Che fosse alla 'Cava' col suo amico e ispiratore o su una pista di gara poco importa. Tanto sarebbe comunque finita a pane e salame con la fidanzata e la famiglia, con i compagni di sempre e pure qualche avversario.
Perché era impossibile volergli male, era difficile litigarci, era fuori da ogni logica pensare di potergli tenere il broncio o poterlo odiare una volta smontati da una motocicletta e dopo essersele suonate di santa ragione a colpi di sgasate e sbacchettate.

Campione europeo in 125 e campione del mondo in 250, Marco Simoncelli sembrava l’erede designato del Dottore. Per il comportamento in corsa e fuori. Scanzonato e dissacratore. Aggressivo ma leale. Pronto sempre a calare il colpo a sorpresa, come quando dichiarava tre tre, tre assi o una napoletana nelle infinite partite di tressette, sfidando a carte meccanici e giornalisti. Sono passati tre anni da quel malaugurato giorno. Nel suo ultimo video postato sul web il Sic salutava i suoi fans da Kuala Lumpur, seduto sul letto della sua stanza d’albergo. E annunciava al mondo la sua voglia di correre e tornare a vincere in Malesia. Purtroppo non andò così.

Non lontano dal guard rail di curva 11, che fu testimone del suo terribile incidente, è stata sostituita la targa commemorativa rovinata dal sole e dalle piogge ed è stata piantata una palma destinata a crescere rigogliosa, esuberante. Proprio come Marco. Che adesso riposa nei ricordi e nelle lacrime di quanti lo hanno amato e degnamente figura fra le leggende della Hall of Fame a due ruote. Un segno tangibile di quanto fossero riconosciuti ovunque il suo potenziale e il suo valore.
Anche se ci mancano tanto le emozioni che regalava e più ancora quelle che il destino gli ha impedito di continuare a regalarci. Ma a ripensarci, scostando dal cuore uno spesso velo di tristezza, è stato bello vederlo lottare e vincere. Già, è stato davvero bello lasciarsi entusiasmare. Diobò se è stato bello! Ciao Sic.